Rocce e conchiglie nelle grotte dei Neanderthal lungo la costa laziale, tra il Circeo e Gaeta, svelano le antiche oscillazioni del mar Mediterraneo legate alle ultime due glaciazioni. Lo studio, utile a prevedere anche gli effetti futuri dei cambiamenti climatici, è pubblicato sulla rivista Scientific Reports dai ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), in collaborazione con il Dipartimento di Storia dell’Università Tor Vergata e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Frosinone, Latina e Rieti.
Lo studio si basa sull’analisi di conchiglie, solchi di battigia incisi nella roccia dalla marea e fori lasciati da organismi che vivono in buchi scavati nelle scogliere. Grazie a questi elementi, è stato possibile ricostruire le oscillazioni del livello del mare nel Tirreniano, il periodo compreso tra le ultime due glaciazioni avvenute rispettivamente 160.000 e 20.000 anni fa. “In questo periodo, dopo che il mare era sceso fino a 120 metri al di sotto del livello attuale a causa del congelamento di grandi masse d’acqua ai poli, si è verificata una sua veloce risalita”, spiega Fabrizio Marra, ricercatore dell’Ingv e coautore dello studio.
“Attorno a 125.000 anni fa – prosegue l’esperto – il mare raggiunse e superò di circa sei metri quello attuale. Seguirono due oscillazioni in cui il livello del mare ridiscese a causa del forte abbassamento delle temperature e poi risalì, prima di ‘precipitare’ nuovamente di oltre cento metri durante l’ultima glaciazione. Lo studio ha appurato che durante queste due risalite temporanee, avvenute 100 e 80 mila anni fa, il livello del mare arrivò a quote prossime a quello attuale, a differenza di quanto finora stimato attraverso il calcolo teorico dei volumi di ghiaccio che si formarono e si fusero in questo periodo”. A causa di ciò, durante queste fasi interglaciali, le grotte si aprivano su piccole spiagge che favorivano la frequentazione da parte dei Neanderthal.