Dopo mesi di attese, annunci e smentite, Google ha finalmente presentato ufficialmente il suo Pixel 4a. Il nuovo medio gamma dell’azienda di Mountain View esce finalmente allo scoperto, ma per comprarlo ci sarà ancora tempo, e la prima notizia è proprio questa: sarà disponibile sullo store ufficiale a partire dal primo ottobre.
Il fil rouge che ha accompagnato il lancio dell’ultimo smartphone Google è stato senz’altro il tempo trascorso a fantasticarci sopra. Generalmente, l’azienda lancia un top di gamma in autunno e il conseguente medio gamma in primavera, ma quest’anno le cose sono andate diversamente: mentre Pixel 4 e Pixel 4 XL sono usciti regolarmente a novembre seguendo la tabella di marcia, Pixel 4a si è fatto attendere parecchio, dato che se ne parla con sostanziosi leaks già da marzo.
Sebbene le fughe di notizie abbiano già lasciato trapelare molto dell’aspetto delle specifiche del nuovo, atteso medio gamma, bisogna dire che l’ufficializzazione ha riservato anche qualche sorpresa. Dunque, come si comporta il nuovo Pixel 4a? E quali sono le differenze rispetto al suo predecessore, il Pixel 3a, che uso come smartphone principale da quasi un anno? Ecco la mia esperienza.
PAROLA CHIAVE: COMPATTEZZA
Uno dei motivi per cui da quasi un anno ho scelto di accompagnarmi con il Pixel 3a sono, senza dubbio, le dimensioni. Per chi, come me, non ama i “padelloni”, la scelta è abbastanza limitata: ad oggi sono pochi i brand che hanno messo sul mercato smartphone medio gamma con display sotto i sei pollici; oltre a Google, ci sono Apple (con il nuovo iPhone SE 2020) e Samsung (con il, seppur un po’ datato, Galaxy S10e).
Fortunatamente, anche a questo giro bigG ha prediletto la portabilità: il nuovo Pixel 4a, che misura 144 x 69,4 x 8,2 mm e pesa 143 grammi, è anche più compatto del predecessore (151,3 x 70,1 x 8,2 mm e 147 grammi). E tuttavia, grazie al nuovo design, lo schermo ne giova: il display OLED FHD+ 1080×2340 a 443 ppi arriva a toccare una diagonale di 5,81 pollici (rispetto ai 5,6” OLED del 3a).
Una miglioria percettibile, soprattutto perché va ad eliminare le due ampie bande nere a cui, in onore del mio pragmatismo incentrato sulla compattezza, mi sono dovuta abituare sul Pixel 3a, e che ne “invecchiavano” un po’ l’aspetto, rimandando a design ben più vetusti.
Il nuovo formato dello schermo, più allungato, ha portato con sé la necessità di trovare nuove soluzioni per la fotocamera anteriore, che è stata posizionata all’interno di un punch hole in alto a sinistra, differenziandosi anche dal fratello “maggiore”, il top di gamma Pixel 4 che aveva mantenuto un sottile bordo nero. Personalmente, è una scelta che non mi dispiace affatto: la trovo contemporanea, non da fastidio per le notifiche e può essere valorizzata con una serie di sfondi ad hoc.
Le linee, nell’insieme, richiamano quelle già proposte per Pixel 4 e 4XL: pulite, leggermente stondate, con un design atipico. Pur avendo abbandonato il vetro della versione top di gamma, anche in questo caso i materiali sono curati e piacevoli al tatto: la scocca in policarbonato è di buona fattura e non cattura le impronte, così come il Gorilla Glass 3 che protegge lo schermo.
Buono il grip e comoda la posizione del lettore di impronte che è molto preciso; anche se, vista la fascia di prezzo, sarebbe stato auspicabile implementarlo sotto lo schermo o almeno nel pulsante laterale. Confermata la presenza del jack audio da 3,5 mm, che personalmente apprezzo; mancano invece la certificazione IP68 e la ricarica wireless, cosa alquanto scontata per i midrange.
