Con una superficie di 4.320 chilometri quadrati, l’iceberg che in Antartide si è staccato dalla piattaforma di ghiaccio Ronne Ice Shelf è attualmente il più grande del mondo, ma le sue dimensioni non stupiscono gli esperti, a confronto di altri giganti che l’hanno preceduto e che adesso si sono frammentati, come il B-15 del 2000, con i suoi 11.000 chilometri quadrati o quello del 1956, con i suoi 31.000 chilometri quadrati.
Chiamato A-76, adesso il grande iceberg sta vagando nel Mare di Weddell. La prima segnalazione del suo distacco è arrivata dal programma antartico britannico, British Antarctic Survey, ed è stata poi confermata dal centro americano per la sorveglianza dei ghiacci, l’Us National Ice Center. A cattura le immagini è stato il satellite europeo Sentinel 1, una delle sentinelle della Terra del programma Copernicus gestito da Commissione Europea e Agenzia Spaziale Europea (Esa).
L’iceberg A-76 visto dal satellite europeo Sentinel 1 (fonte: contains modified Copernicus Sentinel data (2021), processed by ESA, CC BY-SA 3.0 IGO)
Lungo 170 chilometri e largo 25, l’iceberg A-76 ha una superficie confrontabile a quella della più grande delle isole Baleari, Maiorca. “E’ attualmente l’iceberg più grande, ma non è anomalo in quanto iceberg di queste dimensioni si staccano dalle piattaforme di ghiaccio antartiche all’incirca ogni due anni”, ha detto all’ANSA il glaciologo Massimo Frezzotti, del dipartimento di Scienze dell’Università Roma Tre.
“Il distacco degli iceberg è un fenomeno ciclico, che rientra nella fisiologia”, val a dire che è legato al comportamento dei ghiacci. La neve che cade sulla calotta, nel cuore del continente antartico, viene trasportata dai ghiacciai che scendono verso le coste e alimentare le piattaforme di ghiaccio galleggianti. Questo fronte di ghiaccio avanza ogni anno al ritmo di compreso fra 500 metri e un chilometro finché, come accade in tutti i ghiacciai, non si formano dei crepacci. Questi gradualmente si allargano finché la piattaforma non si stacca dando origine all’iceberg.
Il distacco di un iceberg è quindi un fenomeno fisologico, legato all’avanzamento e all’arretramento periodico delle piattaforme di ghiaccio lungo le coste antartiche. “Non c’è relazione con il riscaldamento globale, ma questo non significa – rileva Frezzotti – che in Antartide non stiano avvenendo cambiamenti climatici. Il problema che stiamo osservando è che la criosfera sta cambiando e in Antartide non sappiamo se alcuni ghiacciai siano arrivati al punto di non ritorno”.