Potrebbe esserci un ingrediente mancante nella ricetta della materia oscura, la componente misteriosa che occupa il 25% dell’universo. Lo indica la ricerca pubblicata su Science e coordinata dall’italiano Massimo Meneghetti dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) – Osservatorio di Bologna. Alla ricerca hanno preso parte anche ricercatori Inaf di Napoli e Trieste.
Gli astrofisici hanno scoperto un’inaspettata discrepanza tra le osservazioni e i modelli teorici che predicono come la materia oscura dovrebbe essere distribuita negli ammassi di galassie. Grazie ai dati raccolti con il telescopio spaziale Hubble della Nasa e dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e del Very Large Telescope (Vlt) dell’Osservatorio Europeo Meridionale (Eso) in Cile, gli astronomi hanno rivelato un dettaglio sconcertante nel modo in cui si comporta la materia oscura: hanno trovato concentrazioni piccole e dense di materia oscura che piegano e ingrandiscono la luce molto più intensamente del previsto. Di conseguenza nelle attuali “ricette” che descrivono la materia oscura potrebbe mancare qualche ingrediente. La materia oscura non emette, assorbe o riflette la luce. La sua presenza è conosciuta solo attraverso la sua attrazione gravitazionale sulla materia visibile.
Pertanto, rimane sfuggente, ma un modo per rilevarla è misurare il modo in cui la sua gravità distorce lo spazio, un effetto chiamato lente gravitazionale. I ricercatori hanno scoperto che concentrazioni su piccola scala di materia oscura negli ammassi di galassie producono effetti di lente gravitazionali che sono 10 volte più forti del previsto. “Gli ammassi di galassie sono laboratori ideali per studiare la materia oscura e la sua interazione con la materia luminosa”, dice Meneghetti. “Abbiamo condotto numerosi e accurati test per confrontare le simulazioni e – aggiunge – i dati dello studio e la scoperta della mancata corrispondenza persiste”. Secondo l’esperto, una possibile origine della discrepanza è “che potrebbe mancare qualche elemento fisico chiave nelle simulazioni che abbiamo utilizzato o potremmo non aver compreso la vera natura della materia oscura”.