Abbiamo finalmente ripreso a viaggiare, seppur con qualche limitazione; non è più utopistico parlare di vacanze e sempre più spesso ci si affida alle mirrorless per immortalare i propri ricordi. O almeno è questa la scommessa dei principali produttori che sfidano gli smartphone alzando inevitabilmente l’asticella tecnologica delle proprie fotocamere, come tentato anche da Panasonic con la nuova Lumix G100.
Prima di raccontarvi la mia (breve) esperienza con questa macchina desidero subito metter in chiaro una cosa: definirla una “vlogging camera”, come fatto da casa madre, è davvero limitante. Capisco la necessità dei brand di etichettare i propri dispositivi offrendo una determinata angolazione, il rischio è tuttavia quello di raccontare una storia a metà.
Con questo non voglio certo dire che non lo sia, adatta ai cosiddetti vlog e auto riprese, Panasonic ha inserito appositamente alcune funzioni dedicate che facilitano moltissimo questa tipologia di acquisizioni video, con un’attenzione particolare all’audio. Tuttavia i limiti in mobilità non mancano e sono bene evidenti, vi basterà guardare la clip della mia piccola avventura fuori Italia per rendervene conto. Ma andiamo con ordine.
INDICE
IN VIAGGIO CON IL KIT PIU’ COMPLETO
Per l’occasione ho avuto a disposizione la versione più completa DC-G100V, ovvero quella che include, oltre al corpo, anche l’ottica Lumix G Vario 12-32 mm F3.5-5.6 e l’impugnatura codificata con la poco romantica sigla DMW-SHGR1. Il massimo per godere della G100 in mobilità, mantenendo così contenuto il peso che è condizione fondamentale per chi, come me, ama viaggiare leggero ed evitare gli ingombri.
L’obiettivo 12-32 mm offre un discreto grado di libertà, equivalente ad un 24-64 mm su full frame si scontra tuttavia con uno dei limiti principali di questa macchina: il fattore di crop in 4K, di certo esagerato con il sistema di stabilizzazione attivo. Ci torniamo fra un attimo. Uno dei vantaggi indiscussi rispetto alla sua diretta concorrente, la ZV-1 di Sony, sta nella sua stessa natura: essendo la G100 una mirrorless ha a disposizione una pletora di ottiche micro quattro terzi (MFT) e quindi apre a una serie di altri possibili utilizzi.
Certamente comoda l’impugnatura, piccola e pratica, può esser acquistata separatamente oppure con 50€ in più nel bundle più completo, uno sforzo che di certo consiglio a chi valuterà l’acquisto. Oltre a facilitare la presa e il trasporto, permette una diretta gestione della stessa G100 in mobilità, funge poi anche da treppiede e permette di appoggiare la macchina in punti piani. Come si può desumere dalle immagini è di dimensioni contenute, non è flessibile ma ha in dote tre tasti che, tramite un cavo micro USB che lo collega alla macchina, permette di controllare l’avvio e l’interruzione delle registrazioni, il trigger per la messa a fuoco e lo standby.
CARATTERISTICHE TECNICHE
PENSATA PER I VLOG MA CON DUE GROSSI ASTERISCHI
Come detto in apertura, l’indirizzo di questa macchina va oltre il semplice vlogging, anche perché, detto sinceramente, la G100 non assolve al meglio questo compito per due fattori che è impossibile ignorare: il fattore di crop in 4K (con relativa stabilizzazione) e l’autofocus.
Partiamo dal primo: il crop. Tutti o quasi devono più o meno sottostare ad un qualche compromesso quando si passa alla massima risoluzione (4K a 30fps in questo caso), ma Panasonic usa sulla G100 una piccola porzione del sensore d’immagine da 20 MP, che si riduce sensibilmente quando attiviamo la stabilizzazione elettronica (EIS).
Per ridurre il fattore di crop possiamo quindi fare due cose: disinserire l’EIS o passare ai 1080p e non andare oltre la modalità “Standard”, visto che anche a questa risoluzione c’è un crop spinto del 1.43x con EIS “High”. Il compromesso è quindi sempre presente se pensiamo di spostarci molto, riprendere in movimento e puntare al massimo livello di dettaglio con questa ottica 12-32mm. Bisogna quindi rinunciare al 4K e alla massima stabilizzazione, stando quindi attenti a qualche tremolio di troppo. Aggiungo che anche il limite di registrazione di 10 minuti in 4K non è il massimo, se si passa ai 1080/30 si può invece tirare un sospiro di sollievo e spingersi fino ai 29:59 minuti.
