Per provare il Lenovo ThinkPad X13s ho scelto un approccio diverso dal solito perché, per la prima generazione di questo ultrabook, non aveva senso in una classica analisi da laboratorio viste le peculiarità del prodotto (e della piattaforma Qualcomm che lo rende possibile) che scopriremo nel corso di questa recensione.
QUESTIONE DI ESIGENZE
Prima, però, un po’ di contesto necessario ad inquadrare la situazione: il passaggio al ThinkPad X13s non è stato indolore sulla carta perché arrivavo da un Rog Flow 13 con Intel Core i7 e scheda grafica GeForce GTX dedicata, caratteristiche che restituiscono un’ottima potenza in un formato piccolo e tutto sommato leggero (in termini relativi). Con il ThinkPad, invece, mi ritrovo con un’architettura completamente diversa: chipset Qualcomm Snapdragon, un formato di dimensioni simili ma più leggero e sottile e nessuna GPU dedicata.
Perché ho accettato di fare questo cambio? Semplice, sono cambiate le esigenze nel mio lavoro quotidiano. Viaggio tanto, e negli anni il mio notebook è sempre stato un 13/14 pollici che doveva essere il più leggero possibile. Il ROG rispondeva al compromesso tra portabilità e potenza, perché mi permetteva di montare video 4k anche durante i trasferimenti (aereo, treno, durante le attese) e poi, per la fase finale dei video con effetti grafici, stabilizzazione massiccia e color correction, avevo il vantaggio di poterlo collegare alla GPU esterna e al monitor 4K della mia postazione fissa.
Oggi, però, faccio meno video e, contemporaneamente, ho a che fare con una tonnellata in più di email, fogli di calcolo, PDF e tante, tante chiamate o video chiamate in Teams e simili. E durante le chiamate, che siano a casa, in ufficio o ad un evento, mi serve poter accedere in modo rapido al mio archivio di file in cloud.
Chiaro quindi che le caratteristiche più pubblicizzate di questo ThinkPad X13s, la connettività e la promessa di essere davvero sempre pronto in ogni momento (come uno smartphone quando lo sbloccate), sono state quelle che più mi hanno convinto a fare questo esperimento. Per quanto veloci e potenti possano essere i PC tradizionali, infatti, il risveglio dall’ibernazione non è mai immediato, e chi come me viaggia spesso e deve riporre il PC nello zaino o in valigia sa bene che non basta tenere il computer con Windows in modalità sospensione, perché in questi casi il device continua a lavorare, ha una gestione non proprio perfetta di questo stato e, quindi, il risultato è che inizia a scaldare raggiungendo temperature vulcaniche all’interno dello zaino con le ventole che cercano – invano – di raffreddarlo.
Il ThinkPad X13s, invece, sembra fatto per questi utilizzi. Apro il notebook ed è pronto a svegliarsi immediatamente dalla sospensione, senza ritrovarmi in mano un piccolo mattoncino con la temperatura della lava perché non è riuscito a raffreddarsi nell’angusto spazio dello zaino. Lo tengo sempre acceso, senza spegnere o ibernare, così che se arriva una telefonata e devo recuperare un documento o un mail per ricordarmi di cosa stiamo parlando, con l’X13s posso farlo in qualche secondo.
Inizia proprio così la mia esperienza con il ThinkPad basato su piattaforma Snapdragon: a Berlino durante IFA 2022. Oltre alla connettività integrata, che mi permette di evitare lo stress (termico e di batteria) sullo smartphone usato come hotspot come facevo in precedenza, Windows 11 su piattaforma ARM inizia a dimostrare come non serve essere un MacBook Air per avere ottima autonomia, buone prestazioni e un risveglio immediato.
La terza generazione dello Snapdragon 8cx lavora a 9W di TDP e in un peso di 1,07 chilogrammi troviamo un display da 13,3″ Full HD (1920 x 1200 pixel a causa del rapporto di forma di 16:10) con schermo opaco anti riflesso che è una manna dal cielo quando si lavora veramente in mobilità, seduti su una panchina aspettando un treno o sul sedile di un Uber.
La RAM disponibile è tanta, si arriva a 32 GB, e completano il pacchetto un SSD NVMe fino a 1 TB, WiFi6, modulo 5G completo (anche mmWave), due USB C e la webcam integrata con supporto a Windows Hello (in alternativa c’è il sensore di impronte optional).
