Quali saranno le prossime aree travolte dagli uragani? Proviamo a osservare la situazione, giudicando l’evoluzione futura.
Può esistere qualcosa di più terribile di un uragano? Una tromba d’aria che distrugge ogni cosa sul suo tracciato, devastando uomini e animali, case e alberi. Una forza della natura pressoché inarrestabile; si può solo fuggire o nascondersi tremando di fronte a cotanta potenza.
Gli Stati Uniti hanno una lunga storia di ‘convivenza’ cogli uragani e i problemi che comportano; si sono infatti abituati, in oltre due secoli, a limitare i danni e a ricostruire con uno spirito stoico e un desiderio di fare inconoscibile per gli europei. Vi è davvero tanto, nello spirito imprenditoriale, attivo e concreto, che si può apprendere dai cosiddetti United States of America.
La situazione è poi peggiorata negli ultimi anni, quale conseguenza del cambiamento climatico; i disastri naturali avvengono con maggiore frequenza, maggiore enfasi e con effetti notevolmente più distruttivi. Ci sono più uragani, più cicloni, più terremoti; e se anche personalmente di ritiene che la causa non sia il climate change, l’aumento dei suddetti fenomeni è un dato di fatto.
Un nuovo studio scientifico ha dimostrato in ambito come l’aumento dei fenomeni in questione sia correlato alla rapidissima trasformazione in atto da semplice tempesta a uragano.
La (preoccupate) diffusione degli uragani, analizziamo il fenomeno
Stando infatti allo studio scientifico, oramai bastano appena 24 ore affinché una tempesta si trasformi in un uragano di categoria 3 o superiore. Le possibilità inoltre che un simile fenomeno si verifichi appaiono addirittura raddoppiate. Un esempio concreto dei danni conseguenti a un uragano è avvenuto a Porto Rico, quando ‘Maria’ uccise nel 2017 più di tremila persone. Un massacro paragonabile a un bombardamento a tappeto, ad una guerra della natura verso l’uomo.
In particolare gli uragani si stanno rafforzando nell’Oceano Atlantico; secondo lo studio condotto da Scientific Report le probabilità che un ciclone tropicale si rafforzi è pari all’ 8%; nel 1990 questa percentuale era appena il 3%, un elemento davvero infinitesimale.
Gli uragani in particolare si alimentano e crescono durante i periodi nei quali l’oceano è particolarmente caldo; ed è questo essenzialmente il motivo per cui gli uragani sono più frequenti negli Stati Uniti, maggiormente esposti all’ oceano e alle sue pesanti fluttuazioni. Però proprio il cambiamento climatico sta cambiando le carte in tavola, mutando sensibilmente gli equilibri in campo, ‘sparigliando’ equilibri di lunga data. Gli oceani si stanno infatti riscaldando; e molti stimano che gli uragani travolgeranno anche la vecchia Europa.