Il perché è presto detto: non è stata prevista una stabilizzazione fisica sulla G100, l’EIS lavora in coordinato con l’eventuale stabilizzazione della lente ed offre una correzione digitale a 5 assi quando giriamo video a 1080p e 4 assi quando si passa al 4K. La stabilizzazione è quindi realizzata spostando di continuo l’area del sensore che sta acquisendo in quell’istante, per avere il giusto margine di “manovra” si deve necessariamente ricorrere ad un crop importante (soprattutto con la modalità più spinta). Riducendo poi l’area attiva è ovvio che si perda di qualità; nonostante il formato di output 4K, il risultato finale rischia di esser meno entusiasmante di quanto ci si possa attendere.
Di seguito un paio di esempi che mostrano il livello di crop confrontato con uno scatto in pieno formato e screenshot di sample video ripresi a risoluzione e livello di stabilizzazione crescente.
CROP IN 4K
CROP A 1080P
L’altro grande limite resta l’autofocus. Agganciare e non mollare il soggetto principale è fondamentale e riguardando il mio girato si nota immediatamente una certa difficoltà nella gestione in movimento. A volte l’autofocus è fin troppo lento, non riesce quindi a seguire il volto e passa tutto il tempo a inseguirlo, lo stesso vale per i soggetti inanimati che si trovano in primo piano. La G100 arriverà sul mercato soltanto il prossimo mese e l’unità che ho avuto in prova è di pre-produzione, va quindi detto che a livello software qualcosa potrebbe cambiare e mostrare dei miglioramenti.
Se poi volessimo fare delle riprese più statiche, sfruttando il treppiedino, stando alla giusta distanza, ecco che la G100 trova un suo spazio e una sua ragion d’essere, ma in movimento è tutt’altra cosa e non riesce di certo ad impensierire da Sony ZV-1.
Discreto il risultato ottenuto negli scatti, con il mirino elettronico luminoso e ampio che facilita l’inquadratura. I colori mi sono sembrati a tratti poco vividi ma la difficoltà maggiore, ancora una volta, l’ho riscontrata con l’autofocus quando ho cercato di riprendere soggetti più vicini all’obiettivo.
AUDIO OZO E DISPLAY PROMOSSI: IL MIC RESTA A CASA
Di ben altro spessore il comparto audio, seppur manchi ancora una volta l’ingresso jack per le cuffie che rende impossibile ascoltare le proprie clip e saggiarne direttamente la qualità del suono. Non manca invece l’ingresso microfonico, seppur il bello della G100 è che ne potrebbe anche fare a meno. Panasonic ha infatti integrato per la prima volta la tecnologia Nokia Ozo che lavora in coordinato con i tre microfoni, un sistema che mi ha permesso di realizzare il 90 percento di questa video recensione senza l’ausilio di alcun microfono esterno.
Naturalmente averlo è sempre consigliato, ormai esistono microfoni piccoli e poco impattanti in termini di ingombri, sopra il mirino elettronico trova anche posto una slittina dove agganciare il ricevitore, ma non tutti hanno la disponibilità economica o la voglia di usarli per le proprie clip. Per questo ho voluto mostrare la bontà del sistema spaziale Ozo, capace di riconoscere automaticamente la posizione di chi sta parlando e attivare il microfono più vicino, escludendo di conseguenza gli altri ed eventuali rumori ambientali.
Il risultato è del tutto soddisfacente, anche a distanza di un metro, un metro e mezzo, la G100 ha dimostrato di saper catturare il suono della mia voce e pulirlo dai rumori circostanti, rendendolo più comprensibile. Ecco, questo è sì un fattore che fa la differenza se si parla di vlog camera, a differenza dei punti del capitolo precedente.
A sorprendermi positivamente è pure il display, un pannello touch LCD da 3 pollici in formato 3:2 e risoluzione pari a 1.8 milioni di pixel con luminosità ben sopra la media. In esterna, sotto luce del sole, ha dimostrato un valore che certo non mi aspettavo e spetterebbe a fotocamere di altro livello. Oltretutto è ruotabile completamente e offre un alto grado di libertà per l’utilizzo in tutte le posizioni; quando lo si rivolge verso se stessi attiva automaticamente la modalità “video selfie” che automatizza i controlli principali e avvia il countdown di 3 secondi al rec.
