E’ finalmente arrivato il momento per la nostra recensione di Google Pixel 6, il più piccolo ed economico dei due Pixel lanciati sul finire del 2021 da Big G e ora ufficialmente disponibili anche in Italia.
Al di là della delusione iniziale per il mancato arrivo nel nostro paese fin da subito, questi ultimi mesi sono in realtà serviti allo smartphone per maturare e a Google per risolvere una quantità sorprendente di bug che ne hanno accompagnato il debutto.
Ora Google Pixel 6 e Google Pixel 6 Pro sono cambiati e hanno alcune peculiarità uniche, tra cui un rapporto qualità/prezzo (specialmente Pixel 6) che li rende molto appetibili, ma attenzione perché nemmeno Google regala i propri smartphone, i compromessi ci sono e bisogna conoscerli.
INDICE
DESIGN E QUALITÀ COSTRUTTIVA
Google Pixel 6 è uno smartphone atipico e il primo impatto lo conferma immediatamente: il design è davvero particolare, divisivo. C’è chi lo considera interessante e originale, c’è chi lo considera poco aggraziato e desueto.
Le linee sono insolitamente squadrate, con gli angoli del display però curvi, anche se non in modo accentuato come sulla maggior parte degli smartphone moderni. Frontalmente si notano delle cornici abbastanza importanti, specialmente quella inferiore, ed è presente una piccola cornice in plastica tra vetro anteriore (Gorilla Glass 6) e bordo in alluminio riciclato (nero opaco indipendentemente dalla colorazione del prodotto), una soluzione tecnica che normalmente compare sui prodotti con frame in plastica e che fa perdere un po’ di look premium al dispositivo. Al centro il foro che ospita la fotocamera frontale.
Posteriormente i tratti distintivi aumentano notevolmente: una barra nera (è sempre nera per tutte le colorazioni del prodotto) divide la scocca in vetro e le due parti hanno colorazioni diverse disponibili in più varianti, la barra, detta “camera bar” ospita appunto tutto il gruppo ottico delle fotocamere ed è rialzata rispetto alla scocca di 3 mm.
La camera bar è protetta da un vetro nella parte piatta sopra agli obiettivi, mentre alle due estremità c’è una curvatura di raccordo con il bordo ed è in plastica nera, purtroppo la giunzione tra i due materiali crea un piccolissimo scalino antiestetico che è impossibile non notare.
Rispetto al Pixel 6 Pro, sul modello più piccolo la camera bar è posizionata leggermente più in alto rendendo l’aspetto complessivo più proporzionato.
Lo smartphone è resistente all’acqua con certificazione IP68, la qualità costruttiva è molto buona, così come la sensazione trasmessa in mano. Il nostro esemplare però ha un piccolo difetto nel ritaglio del display in corrispondenza della fotocamera frontale, l’obiettivo non è posizionato perfettamente al centro del foro. Lo si nota solo aguzzando la vista, ma c’è e non è l’unico problema segnalato nel tempo ai display dei Pixel 6.
Le dimensioni sono generose ma non impossibili, il peso di 207 grammi però inficia un’ergonomia che diversamente sarebbe stata più che buona, per lo meno rispetto al mastodontico e scivolosissimo Google Pixel 6 Pro.
DISPLAY E MULTIMEDIA
Google Pixel 6 è equipaggiato con un display OLED HDR10+ da 6,4″ con risoluzione FullHD e refresh rate di 90 Hz. Si tratta di un’unità di buona qualità, ben calibrata e in generale adeguata al prezzo del prodotto. Manca un filo di luminosità di picco ma il software interviene puntualmente per attivare una modalità alta visibilità all’aperto, che obbliga ad un sacrificio sulla fedeltà cromatica ma permette di conservare la leggibilità anche alla luce diretta del sole.
