Scrive un nuovo capitolo nella storia dell’evoluzione umana, la più vasta ricerca mai condotta sul Dna antico e basata sul Dna di 500 individui vissuti dall’Età della pietra (12.000 anni fa) fino all’Età del ferro (2.000 anni fa). Pubblicata sulla rivista Science, la ricerca ha ricostruito 10.000 anni di migrazioni nell’Asia centrale e meridionale, indicando che gli antenati dei moderni asiatici sono stati gli agricoltori del Medio Oriente e i pastori della steppa vissuti dell’età del bronzo, chiamati Yamnaya.
Coordinata dal genetista David Reich, dell’università di Harvard, la ricerca è stata realizzata con un importante contributo italiano, Alfredo Coppa (Università Sapienza di Roma), Massimo Vidale (Ismeo, International Association of Mediterranean and Oriental Studies, Italian Archaeological Mission in Pakistan, e dell’università di Padova), Francesca Candilio (Soprintendenza Archeologia di Cagliari Oristano e Sud Sardegna), Gian Luca Bonora (Ismeo di Roma), Roberto Micheli (Soprintendenza Archeologica del Friuli Venezia Giulia), Luca Olivieri e Alessandra Bagnera (Ismeo in Pakistan).
Una tomba dell’età del bronzo a Dali, Kazakshtan, da cui sono stati prelevati i resti che hanno permesso di ricostruire 10.000 di migrazioni nell’Asia centro-meridionale (fonte: Micheal Franchetti)
“E’ uno studio epocale che, grazie al Dna antico, riscrive la storia della parte indiana degli Indoeuropei”, ha detto all’ANSA l’antropologo Davide Pettener, dell’università di Bologna. Per lo stesso ateneo hanno collaborato alla ricerca Stefania Sarno e Donata Luiselli, del Dipartimento dei Beni Culturali di Ravenna. “Finora – ha proseguito – gli studi genetici sulla popolazione Indoeuropea si erano concentrati sulla parte Europea, dimostrando che gli europei hanno origine dagli antichi cacciatori raccoglitori, da popolazioni arrivate dall’Anatolia nel Neolitico e dagli Yamnaya che hanno portato la civiltà del bronzo in Europa. Tuttavia nessuno aveva mai analizzato il versante indiano”.
I nuovi dati dimostrano per la prima volta che “anche in India è avvenuta una migrazione simile”. La ricerca ricostruisce le due più profonde trasformazioni culturali nella storia dell’antica Eurasia: “il passaggio dal sistema di caccia-raccolta all’agricoltura e la diffusione delle lingue Indo-Europee, oggi parlate dalle isole britanniche fino all’Asia meridionale”, ha osservato il primo autore Vagheesh Narasimhan, del Laboratorio di Reich.
I nuovi dati permettono inoltre di rispondere a problemi aperti da decenni. Indicano, per esempio, che le lingue Indo-Europee sono state portate in aree molto distanti da quelle di origine dai pastori delle steppe euroasiatiche e non, come si pensava, dagli agricoltori del Neolitico. I risultati indicano inoltre che il passaggio da un’economia di caccia-raccolta all’agricoltura è stato guidato maggiormente dalle migrazioni di popolazioni originarie dell’Anatolia e che una dinamica simile è avvenuta in Iran e nella zona meridionale dell’Asia centrale. Quest’ultimo dato conferma che l’agricoltura si è diffusa dall’Anatolia sia verso l’Europa, sia verso le regioni asiatiche precedentemente popolate solo da cacciatori-raccoglitori.