“L’impressionante mole di informazioni a disposizione” delle piattaforme tecnologiche “può essere utilizzata per affrontare la crisi. Già negli scorsi anni sono emerse numerose proposte per mettere i dati di Big Tech a servizio del bene pubblico; ora è il momento di accelerare l’adozione di quelle migliori”. La raccomandazione arriva da uno studio condotto da economisti della Banca d’Italia e della Banca centrale europea (Claudia Biancotti, Alfonso Rosolia, Fabrizio Venditti e Giovanni Veronese).
“Due soli sistemi operativi, prodotti da Google e Apple, raccolgono dati da miliardi di dispositivi elettronici. Facebook ha almeno 2,4 miliardi di utenti attivi almeno una volta al mese. A fronte delle misure di lockdown, Amazon sta fortemente espandendo i suoi servizi di consegna a domicilio in tutto il mondo”, fanno notare i quattro economisti.
Ma, evidenziano, “i cosiddetti big data non sono il frutto di processi di raccolta dei dati opportunamente definiti per produrre statistiche con proprietà note e standard qualitativi specifici”. Esistono però, si fa notare nello studio, “strumenti e metodi scientifici per colmare queste mancanza”. Anche questo “è uno degli snodi in cui la cooperazione tra pubblico e privato può fare la differenza”.