Un appunto sulle colorazioni: mentre i top di gamma sopracitati vantavano anche un bell’arancio corallo e il Pixel 3a era bianco e contraddistinto dalla finitura lucida a metà della back cover – che, insieme al tasto di accensione a contrasto, rievocava il look “di famiglia” – stavolta l’unica colorazione disponibile in Italia è per ora quella nera, con tasto a contrasto verde acqua. Decisamente sobria, ma un po’ più anonima delle precedenti per i miei gusti.
FOTOCAMERA: NULLA CAMBIA, TUTTO CAMBIA
Di primo acchito, leggendo le specifiche, potrebbe sembrare che nel comparto fotografico non sia cambiato nulla: il sensore d’immagine è lo stesso, sia nella fotocamera posteriore (che anche qui, come sul Pixel 3a, è singola) da 12,2 MP con stabilizzazione ottica ed elettronica che in quella anteriore da 8 MP. Anche l’app fotocamera è sostanzialmente la stessa, eccetto l’introduzione della possibilità di regolare luminosità e ombre con i controlli a doppia esposizione.
E invece, le differenze ci sono, e si vedono: lo scarto più grande l’ho notato nei video, dove la stabilizzazione rispetto al Pixel 3a è davvero impressionante. Il motivo, evidentemente, è da individuare nel cambiamento del system-on-a-chip, il nuovo Snapdragone 730 monta infatti di serie l’ISP Spectra 350. Poiché la stabilizzazione ottica lavora insieme a quella digitale, il risultato è decisamente più convincente, quasi in linea con il top di gamma Pixel 4XL. Non perdetevi il confronto diretto nel nostro video per vedere direttamente ciò che vi ho appena descritto.
Come sul Pixel 3a è presente la possibilità di girare video fino alla risoluzione 4K a 30 fps, con ottimi risultati in termini di qualità, fluidità e stabilizzazione. Interessante inoltre, durante le videochiamate con Google Duo, l’autoregolazione dello zoom in base al numero di soggetti presenti nell’inquadratura. Un dettaglio non da poco nell’era delle riunioni di lavoro a distanza.
Migliorate, come potete vedere, anche le fotografie, che pure erano già di ottimo livello sul Pixel 3a: le foto scattate di giorno sono nitide, ricche di dettagli, caratterizzate da colori brillanti e da un contrasto elevato grazie all’HDR+. L’effetto bokeh è bilanciato, al netto di qualche piccola imprecisione nello scontornare gli elementi un po’ più complicati come i capelli ricci, e può essere applicato anche a posteriori, a foto scattate in precedenza.
Google ha dimostrato ancora una volta che a fare la qualità degli scatti non è il numero di fotocamere a disposizione quanto la loro qualità unita al software, che con l’intelligenza artificiale riesce a ottimizzare le impostazioni di scatto e postproduzione in maniera egregia.
Manca, di nuovo, un’ottica grandangolare, scelta che forse deluderà qualcuno, considerato che generalmente i Pixel sono considerati dei camera phone; lo zoom digitale, d’altro canto, funziona decisamente bene. Punto forte, come nei predecessori, è la modalità notte, che garantisce ottimi risultati anche in condizioni di luminosità davvero scarsa. Invariata la fotocamera anteriore da 8 MP che riesce a riprodurre fedelmente le tonalità della pelle e gestisce molto bene anche le forti luci, senza mai bruciare il cielo anche nei giorni più assolati.
IL DISPLAY E’ MIGLIORATO
Il display, come anticipato, vanta una diagonale di 5,8” ed è un OLED FHD+ da 1080×2340 pixel, 443 ppi con un rapporto di 19,5:9. Leggermente più allungato del predecessore, è decisamente migliorato nella resa cromatica, che risulta più accurata: a parità di luminosità infatti, i neri sono più profondi e i colori più fedeli alla realtà. La differenza con il pannello OLED del Pixel 3a è enorme, difficile, se non impossibile, mostrarla in foto o in video; dal vivo si riconoscono subito dei colori fin troppo sgargianti sul vecchio modello.
