Non c’è stata in Sicilia, sulla cima del monte Mufara, la posa della prima pietra del telescopio destinato a inaugurare la rete degli osservatori europei per la sorveglianza degli asteroidi potenzialmente pericolosi perché a rischio d’impatto con la Terra. Il Tar della Sicilia ha imposto l’alt ai lavori in seguito alla protesta di alcune associazioni ambientaliste preoccupate per l’impatto ambientale in una zona protetta; per l’Agenzia Spaziale Europea il sito, a quota 1.865 metri e vicino al polo astronomico Gal Hassin di Isnello, è ideale per le condizioni di osservabilità del cielo; per l’Italia ospitare il telescopio è un’occasione da non perdere, come ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy con delega allo spazio, Adolfo Urso.
La decisione del Tar è attesa il 24 settembre e nel frattempo le associazioni ambientaliste che, con il loro ricorso hanno ottenuto lo stop ai lavori in via sospensiva,il 6 settembre hanno tenuto un presidio alle pendici del monte Mufara.
“Sul caso dell’osservatorio Fly Eye sul monte Mufara, documenteremo al Tar tutte le nostre buone ragioni, nella tutela dell’interesse nazionale e chiediamo che si esprima con celerità”, ha detto Urso, sottolineando il successo ottenuto dal governo italiano nel confermare il progetto in Sicilia, quando l’Esa aveva deciso di trasferirlo nelle Canarie. “Non possiamo perdere l’occasione di fare dell’Italia sempre più una potenza spaziale”, ha rilevato.
Il primo telescopio della rete Flyeye è cruciale per tutta l’Europa, come ha rilevato Rolf Densing, direttore delle operazioni e della sicurezza spaziale dell’Esa. Realizzarlo, ha aggiunto, è “un passo importante per le attività di difesa planetaria globale e una parte fondamentale del programma di sicurezza spaziale dell’Esa“.
La zona individuata per costruire il telescopio si trova nella zona A di tutela integrale del Parco delle Madonie e a preoccupare gli ambientalisti è proprio la scelta di questo sito, oltre all’assenza, sostengono, di alcuni pareri e autorizzazioni.
“Le scelte progettuali compiute nel corso dell’evoluzione del progetto sono state concentrate nel minimizzare l’impatto della infrastruttura sul territorio“, rileva Giampietro Marchiori, presidente e amministratore delegato di Eie Group, l’azienda incaricata della costruzione del telescopio. “Oltre ai vincoli normativi normalmente applicabili sono stati considerati tutti i vincoli derivati dalla specifica collocazione dell’opera, in modo da minimizzare l’impatto dell’opera stessa sia in fase di costruzione che in fase di utilizzo nel rispetto alla normativa vigente”, ha aggiunto.
“Per operare in queste direzioni abbiamo personalmente incontrato tutte le organizzazioni ambientaliste, abbiamo spiegato in dettaglio ogni singolo elemento che costituisce l’osservatorio. Queste organizzazioni – ha detto ancora Marchiori – conoscono specificatamente che non ci sono impatti su luminosità notturna, alterazione delle temperature, scarichi di liquidi o gas, effetti elettromagnetici e quant’altro Dal punto di vista volumetrico abbiamo operato combinando il minor scavo possibile rispetto alla minor altezza degli edifici e compresso completamente le stanze al minimo possibile”.
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