Sono 5, in 16 anni, i virus che hanno fatto il’salto di specie’, ossia che dagli animali che li ospitavano sono diventati capaci di trasmettersi da uomo a uomo.
Di questi, 3 appartengono alla famiglia dei coronavirus, la stessa cui appartiene il virus 2019-nCoV che ha cominciato a diffondersi dalla città cinese di Whuan.
“Tre coronavirus in meno di 20 anni un forte campanello di allarme. Sono fenomeni legati anche a cambiamenti dell’ecosistema: se l’ambiente viene stravolto, il virus si trova di fronte a ospiti nuovi”, ha detto all’ANSA la virologa Ilaria Capua, che nell’Universita’ della Florida dirige il Centro di eccellenza dedicato alla ‘One Health’, che unifica i temi della salute umana, animale e ambientale.
Risale al 2003 la mutazione del virus della Sars (Severe Acute Respiratory Syndrome), che era stato trasmesso dai pipistrelli agli zibetti e poi all’uomo.
Sei anni più tardi, nel 2009, era stata la volta del virus dell’influenza A H1N1 trasmesso dagli uccelli ai suini e da questi all’uomo: un vero e proprio collage con elementi di tre specie che ha generato il quarto virus pandemico dopo quello della Spagnola del 1918, quello dell’Asiatica del 1957 e quello della Hong Kong del 1968.
Nel 2012 era stata la volta della Mers (Middle East Respiratory Syndrome), un altro coronavirus che dai pipistrelli si era trasmesso ai cammelli e poi all’uomo.
Nel 2014 ha acquisito la capacità di trasmettersi da uomo a uomo anche il virus responsabile della febbre emorragica di Ebola e adesso è comparso il nuovo virus, indicato con la sigla 2019-nCoV che, come hanno reso le autorità sanitarie cinesi, dai pipistrelli sarebbe passato a un serbatoio animale ancora non chiaramente identificato e da lì sarebbe mutato in modo da adattarsi all’organismo umano.