Non è possibile in alcun modo attivare la modalità alta luminosità manualmente, per escluderla invece è sufficiente disattivare la luminosità adattiva. Proprio la funzione automatica di regolazione è molto sofisticata sui due Pixel 6, forse per la prima volta ci siamo resi conto del lavoro degli algoritmi di machine learning: giorno dopo giorno lo smartphone acquisisce informazioni sulle preferenze dell’utente, succede ogni volta che si va ad agire sullo slider di luminosità per regolare più precisamente la luminosità automatica. Tutti i dati, in base all’orario del giorno, alla luce ambientale, alle applicazioni in uso (e probabilmente anche qualche altro parametro) si traducono in una “proposta di luminosità” che diventerà giorno dopo giorno più precisa e che può sempre essere aggiustata e ricalibrata dall’utente.
La luminosità adattiva, così come lo sfruttamento delle risorse hardware per garantire sempre il massimo delle prestazioni, fanno parte delle funzionalità uniche dei Pixel 6, prodotti concepiti attorno al machine learning e supportati da un SoC realizzato appositamente per massimizzare l’efficienza e le capacità dell’intelligenza artificiale.
La parte audio è affidata ad un doppio speaker stereo di buona qualità, il suono è ben spaziato ed equalizzato, ciò che manca è la pressione sonora (il volume) che è leggermente sotto le aspettative, contrariamente a Pixel 6 Pro dove invece si distingue positivamente all’interno della fascia alta.
In vivavoce viene sfruttato solo lo speaker principale, peccato. A proposito di vivavoce e Bluetooth, segnaliamo che sono stati risolti una serie di bug che impedivano un corretto funzionamento dello smartphone insieme ad Android Auto e ai sistemi di infotainment tradizionali.
SCHEDA TECNICA: GOOGLE TENSOR E PRESTAZIONI
Google Pixel 6, come anche il suo fratellone Pixel 6 Pro, sono i primi smartphone di Google ad essere equipaggiati con il SoC proprietario Tensor e sappiamo come, negli smartphone moderni, il SoC sia il cuore centrale dell’esperienza complessiva.
Google Tensor è un SoC innovativo perché completamente incentrato sull’intelligenza artificiale, è nato dalla specifica esigenza di Google di riuscire ad andare oltre alla potenza computazionale dei processori top di gamma dei produttori tradizionali, ma non si parla di potenza bruta, bensì di processi di machine learning, algoritmi che possono essere eseguiti localmente con il minor dispendio possibile di energia.
L’architettura di Google Tensor è atipica con i suoi due core X1, ma ancor più strana è stata la scelta di utilizzare i Cortex A76 anziché i più recenti A78. Due specifiche che però vanno a braccetto: da un lato garantire la potenza di calcolo, dall’altra massimizzare l’efficienza energetica per i processi di ML a medio carico, ovvero ridurre al minimo i consumi per l’impiego principale di un processore come il Tensor.
A questo si aggiunge la grande attenzione che è stata riservata per la sicurezza con il Tensor Security Core, ovvero un sottosistema CPU che si appoggia al chip Titan M2 per tenere al sicuro le informazioni sensibili da possibili attacchi software o fisici (elettromagnetici, laser, alto voltaggio).
Al di là delle prestazioni e dei risvolti pratici, Google Tensor è uno degli aspetti tecnici in assoluto più interessanti di questi nuovi Pixel, una caratteristica che farebbe felice un nerd, quanto di più futureproof (seppur nella sua imperfezione) ci sia in questo momento nel mondo Android.
