L’aggressività di un tumore è scritta nel numero di cromosomi delle sue cellule. Se questo numero è alterato rispetto ai normali 46 cromosomi umani, una condizione che prende il nome di aneuploidia, la probabilità di morte per cancro alla prostata è ad esempio cinque volte più elevata. È quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degi Stati Uniti (Pnas) dal gruppo dell’Istituto Koch per la ricerca sul cancro del Massachusetts Institute of Technology (Mit).
Coordinata da Angelika Amon, la ricerca è stata condotta in collaborazione con l’Università di Harvard e il Memorial Sloan-Kettering di New York. I ricercatori hanno analizzato le variazioni del numero di cromosomi delle cellule del cancro della prostata, dovute a errori che, durante la divisione cellulare, alterano la corretta ripartizione nelle cellule figlie dei cromosomi, soprattutto dei numeri 7 e 8.
Secondo Amon, “il cancro alla prostata è un modello ideale per studiare il legame tra l’aneuploidia e l’aggressività tumorale, perché molte sue forme non sono caratterizzate da alterazioni del numero di cromosomi. E questo – aggiunge la ricercatrice – rende possibile valutare più facilmente l’impatto dell’aneuploidia sulla progressione tumorale”.
Rimangono ancora molti aspetti da chiarire, sottolineano gli autori dello studio, ad esempio come mai la variazione del numero di cromosomi danneggi la sopravvivenza delle cellule sane, ma non rappresenti una problema per le cellule tumorali, che continuano a dividersi in modo incontrollato. “Lo studio – conclude Amon – potrà aiutare a migliorare la diagnosi del cancro alla prostata, tra i più diffusi e aggressivi”.