Sorprende quindi il salto tecnologico, a testimonianza che non basta dire “OLED” oppure “AMOLED” perché si abbia la sicurezza assoluta di avere davanti un pannello di ottima qualità; con questo integrato sul Pixel 4a è evidente come Google si sia avvicinata tantissimo al Pixel 4. L’ottimizzazione degli spazi poi parla da sé, avere uno smartphone ancora più piccolo con un display più grande (e migliore) è una gioia.
Trattiene pochissime impronte e la visibilità all’aperto, anche sotto la luce diretta del sole, è molto buona, come ho potuto apprezzare sotto il solleone di Firenze che vedete in alcuni dei miei scatti sopra.
BATTERIA, STORAGE E SOC
La batteria è leggermente migliorata: si passa dai 3000 mAh del Pixel 3a ai 3140 mAh del Pixel 4a, che in combinazione con lo Snapdragon 730 octacore da 2,2 GHz, una GPU Adreno 618 e 6GB di RAM garantisce un’ottimizzazione energetica migliore rispetto al predecessore.
Certo, non è un battery phone, e nemmeno vuole esserlo. Le sue prerogative sono altre, cioè garantire un’esperienza soddisfacente senza l’ingombro di un grande smartphone, pur mantenendo un ottimo comparto fotografico. Questa configurazione permette di arrivare a sera senza troppe preoccupazioni, almeno per l’uso che ne faccio io, con molto browsing, social, mail, messaggistica, musica in streaming e visione di qualche video su YouTube. Presente anche la ricarica rapida a 18W e il cavetto type-C/type-C.
Decisamente una boccata di ossigeno è stato invece il passaggio ai 128 GB di memoria interna del dispositivo che ho testato. Lo storage da 64 GB che montava il Pixel 3a è stato per me uno dei suoi più grandi limiti perché, se è vero che Google Foto permette di salvare in cloud i propri contenuti multimediali in alta qualità, è anche vero che le applicazioni odierne si fanno sempre più impegnative dal punto di vista del peso, e la memoria si riempiva rapidamente, data anche la possibilità di girare video in 4K
Le animazioni sono molto fluide e le applicazioni si aprono rapidamente, con la classica interfaccia Android 10 Stock che contraddistingue l’esperienza Google. Punto a favore il passaggio dalla memoria eMMC alla UFS 2.1, che snellisce ulteriormente i tempi di scrittura e salvataggio dei contenuti multimediali; bene anche il multitasking, D’altronde, la fluidità della UI è comune a tutti i Pixel, con transizioni rapide e piacevoli, e la certezza di ricevere aggiornamenti puntuali per almeno tre anni.
Interessante anche la presenza del registratore vocale che trascrive in tempo reale le parole, anche se al momento è limitato solo all’inglese. Lato connettività ci sono WiFi dual band, Bluetooth 5.1, NFC; manca però, almeno in questa versione lanciata oggi, il supporto al 5G. Un compromesso che per il momento potrebbe non comportare particolari rinunce, ma che in futuro – qualora tale tecnologia venisse sviluppata a livello nazionale – potrebbe avere un suo peso.
Ottima, infine, la ricezione: in questi giorni di utilizzo non ho mai avuto problemi, lo smartphone si è sempre connesso rapidamente alla rete e ha mantenuto il segnale. Buona anche la qualità audio in capsula, così come quella del vivavoce, che offre un volume discreto; molto bene l’audio multimediale, che ha un effetto stereo con un volume elevato, forse un po’ carente di bassi ma considerate le dimensioni dello smartphone è comprensibile.