SCHEDA TECNICA GOOGLE PIXEL 6
- display: Smooth Display OLED da 6,4″, 20:9, FHD+, 411ppi, refresh rate 90Hz, Always-on con At a Glance e Now Playing, contrasto 1.000.000:1, HDR
- materiale: fronte Corning Gorilla Glass Victus, retro Corning Gorilla Glass 6
- processore: Google Tensor, co-processore Titan M2
- memoria:
- 8GB di RAM
- 128GB interna non espandibile
- connettività: 5G sub-6GHz, USB-C gen1, WiFi 6E, Bluetooth 5.2, NFC, GPS, Glonass, Galileo, QZSS, BeiDou
- dual SIM (SIM+eSIM)
- audio: stereo
- altro: ARCore
- sblocco: sensore delle impronte digitali integrato nel display
- protezione: IP68
- fotocamere:
- anteriore: 8MP, 1,12um, f/2,0, FF, FOV 84°
- posteriori:
- 50MP principale octa PD Quad Bayer. 1,2um, f/1,85, FOV 82°, ISOCELL GN 1 1/1,31″, Super Res Zoom fino a 7x
- 12MP ultra grandangolare, 1,25um, f/2,2, FOV 114°
- LDAF, OIS
- video fino a 4K a 60fps
- batteria: 4.614mAh con ricarica a 30W, certificazione Qi, Battery Share
- OS: Android 12 con Material You
- supporto: 5 anni di aggiornamenti con update di sicurezza
- dimensioni e peso: 158,6×74,8×8,9mm per 207g
- colori: Stormy Black, Sorta Seafoam, Kinda Coral
Tensor e scheda tecnica completa, come si traducono nell’esperienza d’uso quotidiana? Partendo dal SoC il primo punto da analizzare sono le prestazioni e le notizie sono decisamente buone. Rispetto al primo contatto avuto qualche mese fa, le cose sono molto migliorate, non ci sono lag, impuntamenti o cali di reattività improvvisi. Le temperature salgono quando si utilizza lo smartphone con app complesse, come la navigazione GPS, la registrazione video in alta definizione o giochi, ma il surriscaldamento non è mai eccessivo.
Rispetto a Google Pixel 6 Pro abbiamo però notato una certa lentezza nello scatto di fotografie, tra il momento in cui viene toccato il tasto e quello in cui effettivamente viene catturata l’immagine. Difficile dire se si tratti di un problema momentaneo o di un limite dello smartphone.
AUTONOMIA e RICARICA
La grande notizia, rispetto ad un inizio al limite del disastroso, è che l’autonomia è notevolmente migliorata, attestandosi su livelli più che convincenti. Mediamente si riescono a coprire oltre 6 ore di schermo attivo, spalmate su un giorno e mezzo o anche due di piena operatività, per altro con always on display attivo.
A proposito di AOD c’è un bug fastidioso che regola in automatico la luminosità e spesso sbaglia completamente, illuminando al massimo i caratteri dell’orologio. Potete immaginare come diventi fastidioso in piena notte. Non è stato sistemato anche un bug relativo al refresh rate in AOD, rimane fisso a 90 Hz per Pixel 6 e 120 Hz per Pixel 6 Pro, funziona quindi esattamente all’opposto di come dovrebbe. Google, che combini?
A proposito di ricarica siamo fermi a 30 Watt con cavo, mentre con basetta wireless di Google (solo la seconda gen) si arriva ad un ottimo valore di 21 Watt (23 Watt per Pixel 6 Pro).
ANDROID 12 E USABILITÀ QUOTIDIANA
Con Android 12 il robottino è cambiato molto, specialmente nella versione originale, quella appunto proposta da Google sui suoi smartphone. Rispetto al passato è più complesso, ricco di funzioni e persino un po’ confusionario nel linguaggio grafico che segue i dettami grafici del Material You.
Google Pixel 6 non è esente da bug, ad esempio ultimamente non viene lanciato il browser tappando su un link, però rispetto a qualche mese fa le cose sono notevolmente diverse, sono stati risolti tutti i problemi della fotocamera su app terze che non fossero di Google, sistemati i problemi di ricezione, spariti i bug grafici, migliorata in modo sostanziale la velocità del sensore di impronte. In generale tutto funziona correttamente, non ci sono crash di app o impuntamenti e sia autonomia che prestazioni sono in linea con le aspettative date dalle caratteristiche tecniche.
Android 12 porta in dote molte funzionalità interessanti oppure revisioni di quelle già presenti in passato. Qua tutto però agisce in maniera immediata: Now Playing, ovvero il riconoscimento continuo della musica, è istantaneo, impressionante la traduzione simultanea offline, come anche “Live Caption”, che genera sottotitoli in realtime. Altre funzioni che fanno uso di AI sono Rilevamento incidenti, che è in grado di capire se si sono verificati incidenti d’auto e chiamare automaticamente i soccorsi, riconoscimento di testi, immagini e link dalla preview delle app recenti, suono adattivo che usa il microfono per valutare l’acustica ambientale e regola di conseguenza l’equalizzatore, il risponditore automatico di Google Assistant e poi diverse features legate a foto e video, tra cui un HDR live in 4K a 60 fps.
