Xiaomi è uno dei produttori che sta spingendo di più sull’innovazione legata alle batterie e all’alimentazione: se sul nuovo flagship Mi 11, presentato appena due giorni fa, la scelta della velocità di ricarica è stata più conservativa fermandosi a 55W, sui prossimi Black Shark 4 appena certificati in Cina invece dovrebbe implementare il supporto alla ricarica a 120W. E al di là di questo, negli ultimi giorni ha fatto molto discutere il concept di ricarica wireless a distanza (Mi Air Charge) presentato proprio dal colosso cinese (anche Motorola lavora a una tecnologia simile), e capace di alimentare lo smartphone anche a metri di distanza.
Non sorprende, quindi, che il brevetto di cui vi parliamo oggi abbia a che fare con le batterie, anche se affronta una questione più “banale”, e tuttavia non meno importante, anzi. Al di là del naturale deterioramento, infatti, le batterie invecchiando presentano una criticità ben più pericolosa, in potenza: tendono a gonfiarsi. E quando questo avviene, non è detto che l’utente abbia modo di accorgersene facilmente.
Per questo Xiaomi ha studiato un sistema che riconosce l’insorgenza di rigonfiamenti non appena questi si manifestano, e ne segnala poi la presenza all’utente. Tutto ciò avviene grazie ad un circuito di rilevamento della corrente e ad una ceramica piezoelettrica collocata sul lato interno della scocca posteriore e rivolta verso la batteria, oppure al di sotto della batteria medesima. Il circuito a questo punto è in grado di rilevare un eventuale impulso condotto dalla ceramica piezoelettrica, che significherebbe un’espansione anomala della batteria.
La soluzione pensata da Xiaomi sembra una di quelle che presto potrebbe avere un ampio impiego nel settore, soprattutto se i produttori continueranno a spingere sulla velocità di ricarica e dunque a sottoporre le batterie ad un carico crescente di stress.