Ho trovato utile anche il riquadro rosso che indica la registrazione in corso quando siamo davanti alla G100, un dettaglio che può fare la differenza. D’altronde tutto il software è stato realizzato molto bene e dimostra come Panasonic riesca a stare davanti alla concorrenza sotto tale profilo, avere un’infinità di funzioni ma lanciarle poi a caso nel menù non è molto di aiuto (Sony sei all’ascolto?). Su questa macchina invece sembra che tutto si trovi a proprio posto, un menu semplice, ordinato e completo.
In alternativa c’è il mirino elettronico da 3,6 MP che copre anch’esso il 100% del campo visivo ed ha il sensore occhio, veloce e preciso. Ma a esser onesto, con questo gran bel display, l’ho utilizzato poco in mobilità e per i video.
IL VANTAGGIO DELLE OTTICHE INTERCAMBIABILI
Tornato a casa l’ho portata in redazione e proprio con lei abbiamo girato qualche video sfruttandola come seconda camera, un po’ la sua giusta destinazione se si pensa ad un utilizzo un po’ più professionale o come “entry-level” per chi invece si volesse approcciare al mondo delle mirrorless senza spendere troppo. Ma è giusto ricordare che a listino restano delle ottime alternative, anche della stessa Lumix; penso alle più vecchiotte G7 o G80, quest’ultima con sistema Dual I.S.2 a 5 assi.
Poter sfruttare le ottiche micro quattro terzi è un vantaggio importante per tutti coloro che già posseggono magari un set o che prevedono l’acquisto, i prezzi di questi obiettivi sono infatti più che interessanti e l’offerta è ampia. Il peso contenuto, l’audio Ozo e l’eccellente display sono altri piccoli fattori che la rendono interessante come mirrorless da battaglia, seppur mi riferisca per lo più a un utilizzo in studio, più stabile e lontano dai movimenti inconsulti.
La funzione time lapse è facile da utilizzare e permette di realizzare automaticamente in macchina i video, scegliendo come al solito la risoluzione e il frame rate, esattamente come sull’ammiraglia S1H. Naturalmente, in questo caso il sensore è ben più piccolino e le immagini non godono della stessa qualità, ma ancora una volta bisogna considerare il diverso peso e gli ingombri che per molti video/foto amatori fanno la differenza. Soprattutto per i meno esperti ed esigenti che guardano a prodotti del genere, più semplici e intuitivi: basta ruotare la ghiera principale in alto e attivare anche lo slow motion, seppur si parli di un mero full HD a 120fps.
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CONCLUSIONI E PREZZI (3 CONFIGURAZIONI)
Tre le varianti presenti sul sito ufficiale: una solo corpo, un con il kit che vi ho raccontato, l’ultima con il grip a corredo. Tirando le somme, pare ovvio che come vlog camera questa G100 mostri più ombre che luci, seppur audio e display siano due fattori da tenere in considerazione. Vero che con l’impugnatura è possibile appoggiarla, ruotare il pannellino e registrare senza preoccuparsi troppo di microfoni esterni, ma l’autofocus deve esser migliorato altrimenti si rischia il solito fastidioso “hunting”.
- DC-G100 solo corpo a 649€
- DC-G100K con kit 12-32 mm (24-64 mm) a 749€
- DC-G100V con kit 12-32 mm e impugnatura DMW-SHGR1 a 799€
Panasonic ha posto poi un limite oggettivo a livello di stabilizzazione: manca un sistema meccanico, cosa invece presente su altre vecchie entry-level oggi presenti ancora sul mercato a prezzi anche più concorrenziali (basti guardare alla G80, che pesa 505g). Chiaro che con questa si gioca tutto sulla portabilità e leggerezza, ma quanto siete disposti a sacrificare per quelle mancanze oggettive che azzoppano un po’ in partenza la G100? A voi le altre considerazioni, per le mie esigenze dovrò guardare altrove.
LE “VECCHIE” ALTERNATIVE
PRO E CONTRO
VIDEO
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