Tornato da Berlino, il ThinkPad mi ha seguito poi in varie trasferte in tutto il nord dello stivale, incluso un viaggio in auto dove metto alla prova la sua autonomia in una condizione più stressante del solito, perché il tragitto da Milano a Padova richiede al modem integrato di continuare a cambiare cella a cui agganciarsi. In tre ore di lavoro, con mail, browser web aperto su almeno una trentina di schede di Chrome, download di un video 4K per controllarlo e upload dello stesso video su YouTube, la batteria ha perso il 30% della sua carica.
La quasi totalità del tragitto è stata fatta con la SIM integrata (3 UK, quella fornita di serie da Qualcomm per il test, poi sostituita con la mia Vodafone).
Chiudo lo sportello, senza spegnere l’X13s o ibernarlo, e durante la giornata di riprese con Francesco utilizzo sporadicamente il notebook per consultare alcune informazioni che avrei potuto recuperare anche dallo smartphone, ma con un computer always-on diventa più comodo leggere sullo schermo da 13″ senza quella sensazione di claustrofobia del display – pur enorme – del mio Z Fold.
Torniamo a casa e approfitto del posto del passeggero per continuare a lavorare: l’X13s non scalda sulle mie gambe come farebbe il Flow, è leggerissimo, subisce meno i riflessi grazie allo schermo con trattamento opaco e l’iPhone che uso come secondo telefono e modem portatile mi ringrazia perché non lo stresso termicamente e in termini di cicli della batteria. Arrivo a casa con il 40% di batteria dopo 5 ore di schermo.
Test più tradizionali, con un loop di video in esecuzione e la navigazione continua su Chrome, hanno fatto totalizzare 20 ore di video e 13 ore di navigazione Internet.
Ci sono chiaramente dei limiti che ancora non sono stati superati, a partire dal software e proseguendo con l’hardware. Durante i quasi due mesi di test sul campo, infatti, il Flow 13 basato su Intel si è goduto un quasi pensionamento, lavorando (in utilizzo casalingo e desktop) solo per il montaggio dei video che mi è stato reso impossibile dall’assenza di Premiere nella suite di Adobe per Windows 11 on ARM, dove trovo solamente Photoshop.
Vista la destinazione d’uso di un prodotto del genere, posso capire l’assenza del software di video editing, ma risulta invece strana l’impossibilità di utilizzare Acrobat per il quale devo affidarmi alla versione sul cloud. Adobe, cosa aspetti?
Ad ogni modo, avendo messo da parte il mio precedente l’ultrabook con piattaforma Intel, la parte di content creation è stata quella per cui è toccato scendere a compromessi, mentre tutto il resto non mi ha fatto sentire la mancanza delle prestazioni a cui ero abituato.
L’8cx Gen 3 con il Kryo da 3 GHz e la GPU Adreno 690 non raggiunge neanche lontanamente la potenza messa a disposizione dalla combo Core i7 e GeForce, ma ha un enorme vantaggio in termini di autonomia perché quando vado a chiedere a entrambi sistemi le stesse prestazioni leggere (immaginiamoci quelle di un commerciale “viaggiante”), a quel punto la piattaforma Intel in modalità risparmio energetico non mi garantisce la stessa autonomia del mondo ARM, senza contare la minor flessibilità in termini di utilizzo “alla smartphone”, la maggior rumorosità e le temperature più alte (vale per quel mostro di potenza del Flow 13 così come, in misura minore, per qualcosa di più “business oriented” come l’XPS 13 di Dell).
Il test con Geekbench 5 mostra dati inferiori rispetto ad un Air con M1 (intorno ai 1.700/7.500) ma, a prescindere dal risultato, anche una cinquantina di schede Chrome in contemporanea non mettono in crisi l’X13s, lasciando spazio ad altre applicazioni di produttività.
La luminosità del display è data per 400 nit, dato sufficiente grazie al il trattamento opaco dello schermo. Buona la resa dei colori, abbastanza naturali, ma non si tratta di un prodotto con una precisione a prova di foto editing.
Parlando di connessioni, spesso ho sentito la mancanza dell’USB di tipo A, qui avete solo due USB-C, entrambe a sinistra. Peccato perché averne una a destra avrebbe fatto la differenza in diverse situazioni e perché non vengono proposte delle Thunderbolt 4 che avrebbero aiutato a giustificare il prezzo a cui viene proposto questo ThinkPad.
Buone le prestazioni della videocamera, con un microfono più che discreto (anche se non eccezionale) che però ha garantito in tutte le situazioni la conversazione con i miei interlocutori.
