Altra auto elettrica, altra corsa. Quando un tiepido pomeriggio di maggio una Volkswagen ID.3 ha attraversato il cortile della nostra redazione, gentilmente concessa in prova dal quartier generale di Verona, un brivido di eccitazione ha scosso all’unisono buona parte del team. Dopotutto se una sfida elettrica chiama, è difficile tirarsi indietro e chi ha già seguito le nostre avventure sa che se con Estrima Birò siamo riusciti ad arrivare fino a Vigevano, con un’autovettura vera e propria saremmo stati capaci di fare ben peggio altro.
Con la mappa alla mano la nostra scelta di destinazione è ricaduta su Roma, ma siccome non esiste competizione senza obiettivi ambiziosi, con il loro corredo di ostacoli e imprevisti, per rendere il nostro itinerario ancora più stimolante abbiamo deciso di ricaricare la nostra auto utilizzando, udite udite, non la rete di colonnine pubbliche a pagamento dislocate su buona parte del territorio nazionale, ma una fonte di elettroni a costo zero.
No, non sto chiaramente parlando delle Schuko rubate alle casalinghe di mezzo Stivale e neanche dei supercharger Tesla, colonne portanti di un fitto ecosistema ad uso esclusivo dei clienti del marchio, ma delle infrastrutture collocate nei parcheggi di alcuni grandi centri commerciali, supermercati o altre attività ricettive. Iper, Decathlon, Tigros, Esselunga, Ikea, Eurospin e Lidl sono alcuni dei nomi di grandi aziende che offrono questo servizio in molti dei loro punti vendita, non tanto per incentivare la mobilità elettrica quanto per attirare clienti che, tra una pausa ricarica e l’altra, inforcano il carrello unendo l’utile all’utile.
Protagonista della nostra sfida elettrica è una Volkswagen ID.3 1st Plus da 150 kW (204 CV) con batteria da 58 kWh che accetta due modalità di ricarica: quella in corrente alternata AC (Modo 2 e Modo 3), con un connettore Tipo2, e quella in corrente continua DC (Modo 4) con standard CCS Combo2. Per una conoscenza più approfondita del modello, vi suggeriamo di affidarvi alla prova di Luigi di qualche mese fa.
I DIARI DELL’ELETTRICA
La nostra prima tappa è stata Bologna, stop and go facile a circa 200 chilometri dal punto di partenza, dove avevamo già intercettato alcune stazioni di rifornimento gratuite. Per non andare alla cieca, abbiamo infatti fatto una rapida selezione delle tappe di ricarica gratis puntando inizialmente su Lidl, che conta su una rete di punti vendita piuttosto capillare. A Bologna ne esistono sei, tutte in zone periferiche ma facilmente raggiungibili dall’autostrada, e in una di esse sono addirittura installate due colonnine fast multistandard che sono diventate la nostra ancora di salvezza. Peccato che, una volta arrivati a destinazione, abbiamo dovuto constatare con sommo rammarico che non erano funzionanti.
Dopo un cambio di rotta alla ricerca di un altro punto vendita, che come la maggior parte dei negozi Lidl ospita colonnine con doppia presa Tipo 2 che eroga fino a 22 kW in AC (in alcuni casi la potenza è limitata a 11 kW) e un pranzo al volo nell’attesa di raggiungere il “pieno”, abbiamo optato per un’azzardatissima tirata fino ad Orvieto, a circa 260 chilometri di distanza.
Cruise control impostato a 110 km/h per evitare cali rovinosi di autonomia (tra i 110 e i 130 km/h c’è un abisso in termini di consumi), 50 sfumature di verde Toscana, una colonna sonora discutibile (io e Francesco abbiamo gusti musicali inconciliabili) ma un comfort lodevole perché, bisogna dirlo, nella ID.3 si sta proprio comodi, soprattutto dietro. Dopo tre ore di viaggio e molte tacche di batteria in meno, scorgere in lontananza lo scintillio dell’insegna di Eurospin stagliata nel cielo plumbeo è stato puro godimento.
La potenza di carica delle colonnine presenti nel parcheggio del discount è la stessa dell’infrastruttura Lidl e per fortuna, al contrario di quanto successo nel capoluogo emiliano, nessun ostacolo si è frapposto tra noi e l’agognato rifornimento. Dopo un paio d’ore avevamo la batteria a un punto di carica accettabile per lo sprint finale verso la capitale.
