L’Europa è molto probabilmente il banco di prova per capire se e quanto la variante Omicron sia aggressiva, ossia se la sua virulenza possa provocare o meno gravi danni nell’organismo umano: se dovesse rivelarsi più contagiosa ma meno aggressiva della variante Delta attualmente dominante, il virus SarsCoV2 potrebbe diventare endemico e si comincerebbe a intravedere la fine della pandemia, ha detto all’ANSA il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca.
“Al momento – ha osservato l’esperto – sappiamo che la variante Omicron si è diffusa in breve tempo, probabilmente grazie a una maggiore capacità di trasmettersi; sappiamo inoltre che probabilmente potrebbe sfuggire agli anticorpi, ma si tratta di un’informazione che deve essere confermata. Non sappiamo invece ancora nulla del parametro più importante, ossia la virulenza”. Secondo Broccolo non è chiaro perchè ci sia stato questo allarmismo: “probabilmente per l’alto numero di mutazioni che sono state rilevate nella proteina Spike”, che il virus SarsCoV2 utilizza per aggredire le cellule. “Al momento ne sono state individuate 35, di cui 14 già presenti in altre varianti, più 21 nuove. Tuttavia, tutte queste mutazioni, in aggiunta a quelle dell’intero genoma, potrebbero avere un impatto di diminuita virulenza”, osserva Broccolo.
Quanto alla domanda se la variante Omicron sia in grado di sfuggire ai vaccini, saranno necessari test di sieroneutralizzazione, utilizzando sieri di pazienti guariti da Covid con variante Delta per valutare la capacità neutralizzante sulla nuova variante, avvalendosi anche di esperimenti con pseudovirus, ossia virus che non esistono in natura e che hanno le mutazioni della variante: “test come questi – osserva – potranno dirci se la Omicron è in grado di sfuggire ai vaccini. Gli esperimenti al computer non sono sufficienti per avere questa risposta: servono test di sieroneutralizzazione che richiedono un paio di settimane”.
Servono poi altri esperimenti per capire se la variante Omicron “rimane solo nelle alte vie respiratorie, come sembrerebbe, senza raggiungere i polmoni”. Questo è il parametro più rilevante, che richiederà esperimenti anche su animali per valutare la patogenicità della nuova variante. La sintomatologia lieve che ad oggi è stata registrata in Sud Africa non è rappresentativa in quanto la popolazione è molto più giovane. Questo, osserva Broccolo, “è il parametro che interessa di più perché se il virus fosse più trasmissibile e sfuggisse agli anticorpi, ma più debole, sarebbe il primo passo verso l’endemia”. Vorrebbe dire che il virus SarsCoV2 potrebbe adattarsi a convivere con l’uomo: “potrebbe essere il primo passo verso la fine della pandemia”.
Al momento è presto per sbilanciarsi e i dati finora disponibili arrivano dal Sudafrica. “Non si tratta però di casi rappresentativi in quanto in Africa la variante Delta è poco presente. Il vero banco di prova – conclude – sarà l’Europa, ma avere la risposta richiederà tempo”.