A volte mi chiedo quando e se finirà mai l’era Apple, parlo della supremazia indiscutibile che la casa di Cupertino detiene nella percezione del brand, adorato e amato come nessun altro. Difficile che avvenga nel breve termine vista la concorrenza, capace di certo a spingere tanto sulle nuove tecnologie ma lontana anni luce nella gestione della comunicazione globale e dei piani a lungo termine.
La cosa più incredibile è poi l’idea condivisa che Apple sia “una delle poche realtà a fare vera innovazione nel mobile”, cosa secondo me lontana dalla realtà se si guardano gli ultimi anni e le recenti generazioni di iPhone, con piccole migliorie che non hanno cambiato la sostanza (già ottima dalla partenza). La mia è ovviamente un’esagerazione, so bene che sulla nuova generazione gira il chip A14 Bionic con i suoi 11,8 miliardi di transistor, un Neural Engine da 16-core che innalza enormemente le prestazioni in Machine Learning e pure un modem con supporto al 5G. Tuttavia nell’esperienza di tutti i giorni è difficile apprezzare particolari differenze rispetto ad un iPhone 11 dello scorso anno, o sbaglio?
Apple è maestra nel creare l’attesa e, soprattutto, non disperdere le forze in una miriade di modelli che fai anche fatica a ricordare; a fare il resto sono poi le prestazioni eccezionali di questi terminali – come da sempre – e la percezione del brand cui facevo riferimento in apertura. Tutti vogliono un pezzettino di questa mela magica, un vero e proprio status symbol che trascende dal semplice telefonino, anche perché, se guardiamo attentamente, non è che sia poi questo granché.
COSA CERCO IN UNO SMARTPHONE
Prima di iniziare vorrei ancora una volta mettere l’accento sulle mie personali priorità nella valutazione di uno smartphone, perché è vero che nel corso delle recensioni si vanno a snocciolare tutti i possibili temi, guardando spesso anche al proverbiale “pelo nell’uovo”, ma è altrettanto chiaro che poi ognuno di noi ha le proprie necessità. E dunque, queste sono le mie in ordine d’importanza:
- Costo
- Autonomia
- Prestazioni e funzioni
- Velocità di ricarica
- Capacità multimediali (foto e video)
Ho messo in quinta posizione questa voce per il semplice fatto che nel 2020 è davvero difficile trovare chi fa male nel comparto, soprattutto se si parla di modelli di fascia così alta.
VOI DITE CHE E’ BELLO, SICURI NON SIA AMORE CIECO?
Dopo un mese intenso in compagnia di iPhone 12 è arrivato il momento di tirare le somme, condividere con voi i pensieri e l’esperienza di un utente Android che si affaccia in questo mondo per la prima volta e vede quindi tutto come “nuovo”. Trascenderemo quindi da certi dettagli tecnici e anche dagli infiniti scenari possibili, questo è stato il mio personale trascorso in un periodo, mediamente breve, ma comunque significativo per decidere se tenere o meno lo smartphone.
Poco importa la risposta secca che vi rivelerò soltanto alla fine di questo articolo, ciò che conta è piuttosto il percorso che mi ha portato a tale decisione. E per iniziare voglio partire dalle basi, dall’immagine dell’iPhone 12 che si è costruita nella mia mente: per me è brutto.
Mi spiego meglio.
Ho la fortuna di avere accesso a tutti i migliori smartphone sul mercato, ho quindi un’idea piuttosto chiara di quali siano le tendenze estetiche e costruttive, per questo non posso che ritenere iPhone 12 vetusto, poco attraente. In tanti staranno già saltando ai commenti per insultarmi (educatamente), ne sono cosciente, ma basta guardare le enormi cornici laterali e l’ingombrante notch per spiegare la mia affermazione. Ci sono modelli ben più moderni, estremi e al passo con i tempi, cito solo ad esempio il Galaxy S20+ e il Reno 4 Pro che vedete qui sotto in foto, due tra i tanti che trovo più affascinanti e desidererei come dispositivo personale.
Nota: come ovvio non sto tenendo qui in considerazione le differenze dimensionali, semplicemente perché tutti gli iPhone 12 sono “uguali” frontalmente
A fare la differenza sono comunque i materiali, l’utilizzo sapiente di vetro e alluminio, con cura maniacale dei dettagli che ti dà l’idea di tenere in mano qualcosa di pregiato, estremamente costoso. Non amo il vetro posteriore glossy del “12 liscio”, seppur lo abbia visto poco con l’utilizzo della cover lo trovo decisamente indietro rispetto alla magnifica finitura opaca del “12 Pro” e “12 Pro Max” – sempre in vetro – che ha fatto scuola nel comparto mobile.
