La procura di Bergamo sta indagando su un presunto patto fra l’Oms e il ministero della Salute per non pubblicare un report che descriveva la cattiva gestione sanitaria italiana durante la prima ondata di Covid-19
La procura di Bergamo (la provincia lombarda più colpita durante la prima ondata) sta svolgendo le indagini preliminari sulla supposta negligenza da parte delle autorità italiane nella gestione sanitaria della prima ondata di Covid-19. L’inchiesta è stata avviata per verificare l’eventuale coinvolgimento del ministero della Salute nella rimozione di un report dal sito dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), pubblicato online il 13 maggio scorso, che denunciava il mancato aggiornamento del piano pandemico italiano, rimasto fermo all’epidemia di Sars del 2006. Secondo quanto riportato dal quotidiano britannico Guardian, la rimozione sarebbe avvenuta su pressione del vicedirettore generale per le iniziative strategiche dell’Oms e membro della task force Covid-19 italiana Ranieri Guerra.
Dal momento che l’Italia è stata il primo paese europeo a essere travolto dal coronavirus, l’obiettivo del documento era quello aiutare altri paesi a evitare il tipo di disastro che si è verificato in Lombardia. Il suo titolo era Una sfida senza precedenti: la prima risposta dell’Italia al Covid-19, ed era stato prodotto da un team di dieci scienziati guidato dallo scienziato dell’Oms Francesco Zambon. Un mese prima della sua pubblicazione, quest’ultimo sostiene di aver inviato una bozza dei risultati a Guerra, che l’avrebbe poi condivisa con il ministro della Salute Roberto Speranza.
Inoltre, alcune mail inviate a maggio del 2020 a Zambon da parte di Guerra e di Hans Kluge, direttore regionale dell’Oms per l’Europa (che ha anche scritto l’introduzione del documento rimosso) sembrerebbero suggerire un vero e proprio patto stretto tra l’Oms e il ministero della Salute per mantenere il rapporto segreto. Le mail, viste dal Guardian, sono state anche incluse in una recente inchiesta del programma Report di Rai 3.
Nella giornata di giovedì 10 dicembre, Zambon era stato convocato per la seconda volta dai pm di Bergamo a testimoniare come persona informata sui fatti, ma per la seconda volta non si è presentato. Secondo quanto riferito da fonti qualificate all’Agi, l’Oms non avrebbe fatto sapere a Zambon della convocazione.
A oggi, il ministero della Salute ha negato ogni coinvolgimento. “Per quanto ne sappiamo, questo non è un documento ufficiale dell’Oms e non è mai stato inviato al ministero della Salute, che quindi non l’ha mai valutato o commentato. Qualsiasi informazione ad esso relativa non proviene da fonti istituzionali”, si legge in una nota.
Se la procura di Bergamo dovesse accertare che l’Italia ha mancato di aggiornare in maniera appropriata il proprio piano pandemico, tutti i ministri della Salute e i presidenti del Consiglio che si sono succeduti in carica dal 2013 rischiano di essere processati.
Il contenuto del report
Nelle 102 pagine del report di maggio scorso, letto dal Guardian, si affermava che, a causa della mancanza di preparazione, la risposta iniziale alla pandemia di Covid-19 degli ospedali in Italia è stata “improvvisata, caotica e creativa”. “L’Italia non era del tutto impreparata a un’epidemia quando sono arrivate le prime notizie dalla Cina”, riferiva il documento. “Nel 2006, dopo la prima epidemia di sindrome respiratoria acuta grave (Sars), i ministeri della Salute e degli Affari regionali italiani hanno approvato un piano nazionale di preparazione e risposta all’influenza pandemica, riconfermato nel 2017”.
Guerra era stato il direttore generale per la salute preventiva presso il ministero della Salute tra il 2014 e la fine del 2017, ed era quindi responsabile dell’aggiornamento di questo piano secondo le nuove linee guida stabilite dall’Oms e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc).
#bannerInRead {display:none !important;}
Leggi anche