Scocca l’ora X della Brexit e iniziano i negoziati per definire i rapporti tra Gran Bretagna e Unione europea, anche in campo scientifico. Lo ricorda la rivista Nature, sottolineando come la questione più scottante sul tavolo riguardi la partecipazione britannica a Horizon Europe, il grande programma di ricerca europeo da 100 miliardi di euro che partirà il 1 gennaio 2021 e durerà sette anni.
Durante i prossimi 11 mesi di transizione poco o nulla cambierà per il mondo della ricerca: gli scienziati saranno liberi di accettare incarichi di lavoro e viaggiare tra la Gran Bretagna e i Paesi dell’Ue esattamente come è stato finora; inoltre i britannici potranno fare domanda per i fondi europei alla ricerca e partecipare a programmi di scambio. Tutto però potrebbe cambiare con i negoziati.
Il ministro britannico per la ricerca Chris Skidmore vorrebbe che la Gran Bretagna si associasse a Horizon Europe, assumendo uno status che permetta agli scienziati britannici di partecipare grosso modo come fanno già oggi. Questo però potrebbe comportare dei costi per la Gran Bretagna (che finora ha guadagnato da Horizon più di quanto ha versato) e comunque potrebbe essere messo in discussione dalle nuove regole sull’immigrazione. Proprio per facilitare la circolazione dei ‘cervelli’, il governo britannico ha annunciato un visto veloce (Global Talent Visa) per ricercatori che dovrebbe entrare in vigore dal 20 febbraio.
Se la Gran Bretagna non dovesse associarsi a Horizon, i ricercatori britannici potrebbero partecipare soltanto ad alcuni progetti finanziati dall’Ue senza mai poterli coordinare, e solo se il loro governo accettasse di accollarsi i costi. Se non dovesse essere raggiunto anche un accordo commerciale più ampio con l’Ue, potrebbero esserci conseguenze su viaggi, condivisione di dati, sperimentazioni cliniche e rifornimenti essenziali per i laboratori. Inoltre i ricercatori britannici avrebbero bisogno di visti per lavorare in Ue.