(ANSA) – ROMA, 27 FEB – “Quello che sta avvenendo in questi giorni con l’epidemia del coronavirus è anche un grande e prezioso esperimento sociologico. Ci fa capire che viviamo in un grande vicinato unico in cui le cose risuonano in modo rapido.
Il modello per il futuro ha come pilastro la globalizzazione e la tecnologia”. E’ questo il parere di Domenico de Masi, professore emerito di sociologia del lavoro all’Università La Sapienza di Roma a ‘Coronavirus – il punto’ dell’ANSA. “Sotto la pressione di fatti imprevisti e di forte rilevanza – aggiunge De Masi – scopriamo una serie di cose che avremmo potuto capire per conto nostro. Penso non solo alla dimensione globale ma all’importanza di lavorare da casa quando il lavoro lo consente. In altri paesi lo fa il 10-15% dei lavoratori da noi 500mila su 23 milioni di lavoratori, una percentuale irrisoria, per una serie di motivi di carattere culturale. Oggi le tecnologie ci consentono di interagire e le vedo in maniera ottimistica per le relazioni sociali. Nel caso del coronavirus sono fondamentali – conclude De Masi – mentre si sta in quarantena con il corpo imbrigliato in quattro mura, la mente può spaziare dovunque interagendo. Abbiamo la fortuna, nella sfortuna, che questa situazione è capitata quando c’è internet”.