Piccole, rotonde, dal design che ricorda vagamente la forma delle Mentos: dopo essere state lanciate negli Stati Uniti lo scorso aprile, le Google Pixel Buds 2 sono arrivate finalmente anche in Italia, pronte per essere provate.
Le cuffie true wireless di Google sono un prodotto molto atteso: in teoria, stando perlomeno al nome, sarebbero l’ideale prosecuzione delle prime Pixel Buds datate 2017, ma hanno ben poco in comune con le precedenti, che avevano addirittura il cavo di collegamento tra gli auricolari.
E allora, tra cose note e altre tutte da scoprire, ecco l’esito della mia prova in anteprima: le ho testate qualche giorno in accoppiata con il mio Pixel 3a.
DESIGN E COMFORT
La prima cosa che salta all’occhio è senz’altro l’aspetto di queste cuffie targate Google: incastonati in un case molto curato, dotato di una buona chiusura magnetica e realizzato in un materiale plastico piacevole al tatto, si trovano due auricolari true wireless dalla forma decisamente inusuale, tenuti al loro posto da un meccanismo magnetico che ne facilita l’inserimento corretto e quindi il caricamento.
La sensazione è di avere a che fare con un prodotto solido, ben costruito: la forma arrotondata della custodia permette di infilarla agevolmente in tasca, e la finitura opaca la protegge dai segni d’usura. Non appena si apre il case, si accendono due led: uno, frontale ed esterno, indica il livello di carica della custodia; l’altro, all’interno, indica il livello di carica delle cuffie.
Nella parte posteriore è presente un pulsante per l’accoppiamento Bluetooth, e nella parte inferiore si trova la presa USB-C per la ricarica, che tuttavia può avvenire anche in modalità wireless. Le cuffie sono molto leggere: pesano 5,3 grammi l’una e misurano 20,5 x 19,5 x 18,2 mm, mentre la custodia pesa 56,1 g (senza cuffie all’interno) e misura 63 x 47 x 25 mm.
Gli auricolari hanno senz’altro una forma peculiare: rotondi nella parte esterna, sono in-ear ma anche dotati di un curioso “archetto” in gomma non rimovibile che ne migliora la stabilità. Una volta indossati, vanno sistemati ruotandoli in senso orario finché non si trova la posizione “di blocco”, e dall’esterno risultano abbastanza sobri; personalmente, un design che ho molto apprezzato.
Per quanto riguarda il comfort, la sensazione è soggettiva, tanto che Google sostiene di aver scansionato migliaia di orecchie per trovare una forma il più universale possibile. Sicuramente la presenza dell’archetto è molto efficace per tenerle al loro posto, e possono essere utilizzate per fare sport, avendo la certificazione IPX4 contro gli schizzi d’acqua. Io le ho trovate abbastanza comode: solo dopo un paio d’ore di utilizzo ininterrotto ho iniziato ad avvertire qualche fastidio.
CONTROLLI TOUCH
Le Pixel Buds 2 sono dotate di controlli touch che permettono di gestire la riproduzione musicale, le chiamate e le funzioni integrate dell’assistente Google con alcune semplici gesture, molto intuitive, identiche per entrambi gli auricolari.
- con un tocco singolo si può interrompere o riprendere la riproduzione musicale e rispondere alle chiamate
- con due tocchi si passa al brano successivo, oppure si può chiudere una chiamata o rifiutarla e tacitare l’assistente Google
- con tre tocchi si torna al brano precedente
- con un tocco prolungato si evoca l’assistente vocale.
Sempre su entrambe le cuffie si può anche regolare il volume, sia della musica che delle chiamate: basta far scorrere il dito in avanti per alzarlo e indietro per abbassarlo.
INTEGRAZIONE CON L’ASSISTENTE GOOGLE
Uno dei punti di forza delle nuove Pixel Buds 2 è senz’altro l’integrazione con l’assistente Google, che funziona bene grazie al riconoscimento vocale e permette di svolgere una serie di azioni interessanti senza nemmeno sfiorare le cuffie: basta semplicemente pronunciare la hotword “Ok Google” per poter chiedere informazioni sul meteo, aggiungere e gestire eventi in Google Calendar, scattare un selfie, avviare Spotify e leggere le notifiche.
All’inizio il processo è un po’ lento, perché bisogna imparare a conoscere e rispettare i turni di parola con l’assistente. Una volta entrati in sintonia, però, le cose procedono molto più speditamente, specialmente se avrete dato un po’ di tempo a Voice Match per riconoscere la vostra voce e il modo in cui parlate.