SPECIFICHE TECNICHE
- OS: Android 10, con aggiornamenti sicurezza per almeno tre anni
- Schermo: Display da 5,81 pollici con foro, OLED FHD+ (1080 x 2340) a 443 ppi in 19,5:9, supporto HDR
- Dimensioni: 144 x 69,4 x 8,2 mm, peso 143 g
- Batteria: 3140 mAh
- Ricarica: Alimentatore USB-C da 18 W con USB-PD 2.0, ricarica rapida da 18 W
- Memoria: 6 GB di RAM LPDDR4x + 128 GB (UFS 2.1)
- Processori: Qualcomm® Snapdragon 730 Octa-core da 2,2 GHz + 1,8 GHz a 64 bit
- GPU: Adreno 618 + Modulo di sicurezza Titan M
- Fotocamera posteriore:
- singola con sensori da 12,2 MP con tecnologia Dual Pixel, larghezza pixel 1,4 μm, messa a fuoco automatica con tecnologia Dual Pixel a rilevamento di fase, stabilizzazione ottica ed elettronica delle immagini, apertura ƒ/1,7, campo visivo 77°
- video 1080p a 30 f/s, 60 f/s, 120 f/s – 720p a 30 f/s, 60 f/s, 240 f/s – 4K a 30 f/s
- Fotocamera anteriore (alloggiata nel foro del display):
- 8 MP, dimensioni pixel 1,12 μm, apertura ƒ/2,0, messa a fuoco fissa, campo visivo 84°
- video 1080p a 30 f/s – 720p a 30 f/s – 480p a 30 f/s
- Sensori: sensore di prossimità/sensore della luce ambientale, accelerometro/giroscopio, magnetometro, sensore di impronte digitali sul retro, barometro
- Pulsanti e porte: USB Type-C ® 3.1 Gen 1, jack audio da 3,5 mm, tasto di accensione, controlli del volume
- SIM: Nano SIM singola, eSIM
- Audio: altoparlanti stereo, 2 microfoni
- Wireless e geolocalizzazione: Wi-Fi 2,4 + 5 GHz 802.11 a/b/g/n/ac 2×2 MIMO, Bluetooth 5.1 + LE, A2DP (codec HD: AptX, AptX HD, LDAC, AAC), NFC, Google Cast, GPS, GLONASS, Galileo, QZSS, BeiDou, fino a 600 Mbps in download ,fino a 75 Mbps in upload, nanoSIM + eSIM
- Colori: nero
- Contenuto della confezione: Alimentatore USB-C ® da 18 W, Cavo da USB-C a USB-C lungo 1 metro (USB 2.0), Guida rapida, Adattatore per il trasferimento rapido, Strumento SIM
CONCLUSIONI
Come il suo predecessore, anche questo Pixel 4a consente di provare la cosiddetta esperienza Google nel suo insieme a un costo più accessibile rispetto ai fratelli maggiori, racchiudendo in uno smartphone compatto tutto ciò che serve, oltre a un comparto fotografico davvero eccellente, e riesce nell’impresa.
Il prezzo di vendita, 389 euro, è forse leggermente più alto del dovuto, proprio come era accaduto per il Pixel 3a, che adesso si trova a circa 330 euro. Bisogna poi sottolineare la mancanza del 5G, cosa che invece non si può dire di tanti diretti concorrenti con cui deve scontrarsi in questa fascia; resta a mio avviso un medio gamma di ottimo livello, perfetto per l’uso quotidiano di chi cerca uno smartphone compatto ma prestante.
Tutto ciò però viene messo in prospettiva dalla data di uscita sullo store: il primo ottobre è decisamente lontano, ma attenzione perché i preordini apriranno il 10 settembre. Se è vero che Google, come d’altronde Apple, gioca una partita diversa da tutti gli altri, puntando sull’unicità dell’esperienza Pixel, del software e delle dimensioni ridotte, è anche vero che tra tre mesi le proposte dei competitor potrebbero essere più allettanti, fosse anche solo per una questione di tempo. E se poi arrivasse davvero una variante 5G? Insomma, nel 2020, non conta soltanto quanto vali ma sempre di più la tempestività, perché il settore corre rapido e non aspetta nessuno.
PRO E CONTRO
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