Ci sono poi i temi, vero punto cruciale del Material You, per personalizzare in modo profondo la grafica, tante animazioni e anche alcuni aspetti controversi, come la tendina delle notifiche stravolta per l’ennesima volta e ora poco funzionale, qualche gesture che funziona malissimo (per esempio il tocco sulla parte posteriore) e scelte assurde come il singolo tocco per risvegliare il display anziché un doppio tocco, con il risultato che lo smartphone continuerà ad attivarsi e completare azioni se lo si tiene semplicemente in mano senza attenzione.
Insomma Android 12 è un nuovo corso, è stata abbandonata la pulizia di Android 10 e 11 per qualcosa di più ricco e appagante ma anche problematico sotto alcuni punti di vista. La sensazione però è che non sia Android 12 in sé il problema, ma l’implementazione di Google sui Pixel, che come spesso accade, fanno da apripista anche quando le cose non sono perfette e col tempo migliorano.
Android sui Pixel è croce e delizia, a volte frustrante ma sempre sul pezzo per almeno 5 anni.
Per quanto riguarda l’usabilità quotidiana aggiungiamo giusto che il sensore di impronte digitali non è velocissimo ma nemmeno drammatico, abbiamo provato tanti altri smartphone più lenti e imprecisi. La vibrazione di Pixel 6 è ok, non è però forte e netta come sul Pixel 6 Pro, non è un valore aggiunto ma nemmeno un punto a sfavore.
Il comparto telefonico si appoggia a una sim fisica (non c’è espansione della memoria) e ad una eventuale eSIM, la ricezione non è favolosa, se la gioca con i top di gamma di Samsung del 2021, un filo sotto ai cinesi di OPPO e Xiaomi (e Huawei), benissimo invece il WiFi e il Bluetooth, con una latenza audio praticamente inesistente in abbinata a cuffiette TWS di ultima generazione e una copertura WiFi senza sbavature.
Rispetto a qualche mese fa la situazione del GPS e dei sensori di orientamento è radicalmente migliorata, anche a piedi non c’è alcun problema con la navigazione, fix sempre rapido e preciso, magnetometro che non fa scherzi. C’è anche il barometro, un aspetto non di poco conto per chi ama fare escursioni in montagna, permette di calcolare la traccia e il dislivello con una precisione notevole.
COMPARTO FOTOGRAFICO
Google Pixel 6 si distingue dal fratello maggiore 6 Pro per alcune variazioni sul comparto fotografico. E’ infatti dotato di due sole fotocamere posteriori (standard e ultrawide) e di una selfie cam con risoluzione inferiore, per il Pro abbiamo in più un teleobiettivo periscopico. I Google Pixel sono storicamente smartphone affidabili sul comparto foto e da sempre il merito è stato attribuito al software quasi “miracoloso”, con la serie 6 però Google ha voluto spingersi più in avanti con nuovi sensori principali da 50 MP e un sistema ISP evoluto. Un cambiamento molto atteso da parte degli utenti e rischioso per Google che ha così modificato un equilibrio prezioso.
I risultati inizialmente sono stati molto deludenti, ora però le prestazioni sono salite di livello, seppur rimangano margini di miglioramento importanti.
Accanto alle funzioni tradizionali Google ha aggiunto un po’ di “chicche” basate su AI, come il panning che simula il movimento, lunga esposizione simulata (quella che rende l’acqua fluida in una foto statica per intenderci e che in fotografia si otterrebbe solo con filtri ND), la gomma magica, che elimina elementi indesiderati dalle foto ricreando i pixel mancanti e “face unblur” una funzione che previene i visi sfocati realizzando contemporaneamente un’immagine con la fotocamera principale e con la ultrawide e le unisce per ottenere i dati delle parti sfocate.