A partire dalle notifiche, è anche possibile replicare ai messaggi ricevuti dettando all’assistente la propria risposta, ma anche inviare nuovi messaggi specificando l’applicazione che si vuole utilizzare. La funzionalità infatti è attiva sia per WhatsApp che per Telegram, anche se non è possibile inviare direttamente dei messaggi vocali.
Per il momento invece non è ancora possibile utilizzarlo con Messenger, inviare mail con Gmail o scrivere note su Keep, anche se tali migliorie potrebbero essere introdotte tramite aggiornamenti. D’altronde, Google ha garantito che le Buds 2 saranno supportate proprio come gli smartphone Pixel, con aggiornamenti frequenti e continuativi e con il cosiddetto “feature drop”, ovvero la possibilità di ottenere anche nuove funzionalità e non solo semplici bug fix.
All’inizio di giugno per esempio è stato rilasciato l’aggiornamento firmware 296 per risolvere un leggero ronzio segnalato da alcuni utenti dopo il lancio delle cuffie negli Stati Uniti. Per installarlo, bisogna controllare la presenza di aggiornamenti tramite l’app Pixel Buds, e poi riporre le cuffie nel case in attesa che si aggiornino; può volerci qualche ora, perché purtroppo non è possibile imporre manualmente un aggiornamento forzato.
APP E FUNZIONALITÀ SPECIALI
Sulle Pixel Buds 2 torna quella che fu, al tempo, un’esclusiva della prima generazione delle cuffie di casa Google, ovvero la traduzione (quasi) in tempo reale durante una conversazione con una persona che parla un’altra lingua. Per utilizzarla, bisogna scaricare l’app Google Traduttore dal Play Store e scegliere la modalità conversazione dalla schermata dello smartphone.
In alternativa è anche possibile attivarla rivolgendosi semplicemente all’assistente vocale con una richiesta sulle linee di “Ok Google, aiutami a parlare in russo”.
L’app di traduzione si aprirà e, tenendo premuto l’auricolare durante il proprio turno di parola, le vostre frasi saranno tradotte nella lingua desiderata: appariranno sullo schermo dello smartphone e saranno anche lette dalla voce sintetica del traduttore perché il vostro interlocutore possa ascoltarle. La funzionalità è disponibile per oltre 40 lingue, a patto che sia presente una buona connessione a internet.
Altra funzione interessante è Find My Device, che permette di ritrovare le cuffie nel caso in cui, ad esempio, non vi ricordiate dove le avete lasciate. Attivandola tramite l’app Pixel Buds sullo smartphone è possibile far suonare ognuno dei due auricolari, ammesso che si trovino nelle vicinanze.
L’app Pixel Buds, disponibile solo per Android, permette di gestire i permessi dell’assistente Google, cercare aggiornamenti, controllare il livello di carica di ogni cuffia, visualizzare i controlli delle gesture (ma non personalizzarli) e abilitare o disabilitare funzionalità come il rilevamento in-ear, che saggia se gli auricolari sono indossati (e, in caso contrario, sospende la riproduzione) e il suono adattivo, che – grazie alla presenza di un accelerometro che rileva i movimenti della mandibola e a due microfoni posizionati su ogni auricolare – rileva se si sta parlando in condizioni ambientali rumorose; in caso affermativo, interviene alzando il volume.
QUALITÀ DEL SUONO
La qualità del suono è buona, sia in chiamata che durante la riproduzione musicale. Gli auricolari montano driver dinamici da 12 mm. Dopo averli testati con diversi generi musicali, posso dire che medi e alti sono buoni, mentre i bassi non sono particolarmente profondi; inoltre, non è possibile personalizzare l’equalizzazione, e i codec supportati sono solo AAC e SBC, probabilmente nell’ottica del risparmio energetico.
Oltre alla funzionalità di suono adattivo illustrata sopra per quanto riguarda il contrasto del rumore ambientale, va detto che le Pixel Buds 2 non dispongono di un sistema di cancellazione attiva del rumore. Si tratta, piuttosto, di una cancellazione passiva e quasi “meccanica”, perché i rumori circostanti vengono attutiti dall’incastro perfetto dell’auricolare in-ear all’interno dell’orecchio, grazie anche alla presenza dell’archetto in gomma; la presenza di uno “sfiato” permette di non sentire una pressione fastidiosa nel canale auricolare.
