Dopo avere funzionato nello spazio a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, la stampa 3D diventa più ambiziosa e debutta nel campo dei lanciatori, annunciando una rivoluzione che promette di renderli più economici. E’ stato infatti stampato in 3D il primo componente di un razzo, una camera di combustione, nell’ambito della collaborazione tra il centro Marshall della Nasa e la Virgin Orbit. Ne dà notizia l’azienda in un tweet.
“E’ un segnale di come, grazie ai progressi fatti nel calcolo e alle nuove tecniche di manifattura, anche i veicoli spaziali più critici stiano diventando sempre più piccoli e meno costosi”, rileva la Virgin Orbit nel suo sito. “Il nostro obiettivo comune – ha proseguito l’azienda riferendosi all’accordo con la Nasa – è utilizzare la manifattura additiva per costruire camere di combustione composte da più metalli”.
As our aspirations for space grow more ambitious, so too must the ways we build our spacecraft! So we partnered with @NASA_Marshall to study how 3-D printing can be used to build next-gen rocket parts at a fraction of the cost and lead time. Read more: https://t.co/Rcu7Uz0nwT pic.twitter.com/IdVuB1sIEu
— Virgin Orbit (@Virgin_Orbit) 16 maggio 2019
Le camere di combustione sono componenti fondamentali dei motori dei lanciatori e fra le più complesse: è al loro interno che il propellente viene combinato e che, con l’accensione, vengono generate temperature e pressioni elevatissime. Il primo componente del genere stampato in 3D è nato grazie a un progetto della Nasa e alle macchine per la manifattura additiva della Virgin Orbit.