SBLOCCO: COVID UNO – IPHONE 12 ZERO
Difficile dare delle colpe a chi ha progettato un dispositivo elettronico come iPhone 12 senza tener conto della pandemia da Sars-Cov-2, non puoi certo prevedere simili avvenimenti con una tale precisione temporale, ma resta il fatto che l’utilizzo della mascherina pone un limite oggettivo allo sblocco di questi smartphone. L’ultimo mese è stato particolarmente duro in tutta Italia, soprattutto in Lombardia dove abito, con la mascherina divenuta ormai come una “seconda pelle” fuori dall’abitazione; peccato solo che intralci i “mille” sensori di iPhone 12.
Mi ero già lamentato a inizio esperienza di questa cosa e continuo a farlo, anzi, a distanza di quattro settimane non posso che confermare quanto sia una seccatura dover inevitabilmente usare il codice PIN ogni volta che lo devo sbloccare e indossi la mascherina. Di tirarla giù ogni volta necessario non se ne parla, è scomodo, non è sicuro per me e neanche per gli altri. Mi manca quindi tanto un lettore d’impronte, che sia su schermo, di lato o dove volete, Apple è l’unica che lo ha tolto dalla circolazione e adesso se ne pagano le conseguenze (ammesso che non porteremo la mascherina per sempre, per fortuna).
Quindi un super notch antiestetico che non assolve al momento una delle cose più importanti quando siamo fuori casa, ovvero confermare l’identità al Face ID che controlla questa ed altre operazioni, compresa l’installazione delle applicazioni su AppStore. No Face ID, no party.
COME GIRA PER DAVVERO
Ad Apple non si può certo contestare la piattaforma, mi riferisco al perfetto connubio hardware-software che permette di avere sempre prestazioni di altissimo livello con un’interfaccia semplice, intuitiva e soprattutto fluida. Non ho personalmente sentito la mancanza di un display che vada oltre i canonici 60Hz, come possibile invece adesso su molti Android, conta piuttosto la certezza che iOS v14.2.1 è in grado di offrire.
Addio lag, rallentamenti, indecisioni, scatti anomali e quanto altro, sembra che i passaggi nell’interfaccia e quelli che riguardano le diverse applicazioni siano praticamente uguali, con la medesima morbidezza. Usando i nuovi iPhone 12 hai quindi quella sensazione di continuità che su altre piattaforme è molto difficile da riscontrare, seppur negli ultimi anni è vero che i modelli Android – di certo i flagship del 2020 – hanno fatto importanti salti in avanti ed hanno poco da invidiare ai melafonini.
Mi è piaciuta molto l’interfaccia in generale ma soprattutto certe personalizzazioni come l’area “Tempo di utilizzo”, che riassume perfettamente la mia esperienza giornaliera. Diciamo che Apple è riuscita a creare ciò che Google fatica a far emergere con il suo “Benessere Digitale”, spesso fin troppo nascosto e poco chiaro sui punti focali. Con un paio di passaggi vedo quindi i miei sblocchi giornalieri o settimanali, le mie abitudini, piccoli dettagli che apprezzo di più su questa piattaforma.
Tra le note positive voglio citare anche il widget con elementi a “Rotazione smart”, cosa che sarà certamente disponibile anche su Android con qualche personalizzazione o app terza, ma qui presente di default e ben centrata sulle cose per noi più importanti, più frequentemente visualizzate. Non mi piace invece dover essere limitato nelle gestures, ad esempio quando devo tornare indietro: per farlo devo necessariamente effettuare uno swipe da sinistra a destra – cosa che per i destrorsi non è comodissima – oppure pigiare sul comando in alto a sinistra.
Non è quindi perfettamente idoneo all’utilizzo con una singola mano, almeno in certi frangenti, ma credo che basterebbe poco per fornire certe opzioni ed aprire ad un uso più idoneo data la dimensione di questi smartphone, soprattutto se penso al fratello maggiore iPhone 12 Pro Max.
FOTO
Puntare su un iPhone per foto e video è una certezza, oggi come ieri e queste ultime 4 settimane me lo hanno confermato. Sono convinto che gran parte della soddisfazione sia poi legata all’applicazione in sé, una delle migliori se non la migliore in circolazione: fluidissima, semplice, chiara e immediata in tutti i passaggi. Ecco qualche scatto realizzato nelle (poche) ore passate nel mondo esterno, per un’analisi più approfondita vi rimando alla recensione:
AUDIO SUPER
Non è certo una sorpresa per chi utilizza da anni iPhone ma ammetto di esser rimasto sorpreso dalla potenza e chiarezza dei due speaker stereo. Sono ormai in tanti ad offrire questa configurazione ma solo alcuni raggiungono certi livelli e soprattutto pochissimi sono in grado di garantire un segnale acustico così limpido; non penso soltanto alla musica, all’audio dei video o dei giochi ma anche del vivavoce.
Con iPhone 12 ho infatti riscoperto il piacere di parlare in vivavoce, microfoni e altoparlanti lavorano infatti egregiamente e l’esperienza di dialogo durante una chiamata è quasi impareggiabile in tale condizione.
