La posizione della società svizzera Axpo: per sostenere gli investimenti nelle energie rinnovabili, bisogna penalizzare chi produce CO2
Impianti eolici e fotovoltaici in Portogallo
Occorre agire anche sulla leva economica per rendere rendere possibile l’uscita dal carbone e il passaggio all’energia rinnovabile. Ne è convinto Domenico De Luca, amministratore delegato di Axpo Solutions, a capo di trading e vendite. La multinazionale svizzera, quarto operatore del mercato libero in Italia, serve oltre 400mila utenze nel nostro Paese. E ha appena chiuso l’anno fiscale 2018/2019 con 2,3 miliardi di euro di ricavi, in aumento del 70% rispetto all’anno precedente, e un ebitda di 87 milioni, in crescita del 108%. Numeri che sono in buona parte dovuti alla vendita di energia da fonti rinnovabili.
Ci sono quindi anche ragioni economiche dietro al giudizio positivo che De Luca dà del Green deal voluto dalla Commissione europea. “Credo che l’Unione europea si stia muovendo nella giusta direzione. I piani sono francamente molto ambiziosi”, spiega a Wired all’E-world energy & water, una fiera dedicata all’energia che si svolge a Essen, in Germania.
La transizione verso le rinnovabili, aggiunge, comporterà un periodo di passaggio che “richiederà molto tempo e durante il quale il gas giocherà un ruolo fondamentale”. Cita problemi di stabilità della rete e tematiche legate allo stoccaggio che il metano può contribuire a risolvere. Ma anche qui torna in campo l’elemento economico: Axpo detiene infatti il 5% del gasdotto Tap, in costruzione in Puglia.
Domenico De Luca (Foto Axpo)
Il futuro dell’Europa
Sempre parlando di soldi, la Commissione stima che per rendere l’Ue carbon neutral entro il 2050 serviranno green bond per una cifra compresa tra i 175 ed i 290 miliardi di euro l’anno. De Luca è convinto che il mercato sia interessato a questo tipo di investimenti: “Mai come in questo momento abbiamo avuto tanta liquidità sui mercati. Se aggiungiamo i tassi di interesse attuali, il quadro è certamente favorevole”.
Subito, però, aggiunge: “Il diavolo sta nei dettagli. Le condizioni regolatorie devono essere tali da garantire un ritorno degli investimenti”. Detto in altre parole, “i produttori di CO2 devono essere penalizzati. Oggi si pagano 25 euro per ogni tonnellata immessa in atmosfera: questo prezzo deve salire, secondo molti esperti deve arrivare tra i 70 ed i 100 euro. Il punto fondamentale è che deve diventare antieconomico non investire nelle rinnovabili”.
La mossa di Google
A testimoniare l’interesse verso il mercato dell’energia c’è il fatto che a settembre Google ha annunciato l’acquisto di power purchase agreement (Ppa), contratti pluriennali di fornitura di energia, per 1,6GW. “In un mercato così c’è spazio per tutti. Per ora Google sta acquistando corporate Ppa per il proprio consumo interno, in Europa vediamo investimenti in questa direzione soprattutto da parte di chi produce alluminio”, chiosa il manager.
Il problema, sottolinea semmai il manager italiano, è quello di mettere tutte le aziende in condizione di muoversi sul mercato dei Ppa: “Il più grosso impedimento è legato al fatto che non tutte hanno un livello di rischio di credito che permetta loro di firmare contratti a dieci anni (tipici invece dei Ppa, ndr). Questo è un tema che deve essere affrontato se non vogliamo che il mercato sia appannaggio di tre o quattro società nel mondo”.
Intanto, guardando ai clienti, Axpo sta investendo per portare la tecnologia blockchain nel settore dell’energia. “Stiamo lavorando con :elblox, una sorta di spinoff di Axpo visto che è stato creato da una persona che lavorava con noi. L’idea è quella di tracciare l’elettrone, in modo da unire i clienti e le rinnovabili”, dice De Luca. In altre parole, di offrire ai consumatori la garanzia che l’energia che stanno utilizzando non provenga da fonti fossili. Chiosa il manager: “Questo sistema, che potremmo paragonare a una sorta di certificato verde digitale, lo abbiamo sviluppato con diverse società di utilities locali, i cui clienti richiedono l’acquisto di energia verde”. Anche il rispetto per l’ambiente, insomma, ha un valore economico.
Leggi anche