Mancano poche ore al primo di sei incontri ravvicinati tra Mercurio e la sonda BepiColombo, frutto della collaborazione tra l’Agenzia spaziale europea (Esa) e quella giapponese (Jaxa) con un importante contributo italiano. Stanotte la sonda passerà a 200 chilometri di distanza dal pianeta quando in Italia saranno le 1:34 del 2 ottobre, proprio il giorno del 101° anniversario della nascita del fisico e astronomo padovano Giuseppe Colombo che ha ispirato il nome della missione. Sebbene non tutti gli strumenti scientifici di bordo saranno operativi, c’è grande attesa per le prime immagini (che saranno rese pubbliche sabato mattina) e per i dati scientifici, che forniranno un primo assaggio della missione principale prevista per il 2025.
Attualmente BepiColombo si trova a oltre 100 milioni di chilometri dalla Terra e viaggia a una velocità di 54 chilometri al secondo rispetto al Sole: stanotte si avvicinerà a Mercurio sorvolando la faccia in ombra e per questo motivo le prime immagini potranno essere catturate soltanto cinque minuti dopo l’incontro ravvicinato, quando la sonda sarà già a mille chilometri di distanza. Entreranno in azione due delle tre telecamere di bordo, e continueranno a scattare per circa quattro ore. Gli esperti della missione si aspettano di poter immortalare grandi crateri da impatto sulla superficie del pianeta.
Il rendez-vous di stanotte è il quarto per BepiColombo: la sonda, lanciata il 20 ottobre 2018 dal Centro spaziale di Kourou nella Guyana francese, ha già effettuato un sorvolo della Terra (10 aprile 2020) e due sorvoli di Venere (20 ottobre 2020 e 10 agosto 2021). Questi incontri ravvicinati servono a modificare la traiettoria della sonda, facendole acquistare velocità sufficiente per la cattura finale da parte della gravità di Mercurio, prevista per la fine del 2025.
La sonda orbiterà intorno al pianeta per due anni, per mappare la sua superficie, capire la struttura interna, la composizione, l’origine del campo magnetico e la sua interazione con il vento solare. Di rilievo il ruolo dell’Italia che, grazie al supporto e gestione dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e la Sapienza Università di Roma, ha realizzato con l’industria nazionale 4 dei 16 strumenti ed esperimenti a bordo.