La fotocamera principale dei due Pixel riesce a restituire foto notevoli sia di giorno che di notte, Google è riuscita a ricreare il tipico “look” dei Pixel, con foto abbastanza calde e contrastate, piacevoli e difficilmente “sbagliate” grossolanamente. Non ci sono più problemi di rumore anche in notturna e la nitidezza è decisamente buona. Impressionante l’HDR, pur essendo davvero spinto sulle ombre, riesce a mantenere colori naturali ed è un caso raro. Bene la nitidezza, in effetti l’unico parametro tangibilmente superiore rispetto ai precedenti Google Pixel.
Nonostante gli aggiornamenti rimane qualche problema con le fotocamere accessorie (del teleobiettivo di Pixel 6 Pro parleremo nella sua recensione), la grandangolare di Google Pixel 6 è solo sufficiente, discreta di giorno nonostante un WB non sempre accurato, scarsa invece di notte e non c’è modalità notturna che tenga, la qualità è quella che è.
Si sente la mancanza dell’AF, una caratteristica che ormai si trova su quasi tutti gli smartphone di fascia alta, una considerazione valida anche per Pixel 6, ma a maggior ragione grave per il Pro.
Anche i selfie non sono il massimo, manca un po’ di dettaglio e definizione, il Pro è decisamente superiore sotto questo punto di vista.
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Parliamo di video, oggetto di profondi rinnovamenti da parte di Google, il protagonista è ancora una volta il software e i suoi algoritmi di AI. In particolare viene realizzato un tone mapping nei video fino al 4K a 60 fps a livello di ISP (si sfiorano i 500 milioni di pixel elaborati al secondo), prodigi del Google Tensor ma anche nuove problematiche e ampi margini di miglioramento.
Fin dal primo momento ci siamo resi conto che nei video dei Pixel c’era qualcosa che non tornava, qualche difficoltà nella stabilizzazione, ma soprattutto rumore vistoso nelle zone d’ombra. Con gli ultimi aggiornamenti le cose sono migliorate ma la strada è ancora lunga e il gap rispetto alla concorrenza, iPhone 13 Pro nella fattispecie, è molto ampio.
Attenzione, Google Pixel 6 sa fare ottimi video quando le condizioni di luce sono ottime e la scena è ben illuminata, paradossalmente si conferma al buio, di notte, con scene completamente buie. Per contro fa fatica nelle condizioni intermedie, come un classico video girato in casa o in ambienti chiusi, in cui le zone illuminate si alternano a zone d’ombra e in generale la luce disponibile non è moltissima, ecco, lì interviene in modo troppo aggressivo l’HDR con lo scontato risultato di ottenere molto rumore nelle zone più buie.
CONCLUSIONE E PREZZI
Pixel 6 e Pixel 6 Pro sono ufficialmente disponibili sullo store di Google rispettivamente a 649 Euro e 899 euro. Prezzi allettanti considerando le caratteristiche tecniche degli smartphone.
Tra i due certamente Pixel 6 è quello con il miglior rapporto qualità prezzo, 649 euro sono giusti per uno smartphone non a livello dei migliori top di gamma (iPhone 13 Pro, Galaxy S21 Ultra, OPPO Find X3 Pro, Xiaomi Mi 11 Ultra) ma capace di riassumere alcune caratteristiche importanti: Google Tensor nel suo concetto di SoC AI, Android in versione pura con tante novità, aggiornamenti tempestivi per 5 anni, la sicurezza del Titan M2, una fotocamera principale di fascia superiore, un design originale, materiali premium, resistenza all’acqua, ricarica wireless, dimensioni ragionevoli, audio stereo e ottima autonomia.
Ritrovare tutte queste caratteristiche in uno smartphone a 649 euro è impresa assai ardua, anche guardando ai top di gamma con qualche mese sulle spalle. Detto ciò Pixel 6 porta con sé alcuni compromessi, li abbiamo indicati tutti nella recensione, il giudizio positivo resta, ma bisogna essere consapevoli anche dei limiti di un prodotto che apre un nuovo ciclo e sarà inevitabilmente perfezionato nelle future generazioni.
VOTO FINALE: 8.2
VIDEO
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(aggiornamento del 03 febbraio 2022, ore 23:27)