Facebook? Google? Twitter? No, l’ultima frontiera delle fake news passa per Whatsapp. E ad aiutare i falsari sono proprio le garanzie di sicurezza del popolare servizio di messaggistica, che da qualche anno cripta le conversazioni per proteggere la privacy dei suoi (miliardi di) utenti. A sostenerlo è un team di 3 studiosi dell’università di Cambridge. “Rumors, bufale e disinformazione trovano terreno fertile sui social media. Ma poiché Google, Facebook, Twitter e altre piattaforme di social media si fanno sempre più scrupoli per combattere la disinformazione, i fornitori di false notizie cercano rifugio in app di messaggistica diretta come WhatsApp”, si legge in un articolo firmato tra gli altri da Sander van der Linden, Direttore del Cambridge Social Decision-Making Lab e pubblicato su The Conversation.
Paese che vai… Abituati a usare Whatsapp per scambiare messaggi con gli amici, si fa un po’ fatica e vederlo come un veicolo di notizie false. Ma non tutto il mondo è paese. Spiegano gli studiosi: “Nei Paesi sviluppati, WhatsApp viene utilizzato principalmente come app di messaggistica personale. Ma nei paesi in via di sviluppo molte persone si basano su di esso come un social network. E non è insolito unirsi a gruppi con centinaia di membri. Le persone seguono gruppi dedicati a temi che vanno dallo sport e all’intrattenimento alla politica. Nonostante la limitazione di WhatsApp a 256 membri per gruppo, migliaia di gruppi dedicati a un candidato politico, partito o movimento sociale possono esistere in un dato momento”.
Il caso Bolsonaro. A dare manforte alla teoria di Cambridge, c’è un caso recentissimo: le elezioni presidenziali brasiliane, vinte dal candidato dell’estrema destra Jair Bolsonaro, che ha fatto di Whatsapp uno degli strumenti principali della sua campagna elettorale. Anche falsando le carte, a detta del quotidiano brasiliano Folha de São Paulo, secondo cui la campagna “multimilionaria” di Bolsonaro è stata progettata per inondare gli elettori brasiliani con falsi e menzogne, pubblicando simultaneamente centinaia di milioni di messaggi su WhatsApp. In alcuni casi sarebbero stati utilizzati numeri telefonici d’oltreoceano per aggirare i controlli antispam della piattaforma.
Effetti collaterali. “Il problema è che WhatsApp è particolarmente vulnerabile alla disinformazione”, avvertono i ricercatori. “Poiché i suoi messaggi sono crittografati in modo che solo i destinatari possano leggerli, l’app fornisce un rifugio sicuro da individui e governi curiosi. Questo, unito a una sfiducia nei confronti del governo, spesso spinge le persone a utilizzare WhatsApp per scambiare informazioni private che ritengono non siano state “contaminate” da pregiudizi pro-governativi o aziendali. Tuttavia, dal momento che la crittografia impedisce a WhatsApp di moderare i messaggi, è difficile, se non impossibile, che l’azienda verifichi o elimini messaggi o collegamenti fuorvianti”.
Abituati a usare Whatsapp per scambiarsi messaggi con gli amici, si fa un po’ fatica e vederlo come un veicolo di notizie false. Ma non tutto il mondo è paese. Nei paesi sviluppati, WhatsApp viene utilizzato principalmente come app di messaggistica personale. Ma nei paesi in via di sviluppo molte persone si basano su di esso come un social network. e fioccano le fake news | shutterstock
anche i vaccini. Per Whatsapp naturalmente vale la metafora del coltello: non è l’oggetto in sé ad essere pericoloso, ma l’uso che ne facciamo. Ne sono convinti anche a Cambridge: “WhatsApp non è alla base della disinformazione. La polarizzazione politica, le tensioni etniche, l’aumento delle comunicazioni istantanee e una crescente sfiducia nei confronti dei politici contribuiscono tutti all’ambiente attuale in cui fioriscono notizie false. Ma poiché la disinformazione su WhatsApp è così difficile da ridimensionare, bufale legate alla salute emergono sempre di più. Ad esempio”, sostengono i ricercatori, “le false voci sui vaccini possono causare pericolosi cali nel numero di vaccinazioni”.
Come venirne fuori? WhatsApp sostiene che non può né vuole accedere a nessuno dei messaggi inviati sulla piattaforma. Quindi la moderazione dei contenuti, come stanno facendo Facebook e Twitter, non è un’opzione. Spiegano gli studiosi di Cambridge: “Whatsapp ha iniziato a limitare gli utenti che mostrano comportamenti sospetti o potrebbero essere veri e propri robot software. Ha inoltre aggiunto una notifica per mostrare quando un messaggio viene inoltrato da un altro account e ha limitato il numero di volte in cui è possibile inoltrare un collegamento”. Non solo. Per non diventare suo malgrado il vaso di Pandora delle notizie false, Whatsapp sta cercando metodi alternativi per sensibilizzare sul problema.
I ricercatori di Cambridge hanno pensato, per esempio, che un videogame potesse aiutare le persone ad avere maggiore consapevolezza delle fake news. Il gioco si chiama Bad News e alla base ha l’idea di insegnare qualcosa sulle varie tecniche di disinformazione e su come vengono messe in atto. “Si basa su un concetto di psicologia sociale noto come teoria dell’inoculazione, che sostiene che avvertire preventivamente le persone ed esporle a una debole dose di disinformazione le incoraggerà a coltivare le difese mentali contro di essa, lasciandole meglio preparate”.
Linciaggi social. L’idea per ora è quella di diffondere il gioco (gratuito) nei paesi dove Whatsapp rappresenta un importante mezzo di comunicazione. A cominciare dall’India che, con oltre 200 milioni di utenti, è il più grande bacino di utenza mondiale del messenger. E dove, nell’estate 2018, proprio Whatsapp è stato al centro delle polemiche perché utilizzato per diffondere falsi allarmi, che spesso sono culminati in veri e propri linciaggi di persone (almeno 30 nell’ultimo anno) ingiustamente accusate di reati.
Per questo motivo il ministero dell’Informazione e delle Tecnologie indiano ha scritto ai responsabili della piattaforma, controllata da Facebook, chiedendo “immediate misure” per contrastare la persistente circolazione di messaggi dal contenuto provocatorio. I vertici di WhatsApp sono intervenuti immediatamente fissando un limite al numero di persone (cinque) a cui gli utenti indiani possono inoltrare un messaggio. Successivamente i responsabili del “messenger con la cornetta verde” hanno annunciato che la misura sarà adottata anche nel resto del mondo, rendendo universale il tetto massimo di cinque destinatari a cui si può inoltrare un contenuto: questo dovrebbe porre un freno alla diffusione incontrollata di messaggi, foto, video ecc.