Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo), le emissioni di gas serra hanno raggiunto un nuovo storico record negativo, toccando un dato che non si vedeva da almeno tre milioni di anni
(foto: Getty Images)
C’è un nuovo record negativo per le concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica e altri gas a effetto serra, che riguarda l’ultimo anno di misurazioni, il 2018. Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni Unite (Wmo), lo scorso anno la concentrazione di Co2 – che rappresenta il principale gas a effetto serra derivante da attività umane – ha raggiunto le 407,8 parti per milione (ppm), ovvero la concentrazione più alta da 3-5 milioni di anni. Non solo: dal rapporto pubblicato emerge che il dato del 2018 è al di sopra dell’aumento medio dell’ultimo decennio e che altri gas, come metano e ossido di azoto, sono aumentati di quantità superiori alla media.
Dal 1990, secondo il Wmo, l’effetto di riscaldamento dei gas a effetto serra è aumentato del 43%, e la tendenza è in crescita perché, sottolinea il segretario generale dell’organizzazione Petteri Taalas, “non vi è alcun segno di rallentamento o di calo della concentrazione di gas serra nell’atmosfera nonostante tutti gli impegni previsti dall’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici”. Se nel 2017 aveva raggiunto le 405,5 ppm, oggi il diossido di carbonio è pari al 147 per cento in più rispetto ai livelli che si registravano in epoca pre-industriale, ovvero prima del 1750. Senza contare che il segretario nella presentazione del report specifica che “l’ultima volta che il pianeta ha sperimentato una tale concentrazione di anidride carbonica è stato 3-5 milioni di anni fa, quando la temperatura era due-tre gradi più calda e il livello del mare 10-20 metri più alto”.
La tendance à la hausse se poursuit: les concentrations de gaz à effet de serre dans l’atmosphère ont atteint de nouveaux sommets en 2018. Les concentrations de CO2 ont atteint 407,8 parties par million (ppm) en 2018 (405,5 ppm en 2017). pic.twitter.com/3fJnMzZql6
— WMO | OMM (@WMO) 25 novembre 2019
Come si spiega nel rapporto, a destare preoccupazione è il fatto che la crescita che si registra di anno in anno è superiore al tasso medio di aumento. Non va dimenticato infatti che la concentrazione di anidride carbonica può restare per secoli nell’atmosfera e ancora più a lungo negli oceani, che comunque assorbono un quarto del totale delle emissioni. Difatti, lo studio non si basa sulle quantità dei gas a effetto serra ma proprio sul loro impatto nell’atmosfera, che tradotto significa quanto gas vi rimane. L’organizzazione dell’Onu ha calcolato che servirà un intervento netto entro il 2030 affinché sia possibile frenare l’aumento delle temperature globali di 1,5 gradi centigradi. Si capisce quindi come questo aumento record si tradurrà inevitabilmente con l’aggravarsi dei cambiamenti climatici.
#Greenhouse gas concentrations hit a new record high.
Future generations will face increasingly severe impacts of #climatechange, incl rising temperatures, extreme weather, water stress, sea level rise, ocean acidification, disruption to ecosystems. #COP25https://t.co/xA9sblfJrD pic.twitter.com/JfL1YQUgPE— WMO | OMM (@WMO) 25 novembre 2019
Oltre questa asticella, milioni di persone sarebbero soggette ancora di più a ondate di siccità, alluvioni, inondazioni. “Le generazioni future dovranno affrontare sempre dipiù gli impatti sul clima come temperature più altre, condizioni meteorologiche estreme, aumento dei livelli del mare, acidificazione degli oceani, distruzione degli ecosistemi” scrive il Wmo. I dati di oggi sono in linea con la ricerca pubblicata lo scroso aprile dall’Aie, l’Agenzia internazionale per l’energia, che sottolineava come se tra il 2014 e il 2016 l’economia mondiale aveva avanzato senza aumentare le emissioni, dal 2017 questa dinamica si è interrotta, peggiorando. Nello specifico si faceva riferimento al settore energetico (che corrisponde a più del 50 per cento del totale di Co2 immessa nell’atmosfera): qui l’aumento era dell’1,7 per cento nel 2018, con un massimo storico di 33,1 miliardi di tonnellate.
La neutralità climatica è un miraggio?
Nonostante tutti gli sforzi, gli annunci e gli impegni fatti dagli Stati per perseguire l’obiettivo dell’accordo di Parigi sul clima, legato proprio alla riduzione delle emissioni, gli obiettivi sembrano lontanamente raggiungibile e la situazione in netto declino, quasi a un punto di non ritorno. Di recente, un altro studio sottolineava infatti come nessuno dei paesi del G20 stesse rispettando gli accordi: gli stessi a cui i climatologi Onu invitano all’azione. Se ne deduce quindi che la neutralità climatica – ovvero il raggiungimento di un equilibrio tra le emissioni e l’assorbimento del carbonio, che si vorrebbe raggiungere entro metà secolo – appare più lontana all’orizzonte. Eppure il parlamento europeo è pronto a dichiarare l’emergenza clima e, in vista della Cop25, sta votando delle mozioni che prevedono zero emissioni per il 2050 e un taglio delle attuali del 55 per cento entro il 2030.
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