Quindi si tratta di un buon livello di isolamento, ma non totale: abbastanza da non sentire i rumori che ci circondano, ma non da tagliare fuori del tutto le frequenze basse e continue come quelle, ad esempio, che si sentono sull’aereo mentre si è in volo.
La connettività, con Bluetooth 5.0, è buona: se si dispone di un dispositivo Android 6.0 e successivi, basta semplicemente aprire la custodia e si aprirà una finestra di dialogo con l’app delle cuffie.
DIFFERENZE TRA ANDROID E IOS
Sicuramente il compagno ideale delle nuove cuffie Google è uno smartphone Pixel, dove la app Pixel Buds è parte integrante del sistema operativo, tanto che vi si può accedere dal menù delle impostazioni di connettività, ma anche per gli altri smartphone Android la compatibilità è perfetta.
Basta scaricare l’app dal Play Store, attivare il Bluetooth e il gioco è fatto: è sufficiente aprire la custodia delle cuffie per attivare il Fast Pair e accedere a tutte le funzionalità dell’app, dall’assistente Google alla traduzione in tempo reale, dalla gestione del suono adattivo alla ricerca sonora delle cuffie.
Diverso è invece il discorso per i dispositivi iOS, per i quali le cose si fanno un po’ più complicate: per effettuare l’accoppiamento bisognerà servirsi del pulsante Bluetooth presente sul retro del case, in più mancano le funzioni relative all’assistente Google e all’applicazione Pixel Buds, tra cui anche la traduzione in tempo reale. Le cuffie, poi, non funzionano con Siri.
BATTERIA
Capitolo importante, la batteria: la durata dichiarata, confermata dal test sul campo, è di cinque ore di riproduzione musicale e di due ore e mezza di chiamate per ogni auricolare; una prestazione nella media che, pur non essendo gravata dalla presenza di una cancellazione attiva del rumore, deve comunque far fronte alle numerose funzionalità legate all’assistente vocale, soprattutto se si sceglie di attivarle tutte.
Gli auricolari inoltre si scaricano in maniera non uniforme: sembra che il destro consumi leggermente più del sinistro, il che potrebbe essere dovuto al fatto che i due si occupano di funzioni diverse per massimizzare le prestazioni della batteria. In ogni caso, a salvare la situazione interviene la custodia, che garantisce altre 19 ore di carica a entrambi gli auricolari, per un totale di 24 ore di riproduzione musicale da tenere comodamente in tasca (o 12 ore di chiamate).
Inoltre, è presente una funzione che permette di guadagnare ben due ore di riproduzione con soli dieci minuti di ricarica. Oltre alla presa USB-C, c’è anche la possibilità di ricarica wireless.
PREZZI, COLORI, DISPONIBILITÀ
Le nuove Pixel Buds 2 saranno lanciate sul mercato italiano proprio oggi, al prezzo di 199 euro. Al momento nel nostro Paese l’unica colorazione disponibile è quella bianca (Clearly White) che vedete nell’articolo, ma negli Stati Uniti sono state proposte anche altre tre varianti di colore: Oh So Orange, Quite Mint e Almost Black.
La confezione è essenziale: contiene le cuffie, il case, tre paia di gommini auricolari, il cavo di ricarica da USB-C a USB-A e una guida rapida.
CONCLUSIONI
Come altre aziende di grosso calibro, anche Google sta puntando molto sui servizi e sul proprio ecosistema. Queste Pixel Buds 2 ne sono la prova: rappresentano un tassello in più nell’ambito del mondo dei dispositivi proposti da Mountain View, nel tentativo di crearne una gamma quanto più possibile interconnessa e basata sull’assistente vocale.
Magari non faranno la differenza dal punto di vista hardware come le proposte di Sony e Sennheiser, più focalizzate sulla qualità audio dei propri prodotti (a partire dalla cancellazione del rumore attiva), ma hanno una serie di vantaggi legati alla profonda integrazione con il mondo Android e con Google Assistant.
Nel mio caso anzi hanno dato un senso all’assistente vocale di Google, che finora avevo utilizzato ben poco, e che invece in accoppiata con le cuffie ha assunto tutt’altra utilità, specialmente per la possibilità di leggere le notifiche e rispondere ai messaggi senza nemmeno dover mettere mano allo smartphone.
Detto questo, si tratta di un buon prodotto, robusto, dal design caratteristico e con una serie di funzionalità decisamente allettanti per quanto riguarda l’assistente. È quello che fa per voi? Come sempre, tutto dipende da ciò che state cercando.
PRO E CONTRO
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