A livello di qualità dei materiali e robustezza, il ThinkPad X13s è ben realizzato, piacevolissimo da maneggiare grazie al rivestimento morbido, molto solido nella cerniera che sembra voler resistere a una vita di utilizzo intenso. Maltrattato nello zaino in viaggio, subisce sì qualche graffio superficiale, ma la totale assenza di parti in movimento (è anche fanless, nessun rischio di danni alla ventola visto che non è presente) lo rende davvero a prova di vita frenetica e, perché no, anche di qualche colpo più violento.
Tastiera e touchpad si comportano bene: la digitazione è piacevole anche senza una corsa lunghissima dei tasti, che sono ben spaziati e propongono tutte le funzioni principali. Spiazza un po’ avere il tasto funzione all’estremo angolo in basso a sinistra, specie se siete abituati a trovare in quella posizione il tasto CRTL che è posto alla sua immediata destra: bisogna farci l’abitudine per riprendere gli automatismi alla cieca delle dita. Il touchpad è più grande, reattivo e piacevole grazie alla superficie in vetro liscia, non il migliore in assoluto ma utilizzabile con discreta piacevolezza e dotato di supporto alle gesture multitouch di Windows.
Lenovo ThinkPad X13s parte da 1.749€ di listino, un prezzo alto che può essere sì giustificato da materiali, portabilità e praticità, ma non è in grado di competere con altri modelli per le specifiche tecniche. Si tratta di un prodotto che fa pagare un’esigenza specifica, l’immediatezza e la connettività always-on, ma è facile essere tentati da avversari più carrozzati a livello di prestazioni.
La promozione disponibile al momento in cui sto scrivendo queste righe lo posiziona a partire da 1.574€ (MacBook Air M2 ne costa oggi 1.529€). Certo, il ThinkPad è molto più leggero dell’Air grazie alla lega di magnesio della sua scocca, 1,06 kg contro 1,29 kg dell’ultra portatile di Apple e monta un modulo 5G sub6 e mmWave, però non può gestire operazioni come il video editing che l’Air macina senza problemi.
Al prezzo indicato avrete la versione con 16 GB di RAM (saldata), schermo IPS WUXGA da 13,3″ con trattamento antiriflesso, SSD da 256 GB e lettore di impronte. Con 90€ in più si arriva a 32 GB di RAM, consigliata, e con 50€ in più si raddoppia la capienza della memoria. Attenzione: lo schermo da 400 nit costa 30€ in più, evitate la versione base e scegliete questo “optional” in fase di configurazione.
X13s risponde quindi ad un’esigenza diversa, è uno dei primi ultra portatili premium a voler guardare nella direzione degli smartphone. Si tratta dell’incoraggiante inizio di un percorso che ci porterà a non dover dipendere più da hotspot WiFi, un vantaggio enorme per chi lavora davvero in mobilità. Resta però indubbio che questa (quasi) esclusività viene fatta pagare tantissimo, rendendolo un prodotto giustificabile solamente tra il pubblico business: la versione con 32 GB di RAM, 512 GB di SDD e il modulo 5G sfiora i 1900€ con lo sconto (2.100€ di listino)…
UNA NUOVO MODO DI LAVORARE
Voglio chiudere però con alcune considerazioni sulla piattaforma, scollegandola dal prodotto che la utilizza. L’hardware di Qualcomm non presta il fianco a critiche: connettività completa e al top del mercato, ottima ricezione del segnale, consumi ridotti e una buona potenza per imporsi come alternativa dall’interessantissimo rapporto prestazioni/consumi.
Se nel mondo mobile il produttore è riuscito a dominare, al punto da rappresentare l’elemento differenziante (per molti) nella scelta di uno smartphone, in quello dei notebook la strategia parte da basi diverse. L’obiettivo non è essere oggi il più prestazionale, anche perché spesso la potenza dei nostri portatili resta inutilizzata per la maggior parte del tempo.
Qui l’idea è creare il miglior rapporto tra autonomia e prestazioni mantenendo la connettività in ogni istante, e nel mondo di oggi, per una precisa ma non certo piccola fetta di utenza, è la strategia giusta. Certo, potreste obiettare che ci vogliono esattamente cinque secondi per attivare l’hotspot del proprio smartphone, ma dopo aver provato nella reale vita lavorativa e quotidiana una soluzione del genere, mi viene difficile tornare indietro perché i piccoli ma costanti vantaggi in termini di praticità e autonomia fanno davvero la differenza.
Insomma, l’hardware c’è, ma il software deve ancora fare quel passo in avanti per poter pareggiare in termini di disponibilità e ottimizzazione con l’ecosistema Windows x86.