Torniamo a parlare di telemarketing selvaggio dopo aver riportato il primo caso di confisca di banche dati avvenuto in Italia su segnalazione del Garante della privacy. In questo caso l’Autorità ha adottato tre provvedimenti correttivi e sanzionatori nei confronti di TIM, Green Network e Sorgenia: l’operatore telefonico ha ricevuto la multa più alta, pari a 7.631.175 euro, le due compagnie che operano nel settore energetico devono invece pagare rispettivamente 237.800 e 676.956 euro.
La volontà del Garante della privacy è quella di estirpare il problema alla radice, mettendo le aziende committenti – in questo caso telco e società energetiche – nelle condizioni di controllare il corretto funzionamento dell’intera filiera che arriva fino alla stipula del contratto. Lungo questo tragitto prolifera ciò che l’Autorità definisce il sottobosco dei call center illegali, una piaga sociale da eliminare per il bene degli operatori e dei cittadini.
All’ex monopolista sono state contestate una scarsa sorveglianza sui call center abusivi, una inadeguatezza nel servizio di supporto “alle richieste di esercizio dei diritti degli interessati” e la pubblicazione di dati personali negli elenchi pubblici senza aver mai ricevuto il consenso da parte degli utenti.
Nel tempo la telco ha compiuto passi avanti importanti per arginare questi problemi, tuttavia il Garante della privacy ritiene che possa e debba essere fatto di più per “l’eradicazione di una vera e propria piaga sociale che danneggia gli operatori corretti ed esaspera, ormai a livelli non più accettabili, i cittadini“.
Green Network e Sorgenia non hanno invece adottato strumenti idonei per tracciare le operazioni di caricamento delle proposte contrattuali sulle loro rispettive piattaforme e “per non aver dimostrato la piena contezza di tutti i trattamenti svolti nell’ambito della filiera del telemarketing“.