Il 2021 è quasi finito, e sembra di essere reduci da un giro sulle montagne russe: tra boom vertiginosi e cadute altrettanto rovinose c’è stato di che restare col fiato sospeso in tanti ambiti, compreso quello della tecnologia che tanto è caro a chi scrive e a chi legge queste pagine.
Quindi, è il tempo giusto per i bilanci: quali sono le innovazioni che il 2021 ci ha regalato e quali le cose che ci siamo persi per strada? Ecco qui una lista di 5 top e 5 flop che hanno segnato l’anno appena trascorso: scorretela e diteci se siete d’accordo!
I CINQUE TREND CHE CI PORTEREMO NEL 2022
1. NFT, CRYPTO, BLOCKCHAIN
Secondo il Dizionario Collins, la parola del 2021 è NFT, e comprensibilmente: a quanto pare, il suo uso è cresciuto dell’11.000% nel corso del 2021. L’acronimo sta per “token non fungibile”, e come dice il Collins indica un “certificato digitale unico, registrato in una blockchain, che viene utilizzato per registrare la proprietà di un bene come un’opera d’arte o un oggetto da collezione”. Nel 2021 abbiamo visto NFT di tutti i tipi, dall’arte digitale si è passati alla musica, al calcio, alla moda, al gaming: tra le ultime trovate quella di Vodafone, che per esempio ha messo all’asta come NFT il primo SMS al mondo; il ricavato andrà in beneficenza.
D’altronde, si potrebbe anche ampliare il discorso e dire che il 2021 è stato l’anno dei token e della blockchain, in cui l’adozione delle criptovalute è decollata a livello globale; secondo l’indice composito elaborato dalla società ChainAnalysis, tra la fine del 2019 e la metà del 2021 l’utilizzo di valute digitali è aumentato di 25 volte, con un’esplosione da gennaio 2021. Tra picchi vertiginosi e Paesi che le vietano, tutti ne hanno sentito parlare: il tema è stato sdoganato a tutti i livelli, e Bitcoin e criptovalute sono penetrate nella finanza tradizionale, da realtà del settore bancario a grandi multinazionali.
2. PAGAMENTI DIGITALI
Un altro grande trend del 2021 è stata la digitalizzazione dei pagamenti: solo nel primo semestre del 2021 il valore del transato con carta ha raggiunto 145,6 miliardi di euro, con una crescita del 23,1% rispetto all’anno precedente, e 3,2 miliardi di transazioni (41% in più anno su anno), sulla spinta soprattutto del Cashback e del Supercashback. A crescere sono state soprattutto le carte prepagate e di debito, mentre le carte di credito procedono a tassi di crescita inferiori.
L’effetto della pandemia è evidente anche sulla tipologia di strumenti di pagamento digitali, perché le modalità contactless sono quelle che hanno registrato i tassi di crescita maggiori: il primo semestre 2021 ha fatto registrare un +66% raggiungendo quota 52 miliardi di euro e confermandosi la modalità preferita per i pagamenti in negozio con 13,6 miliardi di transazioni. In generale, il mobile e wearable payment ha registrato una crescita del 108% per un valore del transato pari a 2,7 miliardi di euro nel primo semestre 2021, nonostante il cashback abbia penalizzato questi strumenti perché non conteggiava la maggior parte di quelli effettuati con NFC.
3. DIRITTO ALLA RIPARAZIONE
Un’altra tendenza che è emersa prepotentemente nel 2021 è il diritto alla riparazione, come evidenziato dal lancio del servizio Self Service Repair di Apple giusto qualche settimana fa: attivo dall’inizio del 2022 in USA ed esteso ad altri Paesi nel corso del 2022, permetterà ai clienti di accedere ai ricambi originali dei dispositivi e agli strumenti Apple, inizialmente per iPhone 12 e 13.
Secondo quanto approvato dal Parlamento UE proprio quest’anno, i produttori devono rispettare precisi criteri per progettare e realizzare i dispositivi, ma anche rendere disponibili pezzi di ricambio e fornire le istruzioni di riparazione, così che siano facili da riparare anche al di fuori dei circuiti ufficiali. L’obiettivo è limitare l’obsolescenza programmata, quindi allungare il ciclo di vita degli oggetti e ridurre l’impatto ambientale dovuto all’eccessiva sostituzione dei prodotti e del loro prematuro fine vita. Va in questa direzione anche la proposta per l’imposizione ai produttori di smartphone e tablet di un connettore unico per la ricarica.
