Nel corso del weekend, Microsoft ha cambiato idea sulla questione TPM e requisiti minimi per l’upgrade a Windows 11: la pagina della documentazione che parlava di “hard floor” e “soft floor”, su cui abbiamo basato il nostro articolo della settimana scorsa, è stata modificata, praticamente eliminando il più permissivo “hard floor”. Allo stato attuale, Microsoft dice che Windows 11 sarà compatibile solo con sistemi dotati di un chip TPM 2.0, solo sulle CPU citate espressamente, e solo con una GPU che supporta DirectX 12. Per riferimento, le liste dei processori sono:
- Intel: sostanzialmente dall’ottava generazione in poi.
- AMD: alcuni Ryzen di seconda generazione (2000) sono supportati, altri no. La prima generazione (1000) non è supportata. I chip più recenti sì.
- Qualcomm: tutti i SoC usati finora nei sistemi Windows on Arm tranne il primissimo, lo Snapdragon 835.
La versione “precedente” dei fatti, ricordiamo, era che quelli evidenziati sopra erano i requisiti “consigliati”, quelli che Microsoft indicava come “soft floor”: c’era anche un “hard floor”, che parlava semplicemente di un processore dual-core a 1 GHz o più veloce, e modulo TPM 1.2. Questa fascia di computer avrebbe potuto comunque aggiornare a Windows 11, ma una notifica avrebbe avvisato l’utente che era sconsigliato. Allo stato attuale, Microsoft non aggiornerà a Windows 11 nemmeno un suo dispositivo che sta ancora vendendo: l’All-in-One di fascia alta Surface Studio, che è basato su un processore Intel Core di settima generazione.
Abbiamo messo “precedente” tra virgolette perché, ancora ieri e l’altro ieri, su Twitter i dipendenti di Microsoft davano versioni diverse della storia. Alcuni sostenevano quella nuova, altri insistevano su soft e hard floor. Al momento l’ipotesi più nuova sembra quella corretta, ma a questo punto è bene riservarsi il beneficio del dubbio. Come dicevamo già negli scorsi giorni, la scelta di Microsoft è abbastanza drastica: non bisogna andare molto indietro per trovare processori o motherboard, anche molto potenti, che non supportano il TPM 2.0 – soprattutto nel mondo dei computer assemblati, che è un po’ la nostra area di maggior interesse (almeno lato desktop), anche se, è bene tenerlo a mente, nell’intero ecosistema Windows rappresenta una minoranza. Purtroppo, con Windows 11 il parametro più problematico lato upgrade è la sicurezza, non la potenza.
Da notare, comunque, che anche ammettendo di riuscire a dotare il proprio sistema di TPM 2.0 il modello di processore è ancora vincolante. In altre parole: per ora è meglio lasciar perdere l’acquisto di moduli TPM installabili su motherboard su internet. Tra l’altro il prezzo di questi chip è già lievitato esponenzialmente, “grazie” agli scalper.
APP PER VERIFICARE LA COMPATIBILITÀ
Intanto, Microsoft ha aggiornato la sua app ufficiale di verifica compatibilità con qualche indicazione in più sul perché il sistema non potrà ricevere Windows 11 – se per via del TPM o del modello di processore, per esempio. C’è ancora molto da fare: questa prima indicazione non è troppo dettagliata, e non rimanda ad articoli e documentazioni più approfondite. Un tutorial su come attivare il TPM dal BIOS potrebbe essere molto utile, per esempio, perché se è vero che la presenza di questo componente è obbligatorio ormai da anni, nella maggior parte dei casi i produttori l’hanno lasciato disattivo.
We just made updates to the Windows 11 PC Health Check App. It now provides more detailed info on requirements not met. This should help in cases where folks assumed CPU compat issues were TPM related https://t.co/hTWMe16DWO pic.twitter.com/eZLTZMOdjT
— DWIZZZLE (@dwizzzleMSFT) June 25, 2021
Nel frattempo, in attesa di ulteriori miglioramenti (già promessi) da Microsoft, stanno emergendo soluzioni da terze parti rivolte agli utenti più avanzati ed esperti: quelle più in voga al momento si chiamano WhyNotWin11 e Win11SysCheck, e si trovano entrambe su GitHub. Queste app analizzano nel dettaglio la configurazione del sistema e restituiscono risposte precise e complete su eventuali incompatibilità – naturalmente stando alle comunicazioni più attuali di Microsoft. Le potete scaricare rispettivamente QUI e QUI.
UNA POSSIBILE SCAPPATOIA?
Spulciando la documentazione in PDF della compatibilità hardware di Windows 11, tuttavia, Tom’s Hardware ha scoperto un dettaglio interessante: Microsoft spiega che delle eccezioni sul TPM ci possono essere. Alcuni “sistemi OEM per impieghi commerciali speciali, ordini personalizzati e sistemi con un’immagine custom” possono fare a meno del TPM 2.0, anche se devono ricevere l’approvazione espressa da parte di Microsoft. Non sappiamo esattamente che scenari la società abbia in mente, e se ciò abbia delle controindicazioni; ma è almeno un punto da cui potrebbe partire lo sviluppo di eventuali “hack” in grado di portare Windows 11 sui sistemi non supportati.