A fine giornata, con circa 600 chilometri percorsi, oltre 10 ore di viaggio, due tappe ricarica (comprensive di vagabondaggi macina-autonomia vari), 140 kWh consumati e 78 kWh ricaricati, il percorso di andata della nostra sfida elettrica è finalmente giunto al termine. E mai come quella sera, quando via Salaria ci ha condotto in città in una luce crepuscolare dal volto mistico, abbiamo finalmente capito il significato del detto “Vedi Roma poi muori”. Letteralmente.
RITORNO
Non è certamente finita qui: da Roma, dopo un giorno di pausa e uno di lavoro, siamo anche ovviamente dovuti tornare. Non vi nego che fossi tentata di abbandonare i miei compagni di (dis)avventura e salire sul primo Frecciarossa direzione Milano-Centrale o di fare l’autostop appellandomi unicamente a macchine a benzina o al massimo diesel (sto scherzando).
Comprendetemi: durante le nostre “vacanze romane” ho sviluppato una rara forma di fobia dell’autonomia, per dirla all’inglese “range anxiety”, resa ancora meno sopportabile dall’aggravante della gratuità come requisito obbligatorio della nostra sfida. Senza una wall box o una presa domestica a cui attaccare l’auto in garage durante la notte (o anche solo la possibilità di “sgarrare” con le colonnine a pagamento), direi che sarebbe stato anomalo il contrario. Per fortuna, tra Ikea e altre Lidl, il soggiorno capitolino alla fine si è rivelato sostenibile anche dal punto di vista del caricamento energetico.
Tutto molto bello, ma c’è un però: se è vero che la nostra è stata una scelta azzardata, è altrettanto vero che viaggiare – anche per lunghi tragitti – con la propria vettura elettrica ricaricandola grazie alle classiche opzioni di rifornimento energetico proposte dai vari operatori del settore è fattibile e, in alcuni casi, anche molto comodo. Enel X, BeCharge, A2A, Ionity: i nomi sono molti, le colonnine che compongono la loro rete infrastrutturale ancora di più.
COLONNINE IN VIAGGIO
Rimane, tuttavia, il problema della penuria di colonnine elettriche lungo il tratto autostradale, che dovrebbe a stretto giro essere risolto grazie a un emendamento della Legge di Bilancio del 2021 che prevede l’installazione di una stazione di ricarica rapida ogni 50 chilometri in autostrada. E poi c’è il maxi piano di Autostrade per l’Italia, che si inserisce in questo contesto e che dovrebbe portare all’apertura di 67 punti di ricarica sulla rete autostradale (con 4 o 6 colonnine ciascuno) nelle aree di servizio con potenza fino a 350 kW (la prima stazione ha visto da poco la luce sulla Autostrada del Sole nel modenese e nell’area Flaminia Est a nord di Roma). Ciò significa che, ogni 90 chilometri circa, sarà possibile avere una ricarica ultraveloce in corrente continua in 15-20 minuti.
Un’altra osservazione è più che doverosa: nel corso della nostra Odissea elettrica ci siamo resi conto che la maggior parte delle colonnine rapide si trova in periferia o in zone industriali semi-deserte, distanti dai centri storici delle città. Questo fatto, oltre a scontentare i possessori di auto elettriche con poco tempo a disposizione, disincentiva il turismo da “ricarica” che noi per primi – se non avessimo dovuto appoggiarci alla rete gratuita – avremmo volentieri praticato, colmando il tempo d’attesa con un giro culturale o con attività alternative al mero shopping da grande magazzino.
Il cuore di una città come Roma dovrebbe disporre di molte più stazioni di rifornimento energetico rapido, per non parlare del centro di Firenze, in cui si trovano a fatica. Vi dirò di più: nel caso del capoluogo toscano, è anche difficile trovare quelle standard da 22 kW. La media, infatti, è da 3 kW, che significa spendere quasi 20 ore del proprio tempo ad aspettare l’auto che si ricarichi da 0 a 100%.
I COSTI
Come già ribadito, il rifornimento del nostro viaggio è stato completamente gratuito. Una cosa che, a giochi ultimati, un pizzico di orgoglio lo infonde. Ma se fosse stato a pagamento, quanto avremmo speso? Il tragitto Milano-Roma percorso da un’auto elettrica con autonomia fino a 385 km dovrebbe avere un costo compreso tra i 50 e i 120 euro. Certo, dipende dalla tipologia di veicolo utilizzato, dall’autonomia iniziale e dalle stazioni di ricarica. Per fare una stima, basta considerare un prezzo di 0,45-0,50 euro al kWh, moltiplicando il dato per il consumo energetico medio dell’auto.
Nel nostro caso, il consumo medio della Volkswagen ID.3 è stato di circa 20 kWh/km, con un costo di circa 57 euro sola andata (esclusi i caselli autostradali).
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