4. PODCAST E CALCIO IN STREAMING
Anche nell’ambito del consumo di prodotti in streaming sono emerse due tendenze preponderanti, i podcast e il calcio. A quanto pare, i podcast sono sempre più protagonisti del panorama dell’intrattenimento digitale in Italia e nel mondo, con numeri che dimostrano un certo interesse da parte del pubblico. Secondo la ricerca IPSOS 2021, gli ascoltatori mensili di podcast in Italia sono 9.3 milioni, in aumento rispetto agli 8,5 milioni del 2020 e ai 7 milioni del 2019.
Ciò è dovuto anche alla spinta delle piattaforme: in un solo anno, da settembre 2020 a settembre 2021, su Spotify sono stati aggiunti 1,5 milioni di nuovi podcast, con un aumento dell’85% rispetto all’anno precedente, e l’Italia ha avuto una grande crescita nell’offerta. Il catalogo in lingua italiana dei podcast su Spotify è cresciuto dell’89% nell’ultimo anno, con titoli di ogni genere dedicati ai temi più disparati. Nei primi nove mesi del 2021, oltre 84 milioni di persone nel mondo hanno ascoltato un podcast per la prima volta: se siete in cerca di qualche consiglio, questi sono i titoli più ascoltati del 2021.
Lato video, l’ingresso nel mercato degli operatori OTT (Over The Top), cioè quelli che propongono servizi in streaming, ha modificato pesantemente gli equilibri; in particolare, il fatto che DAZN si sia aggiudicata i diritti tv della serie A per il triennio 2021-2024 è una specie di rivoluzione per lo scenario del calcio italiano. Per la prima volta l’intera fetta dei diritti passa su un’unica piattaforma internet, un nuovo inizio che ha visto qualche difficoltà dal punto di vista tecnico, a cui la società sta facendo fronte; il livello di complessità maggiore deriva dal fatto che, a differenza ad esempio di quanto avviene con servizi come Netflix, il broadcasting live richiede la compressione e trasmissione dei flussi video in tempo reale su moltissimi dispositivi contemporaneamente.
5. IDENTITÀ DIGITALE
Infine, tra le innovazioni che erediteremo dal 2021 c’è senz’altro la spinta verso l’identità digitale: un passaggio obbligato per via dell’evoluzione dei servizi della pubblica amministrazione, a cui dal primo ottobre 2021 è necessario avere lo SPID (Sistema pubblico di identità digitale), la CIE (Carta identità elettronica) o la CNS (carta nazionale dei servizi) per accedere.
Già nel primo semestre del 2021 oltre 22 milioni di italiani avevano attivato la carta d’identità elettronica e le utenze SPID erano quasi 23 milioni: nel complesso, tramite SPID e CIE si sono raggiunti quasi 50 milioni di autenticazioni al mese sui servizi online della Pubblica Amministrazione. Un trend spinto anche da iniziative statali come l’erogazione di bonus tramite portali online, dalla mobilità alle terme, e dall’insieme di servizi offerti dall’appIO; nell’ottica dell’identità digitale si registra anche un ritorno del QR code per il Green Pass, oltre che per i menù digitali.
LE CINQUE COSE CHE CI SIAMO PERSI PER STRADA
1. CASHBACK DI STATO E APP IMMUNI
Ma proprio a questo proposito non tutte le iniziative statali hanno avuto un decorso così felice, per esempio il Cashback di Stato e l’app Immuni, che inaugurano la lista dei flop, o più che altro delle 5 cose che, volenti o nolenti, ci siamo persi per strada nel 2021.
Lanciato alla fine del 2020 proprio durante le festività natalizie ed entrato a regime all’inizio del 2021, il Cashback di Stato permetteva di avere un rimborso del 10% sull’importo speso usando moneta elettronica, per combattere l’evasione e favorire il passaggio ai pagamenti digitali. Con il cambio di governo la misura è stata sospesa, e poi definitivamente cancellata dal Consiglio dei Ministri. Comunque, all’iniziativa si erano iscritte 8,9 milioni di persone, il che comunque deve avere inciso almeno in parte sul numero di nuovi account SPID necessari per accedere all’appIO.
L’app Immuni invece è caduta praticamente nell’oblio: lanciata per tracciare i contatti dei positivi al covid e cercare di arginare il coronavirus con mezzi digitali, negli ultimi tempi è comunque arrivata a 18 milioni di download, perché a quanto pare alcuni la usano come portafoglio per il Green Pass; tuttavia, il numero di notifiche molto basso fa pensare che molti l’abbiano disinstallata. D’altronde, il flop va evidentemente inquadrato in una prospettiva più ampia, considerato che le app di tracciamento digitale nel mondo non hanno riscosso grande successo.
