Negli ultimi giorni le voci si rincorrevano, e ora hanno trovato conferma: i Procuratori Generali di 50 Stati degli USA hanno avviato un’indagine antitrust contro Google.
L’iniziativa è stata promossa dal Procuratore Generale del Texas, Ken Paxton, il quale ha spiegato che «Google domina ogni settore sia della pubblicità in Internet sia della ricerca in Internet». Per questo motivo, i procuratori vogliono capire se ci sia una violazione delle regole sulla concorrenza.
L’Open Markets Institute, che vede Google come il fumo negli occhi, ha commentato: «approviamo l’inedita iniziativa dei 50 Procuratori Generali di Stato contro Big Tech. Si sono uniti per indagare sulla distruzione della concorrenza operata da Google nei campi della ricerca e della pubblicità. Non si vedeva un caso di monopolio creato da un gigante della tecnologia dai tempi della causa contro Microsoft, nel 1998. L’annuncio di oggi segna l’inizio di una nuova era».
A dire la verità, se il paragone regge non si capisce dove stia questa svolta epocale, dato che dai guai giudiziari della fine dello scorso millennio Microsoft uscì sostanzialmente illesa, a parte qualche bacchettata sulle mani per la gestione anticoncorrenziale delle licenze. Ciò non ha comunque impedito a Microsoft di restare il gigante onnipresente che è ancora oggi.
Gli unici due Procuratori che non si sono uniti all’indagine sono quello della California e quello dell’Alabama.
Intanto, una coalizione dei Procuratori Generali di Colorado, Florida, Iowa, Nebraska, North Carolina, Ohio, Tennessee, e District of Columbia ha iniziato a indagare su Facebook, per capire se il social network stia «mettendo in pericolo i dati degli utenti, stia riducendo la qualità delle scelte degli utenti o aumentando il prezzo della pubblicità».