RICARICA RAPIDA, SE PAGHI
Non voglio entrare nella polemica del caricabatterie in confezione per la salvaguardia dell’ambiente, da una parte Apple ha infatti ragione nell’affermare che ci sono fin troppi caricabatterie in circolazione, dall’altra mostra tutta la sua ipocrisia mantenendo uno standard (il lightning) per puri fini economici. Se davvero gli stesse a cuore l’ecologia prima del profitto, a mio avviso, porterebbe in commercio il caricabatterie unico con Type-C, magari con più diramazioni per dar energia contemporaneamente ad un MacBook, iPad ed iPhone.
La realtà è invece la solita, con la casa di Cupertino che tiene alto il costo d’ingresso – pari a 939€ per questo iPhone 12 – e costringe pure ad una spesa aggiuntiva per avere un tempo di ricarica che sia accettabile. Le opzioni ufficiali sono diverse, dal MagSafe che offre tanto stile ma poca potenza in wireless (solo 15W) a fronte di ben 45€ ai caricabatterie classici USB-C/lightning da 20W (25€) o 30W, addirittura disponibile per 55€. Un piccolo furto.
Per il “mio mese” mi sono dovuto arrangiare, ho quindi sparso un paio di cavi lightning tra casa, ufficio e automobile e ricaricato il terminale con adattatori diversi da quelli appena citati. Il risultato è stato pessimo, con carica lenta, lontana dai fasti di Oppo, Realme, Huawei e Xiaomi, quattro dei produttori che più stanno spingendo sulla ricarica rapidissima. Basti considerare i 65W offerti in confezione dal primo del gruppo (e la sua controllata Realme) su medio gamma e top gamma, i 50W in wireless del Mate 40 Pro (con adattatore apposito) e gli impressionanti 120W del Mi 10 Ultra per dare un’idea di quanto Apple sia indietro.
UNA COSA CHE MI PIACE MOLTO E UNA MENO
Tra le cose che mi hanno sorpreso positivamente ci metto senz’altro Apple CarPlay, ambiente software che avevo certamente visto e usato qualche volta in passato ma mai così assiduamente. Io sono uno di quelli che ama avere qualche controllo smart in più in auto, per questo collego sempre lo smartphone durante i miei spostamenti sulle quattroruote, e il passaggio da Android Auto alla controparte è stato evidente.
Stessa automobile, diverso smartphone, ho subito notato una maggior reattività di CarPlay e una maggior piacevolezza grafica, per i miei gusti: icone più grandi, interfaccia più sensata per l’ambito in questione, insomma tutto mi è sembrato più semplice e veloce nella risposta. Sarà anche il dispositivo sorgente che comanda, ma di certo Android Auto non risulta all’altezza di tale implementazione.
Avendo la fortuna di provare più smartphone ne ho sempre dietro almeno due e questa cosa mi ha portato, quasi sempre, a prediligere un Android nelle mie sessioni di gioco. Sarò certamente monotono visto che mi diletto al momento solo e soltanto con Cod Mobile, d’altronde non mi ritengo di certo un gamer, ma almeno una partita al giorno ci scappa e con iPhone 12 l’esperienza non è mai stata il massimo. Sarà anche per la sola diagonale del display e il notch ingombrante, ma ritrovarsi i tasti di controllo tutti appiccicati è senza dubbio scomodo, come d’altronde ci aveva già anticipato Matteo parlando anche del “Pro” e del “Mini”.
LA MIA SCELTA
Si possono fare tutte le valutazioni analitiche del caso quando si affronta una simile novità, com’è stata questa per me, tuttavia è l’esperienza che conta e le emozioni che un prodotto ti trasmette. Nel mio caso ammetto che non è scattata alcuna scintilla, nessun “Eureka” che mi faccia pensare di abbandonare la nave Android per quella Apple; se da un lato la casa di Cupertino è stata piuttosto conservativa nel 2020 con gli iPhone 12, dall’altro ci sono i fasti del chip M1 e dei nuovi MacBook, vera rivoluzione tecnologica.
Qualche anno fa il passaggio sarebbe forse stato diverso, più entusiasmante, Android era infatti più abbozzato e anche con i migliori modelli si trovava da ridire quando messi a confronto con i vecchi iPhone. Oggi non è più così, credo che la maggior competizione su Android abbia portato ad un’accelerazione del comparto e un passo differente per quanto riguarda certi aspetti tecnologici. Penso ai pieghevoli, unici terminali mobile che “giustifico” sopra i mille euro, oppure alle ricariche super veloci che stanno cambiando l’approccio con gli stessi smartphone e le nostre abitudini.
Da oggi quindi ripongo iPhone 12 nella sua mini scatola, consapevole che rimarrà lì pochi secondi visto che in redazione sono in tanti a pensarla diversamente e non vedono l’ora di provarlo. De gustibus.
Apple iPhone 12
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(aggiornamento del 12 dicembre 2020, ore 05:08)