2. LA DISPONIBILITÀ DELLA MERCE
Cambiando argomento, un’altra cosa a cui abbiamo dovuto dire addio nel 2021 è l’idea che la merce sia sempre disponibile. A insegnarcelo in maniera parecchio pragmatica è stata la crisi dei chip: dovuta a una combinazione di diversi eventi, tra cui anche la pandemia e la guerra commerciale Cina-USA, sta attanagliando il mercato dell’elettronica di consumo e soprattutto quello dell’auto.
Il risultato? La corsa ad accaparrarsi i pochi pezzi della PS5 disponibili, ma anche i mesi e mesi di attesa per chi ha acquistato un’auto nuova. Le previsioni non sono particolarmente rosee: secondo il CEO di Nvidia la crisi finirà nel 2023.
3. ANNUS HORRIBILIS PER LA SICUREZZA INFORMATICA
A proposito di percezioni che cambiano, un capitolo a parte lo merita la sicurezza informatica: a venire meno in questo caso è la cieca fiducia che nessuno dei nostri servizi online possa venire bucato prima o poi. Da questo punto di vista, il 2021 è praticamente l’anno peggiore di sempre.
A dirlo il report sulle minacce digitali per il 2022 di Acronis, che illustra come solo il 20% delle aziende abbia affermato di non essere stata colpita da attacchi quest’anno: i più gettonati sono phishing e ransomware. Per un ripasso su cosa sono e come difendersi, ne avevamo parlato rispettivamente in questo articolo e in questo, nell’ambito della rubrica Pillole di Cybersecurity.
Uno dei più famosi dell’anno è stato senz’altro quello ai danni di Kaseya, ma ci sono anche quelli relativi a Facebook e Twitter e a Twitch, ma anche ad alcune organizzazioni pubbliche come l’ospedale San Giovanni di Roma e la Regione Lazio nel momento topico della prenotazione dei vaccini; senza dimenticare l’hacker che ha tentato di avvelenare le acque di una cittadina americana agendo sul sistema informatico di gestione idrica per aumentare la concentrazione di soda caustica.
Secondo un report del Viminale, il trend per il 2021 risulta in peggioramento rispetto al 2020, con 4.938 attacchi dal 1 agosto 2020 al 31 luglio 2021, cioè dieci volte il numero rilevato nello stesso periodo dell’anno precedente. Molteplici le cause: ad esempio la diffusione del lavoro da remoto e l’accelerazione dell’adozione del cloud, che hanno fatto aumentare la superficie di vulnerabilità delle aziende dove spesso manca ancora il personale dedicato.
4. LO STATO DEL 5G
Su questo punto c’è stato parecchio dibattito in redazione: inserirlo oppure no? In effetti non si tratta di un vero e proprio flop ma di un’innovazione che è in ritardo rispetto alla tabella di marcia annunciata inizialmente. Si parla del 5G: all’accensione delle prime antenne se ne è parlato tantissimo, ma al momento sembra quasi che i produttori siano più avanti rispetto all’infrastruttura.
Se è vero infatti che si trovano smartphone di fascia media, alcuni anche da 300 euro, pronti a connettersi al 5G, la copertura è ancora poco omogenea, come verificato in una prova sul campo con Matteo. Lato dispositivi è giusto essere preparati, perché nel giro di poco tempo dovremmo finalmente iniziare a vedere dei sostanziali passi avanti; bisogna solo pazientare ancora un po’, tenendo in considerazione che un aiuto allo sviluppo dell’infrastruttura deriverà anche dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
5. CLUBHOUSE
A chiudere la lista dei flop è Clubhouse. Si potrebbe forse definire il social più chiacchierato dell’anno: emerso durante il lockdown, super esclusivo per via dell’accesso a inviti e inizialmente limitato ai possessori di iPhone, solo a febbraio aveva fatto registrare 9,6 milioni di download, che sono scesi ai 922.000 download di aprile a causa del ritardo nello sviluppo dell’app per i dispositivi Android e delle progressive riaperture, che hanno probabilmente tagliato di molto il tempo a disposizione per stare nelle stanze a parlare e ascoltare in tempo reale.
Certo, il 2021 ha visto parecchi cambiamenti lato social, che non si possono ridurre a due parole su Clubhouse: così tanti che abbiamo realizzato un contenuto dedicato, che trovate a questo link. Quindi, che dite, siete d’accordo con questa lista? Fatecelo sapere nei commenti, e che sia un 2022 all’insegna della tecnologia!
VIDEO
[embedded content]
Le immagini provengono da 123RF.