Il settore ha bisogno di ritrovare la dimensione fisica degli eventi e di ribadire l’attrattività dei brand italiani, anche medio-piccoli, per i compratori esteri. Ecco cosa proporranno le due kermesse create da White
Gli eventi della moda che verranno, nei prossimi mesi e già a partire da giugno, rappresenteranno un interesse ribalta per testare diverse dinamiche: il ritorno della dimensione fisica degli eventi, le prospettive di rilancio dell’intero settore, l’attrattività italiana agli occhi dei buyer esteri che torneranno a Milano, piazza di eccellenza del fashion a livello globale.
Temi discussi anche alla conferenza di lancio di White Sustainable Milano e White Milano, le due kermesse che saranno rispettivamente di scena da 18 al 21 giugno e al 23 al 26 settembre 2021.
White Sustainable Milano, che cade nell’ambito della presentazione delle collezioni maschili della Milano Fashion Week, torna con una formula ibrida, al 70% in digitale e al 30% fisica per dare spazio all’innovazione sostenibile, il tema portante del suo format. White Milano, invece, nell’ambito di Milano Moda donna a settembre, punterà totalmente sulla dimensione fisica, facendosi vetrina per 250 brand in nome del suo essere network showcase.
La capacità di attrarre con forza i compratori esteri è molto importante per White, che è patrocinata dal Comune di Milano e supportata da Maeci (il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internaionale) e da Ice Agenzia che spinge l’internazionalizzazione delle imprese italiane all’estero. La stessa Ice, presente all’evento di lancio delle kermesse con il presidente Carlo Ferro, stima una crescita della domanda globale nel segmento moda del 6,7% nel 2021 e del 4,7% nel 2022 e ricorda l’impegno dell’agenzia nella promozione dei brand all’estero (nel complesso, su 28 vetrine di market place internazionali, 14 sono aperte al fashion).
Tuttavia, anche in casa – a Milano – si giocano partite di un certo peso: sostenere in primis le piccole e medie imprese, anche nell’aggancio alle evoluzioni tecnologiche del fare moda; e poi, il fattore metropolitano; secondo Massimiliano Bizzi, founder di White, la stessa fashion week milanese deve cambiare, deve diventare evento “più inclusivo e aperto alla città” e devono esserci più sinergie e meno individualismi con l’obiettivo di far crescere sempre più il business.
Gli eventi, e gli stessi formati fieristici di White, devono rispecchiare lo spirito del tempo, dalla sostenibilità (come nel caso di Wsm) allo spazio alle nuove leve: l’edizione di settembre e la campagna di adv che la racconta chiamano in causa un vecchio successo di Prince, Sign “O” the times, come filo conduttore dell’evento e dell’idea che lo ispira, sintetizzati da un video con protagonisti talenti emergenti del cinema italiano (Federico Cesari, Matilde Gioli, Ludovica Bizzaglia, Laura Adriani).
Ma, come per ogni evento di moda che si rispecchi, al centro resta la proposta dei design, la sua capacità di stupire e convincere il pubblico che a sua volta ha il compito di approcciare il settore fashion in maniera più responsabile. L’evento Wsm metterà in mostra cinquanta collezioni uomo e gender fluid e valorizzerà le scelte dei giovani designer in tema di sostenibilità dei materiali, ridotto impatto dei processi di produzione, ecc.
Ma, anche grazie alla dimensione digitale, e quindi ai talk e ai workshop, sarà il publico stesso a poter avvicinarsi ai temi dell’economia circolare nella moda, dall’upcycling dei jeans alle tecniche di stampa su tessuti con elementi naturali.
Un aspetto, quello dell’attitudine maker, che sarà presente anche nel main event di settembre e che vedrà White dedicare un’area ai Contemporary Makers, le piccole e medie imprese italiane che stanno abbracciano nuovi corsi in tema di tecniche di lavorazione, scelta dei materiali, personalizzazione dei capi, sostenibilità e capacità di superamento di logiche (come i trend stagionali) che forse non hanno più senso come prima.
Leggi anche