Gigantesche esplosioni cosmiche mai viste prima, le più potenti dopo il Big Bang, sono state scoperte per caso analizzando i dati del telescopio spaziale Gaia, dell’Agenzia Spaziale Europea: nel corso della sua missione, durata 10 anni e conclusa a gennaio 2025, lo strumento ha registrato degli improvvisi ed estremi aumenti di luminosità nel cuore di galassie lontane, colossali lampi di luce che hanno rilasciato un’energia pari a quella prodotta nella loro intera vita da 100 Soli messi insieme.

L’analisi dei fenomeni osservati, pubblicata sulla rivista Science Advances e guidata dall’Università delle Hawaii, ha rivelato un fenomeno nuovo e familiare al tempo stesso: la causa sono stelle almeno 3 volte più massicce del Sole, fatte a pezzi da buchi neri supermassicci con una violenza mai vista finora.
“Abbiamo osservato stelle fatte a pezzi da buchi neri per oltre un decennio – afferma Jason Hinkle, che ha guidato i ricercatori – ma questi eventi sono diversi e raggiungono una luminosità quasi 10 volte superiore a quella che vediamo normalmente. E non solo sono molto più luminose del normale – aggiunge – ma rimangono tali per anni, superando di gran lunga l’energia emessa perfino dalle più luminose esplosioni di supernova conosciute”.

Quando una stella viene fatta a pezzi da un buco nero, gli astrofisici parlano di ‘eventi di distruzione mareale’, ma a questo nuovo fenomeno hanno dovuto dare un nome diverso, quello di ‘transienti nucleari estremi’. Tra i dati raccolti da Gaia si nascondevano due eventi di questo tipo, uno rilevato nel 2016 e uno nel 2018. I ricercatori hanno stimato che questi fenomeni sono incredibilmente rari, circa 10 milioni di volte più delle supernovae, e potrebbero costituire uno dei meccanismi che permettono ai buchi neri supermassicci di accumulare massa velocemente e crescere a dismisura.
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