Avete mai visto il film Her (uscito in Italia con il titolo Lei), nel quale Joaquim Phoenix interpreta un uomo solitario che si innamora della sua assistente virtuale? Ebbene, sembra che con l’aggiornamento rilasciato da OpenAI nell’ultima release del suo chatbot più noto, uno scenario del genere potrebbe non essere più tanto lontano dalla realtà. Chat GPT-4o, infatti, versione a pagamento che l’azienda sta facendo “assaggiare” gratis per qualche giorno agli utenti per invogliarli a sottoscrivere un abbonamento, non solo promette, ma mantiene molte delle aspettative.
Prima della concorrenza. Il team di OpenAI ha bruciato sul tempo la concorrenza di Google con Gemini, mostrando le nuove caratteristiche del suo chatbot con un video online in diretta da San Francisco e affiancando al prodotto una serie di novità cruciali. Accanto al modello generativo testuale (comunque migliorato rispetto alle versioni precedenti e in grado di aprire siti internet e visualizzare informazioni prima di rispondere), infatti, gli utenti potranno sfruttare anche le funzioni visive e vocali, e dunque far produrre all’IA immagini e video di ottima qualità, ma soprattutto dialogare a voce con GPT-4o (dove la “o” sta per “omni”), proprio grazie all’integrazione con i linguaggi audiovisivi, come se si stesse parlando con una persona reale.
Il paragone con Her è calzante, e a farlo è stato proprio il CEO Sam Altman, affermando come tutto ciò che abbiamo visto nei film fino a oggi, stia diventando realtà.
Conversazioni reali. Nella Demo della presentazione sono state mostrate alcune potenzialità del nuovo prodotto: si è visto il chatbot rispondere con battute e conversazioni assimilabili a quelle umane, riuscendo anche a districarsi tra varie lingue (tra cui l’italiano), lo si è osservato interpretare le espressioni facciali di un utente prima di rispondere e, anche, aiutarne un altro a risolvere un problema di algebra. Non solo, una seconda dimostrazione ha evidenziato come GPT-4o, sfruttando la telecamera del computer, possa interpretare gli indizi colti in un dato ambiente cercando di capire cosa stia avvenendo, per poi rispondere con un’amichevole voce femminile.
Criticità sulla privacy. Tutto bellissimo? Non proprio. Il fatto di condividere il proprio ambiente con il software in tempo reale implica un grosso problema di privacy e di sicurezza, e questo è anche il motivo per cui OpenAI ha deciso di procedere per gradi, e di non presentare un modello ancora più avanzato (GPT-5, già abbondantemente in cantiere), al fine di prevedere e risolvere ogni tipo di problema che potrebbe sorgere.
Il rovescio della medaglia. ChatGPT-4o è a pagamento e resterà tale, questa è una scelta obbligata, mentre si potrà continuare a utilizzare gratuitamente la versione 3.5. La corsa all’IA che si è scatenata negli ultimi anni e che ha generato una concorrenza spietata, al momento, soprattutto tra OpenAI (supportata da Microsoft) Google e Meta (in attesa di Apple), sta richiedendo spese esorbitanti, gran parte delle quali stanno arricchendo il gigante dei chip Nvidia, produttore dei potenti semiconduttori GPU necessari per far funzionare tale tecnologia.
Il tutto senza considerare un problema ben più grande: se queste chat si “addestrano” sul mare magnum di internet, ogni produttore di contenuti vorrà essere pagato per aver “istruito” il chatbot, e al di là di alcuni accordi raggiunti sin qui con Associated Press, Financial Times e Axel Springer, gran parte della rete è sul piede di guerra, primo tra tutti il New York Times che ha fatto causa proprio ad OpenAI.
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