In caso di attacco, le piante avvertono del pericolo le proprie vicine rilasciando un mix di composti chimici volatili, per mettere in pratica strategie di difesa
(foto: Andre Kessler/Cornell University)
Come un grido di allarme che si propaga e che ciascuno ripete allo stesso modo. Solo che le piante non urlano, e allora quando una viene attaccata rilascia un mix di sostanze chimiche (composti organici volatili) per avvertire le altre del pericolo: un “odore della paura” che serve per approntare i meccanismi di difesa. Questa nuova forma di comunicazione tra piante – chiamata “a canale aperto” – è stata appena descritta dal team di Andrè Kessler della Cornell University sulle pagine di Current Biology.
Le piante comunicano tra loro, si parlano in un certo senso, e lo fanno in vari modi, per esempio per contatto o attraverso le radici. Esiste però un’altra modalità, spiegano i ricercatori della Cornell University: quando una pianta viene attaccata, condivide l’informazione e rilascia nell’aria dei composti chimici organici che vengono percepiti da altre piante della stessa specie, che si mettono in allerta e amplificano il segnale.
Questa modalità di comunicazione è stata osservata dal team di Andrè Kessler che in 12 anni di analisi ha constatato come le piante di Solidago altissima (una specie comunemente nota come verga d’oro) abbiano odori diversi in base al genotipo: piante più strettamente imparentate hanno odori più simili tra loro rispetto a quelli di altre piante della stessa specie ma nate da un’altra linea. Quando però una viene attaccata da un insetto o da un parassita, l’odore delle piante tende a uniformarsi. Come se dal parlare tanti dialetti diversi si mettessero a gridare in una lingua comune – quella della paura, potremmo dire.
“Quello che vediamo molto spesso è che quando le piante vengono attaccate da agenti patogeni o insetti erbivori cambiano il loro metabolismo”, ha commentato Kessler: “E non è un cambiamento casuale: quei cambiamenti chimici e metabolici le aiutano a far fronte agli aggressori”.
Un po’ come avviene per il nostro sistema immunitario, anche le piante a un determinato segnale chimico rispondono all’unisono mettendo in pratica tutta una serie di meccanismi per difendersi, e i composti organici volatili sono uno di questi: infatti alcune di queste sostanze possono per esempio attrarre altri insetti o dei parassiti che si ciberanno dell’insetto erbivoro.
Le piante, insomma, mettono in pratica strategie comuni per scongiurare una minaccia che può coinvolgerle tutte. Questa scoperta potrebbe avere molte applicazioni pratiche.
“Da tempo le persone hanno pensato di utilizzare le interazioni pianta-pianta nell’agricoltura biologica per proteggere le coltivazioni”, ha precisato Kessler, che non a caso con il suo team è coinvolto in un progetto per manipolare il flusso di informazioni tra piante per controllare un parassita del mais in Kenya.
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