Disney si prepara a ridurre la forza lavoro e a congelare le nuove assunzioni: è quanto si desume da una nota del CEO Bob Chapeck visionata dalla CNBC. Dunque anche la multinazionale con sede a Burbank si appresta a seguire le orme di altre realtà operanti nel settore dei servizi di video streaming – vedasi Netflix con i licenziamenti della scorsa estate -, costretta da una crisi economica sempre più profonda che sta portando ad un ridimensionamento degli organici e ad un generalizzato taglio dei costi.
Verranno prima esaminate le spese, spiega il CEO, poi si valuteranno “alcune riduzioni del personale“. Del resto la divisione streaming di Disney è in rosso, come confermano gli ultimi dati finanziari in cui vengono riportate perdite per 1,5 miliardi di dollari dovute all’aumento dei costi di produzione, delle infrastrutture e del marketing.
I servizi Disney Plus, Hulu ed ESPN+ che appartengono al Gruppo hanno registrato un incremento degli utenti (ora 236 milioni), risultato tuttavia non sufficiente per permettere all’azienda un cambio di rotta.
Di segno opposto è invece la situazione di Netflix che, nonostante conti meno abbonati di Disney (223 milioni), è ancora in grado di essere redditizia. Bob Chapeck è tuttavia convinto che Disney+ andrà in attivo a partire dal 2024 grazie all’incremento del prezzo dell’abbonamento ed all’introduzione del piano economico con pubblicità (7,99 dollari al mese).
In queste ultime settimane sono diversi i licenziamenti e i ridimensionamenti del personale avvenuti settore tech: hanno fatto clamore in modo particolare i casi di Meta, Twitter e Amazon.