La prima versione di questo editoriale d’esordio alla direzione di Focus era diversa. Partiva con una domanda che mi è rimbalzata in testa appena si è prospettato il nuovo giro di valzer professionale. Io non sono uno scienziato, anzi ho solitamente avuto un complesso di inferiorità nei confronti di chi è scienziato nel senso più comune del termine. E anche ai giornali scientifici ho guardato come guardavo in Nepal agli ottomila metri dell’Annapurna. Irraggiungibili. Prima dell’ultimo incarico da direttore di Panorama avevo salito tutti i gradini del mestiere e da giovane ero stato cronista di nera, di politica, di costume. Mai di scienza. Dunque l’incipit della prima versione del mio articolo era: «che ci faccio io qui?».
Poi quell’interrogativo è sparito. In verità era temporaneamente sparito già qualche anno fa quando l’azienda cambiò direttore di questa rivista ed io la buttai lì: potrei esservi utile? Certo – fu la classica risposta che si dà in questi casi – ma ci sei più utile dove sei. E rimasi vicedirettore a Panorama. Oggi, i manager che guidano la Mondadori, e che insieme con l’editore mi hanno rinnovato la loro fiducia (grazie), non sono quelli di allora e ignorano il precedente, ma evidentemente la mia strada e quella di Focus dovevano incrociarsi.
Così il «che ci faccio io qui?» è diventato «che cosa voglio farci io qui?». In queste settimane con i nuovi colleghi ci siamo studiati, osservati, annusati. E quando mi sono presentato alla redazione ho pensato a una citazione un po’ burlona. Svicolando tra Einstein, Hawking e Darwin, invero più adatti al contesto, ho puntato su Anton Ego. «Come dice Anton Ego…». L’interrogativo stampato sugli occhi di chi mi ascoltava l’ho subito spazzato con un sorriso: «Parlo del severissimo critico culinario del cartone animato Ratatouille». Abituato ai canoni dell’alta cucina, Anton Ego ritrova una perfetta alchimia di sapori nella ratatouille che gli servono al ristorante e, quando scopre che a prepararla è stato un topo nato col pallino dei fornelli, scrive una recensione in cui rivede tante sue certezze e promuove il roditore a grande chef. Il film si chiude con lui seduto al ristorante del piccolo Remy. «Sorprendimi», gli grida invece di scegliere dal menù.
La conoscenza è una sorpresa continua, dunque ai colleghi ho detto la stessa cosa: sorprendiamoci e sorprendiamo. Io col mio sapere profano, voi col vostro sapere più tecnico, dobbiamo conservare e trasmettere lo stupore nell’esplorare. La scienza viene di solito ingabbiata nella sua Esse maiuscola ma c’è scienza e sapere ovunque intorno a noi, nelle nostre giornate e negli strumenti quotidiani che usiamo. C’è scienza nel matematico e nell’artigiano, nel biologo e nell’artista. C’è scienza nella tecnologia, nella medicina, nello sport, nella fotografia. C’è scienza nella cronaca. Il sapere è in ogni cosa e in ogni sapere c’è un mondo da scoprire. Ecco, vorrei che noi di Focus raccontassimo la scienza delle grandi e delle piccole cose. Se dovessi dare degli aggettivi al giornale che ho in testa, lo definirei accurato e approfondito, certo, ma anche curioso e divertito, insolito, fantasioso e, appunto, imprevedibile. Per questo l’ho cambiato un po’ d’abito e aspiro a una narrazione accattivante. Anche nel raccontare bene le cose c’è scienza.
Non ho mai dimenticato come mio padre mi disse di aver scoperto l’universo. Nella casa catanese del nonno Raffaele un’ottantina di anni fa si riuniva un gruppo di amici per chiacchierare e discutere dei temi più disparati. Tra loro c’era lo scrittore Vitaliano Brancati. A lui mio padre bambino una sera chiese: che cos’è l’universo? Brancati portò una sedia in terrazza e si mise quel piccolo sulle ginocchia. «Vedi Giacomino, per capire che cos’è l’universo basta alzare gli occhi al cielo. Tra le stelle che stiamo guardando scegline una. L’hai scelta? Ecco, per arrivare a quella stella dovremmo viaggiare tanti milioni di anni. È impossibile, viviamo meno di cent’anni e pensa che l’uomo è sulla Terra da poche centinaia di migliaia di anni. Ma supponiamo di riuscirci. Quando saremo sulla stella che hai scelto, dopo milioni di anni, ci siederemo come adesso e alzeremo gli occhi al cielo. Non sarà molto diverso da quello che vediamo qui e tu potrai scegliere un’altra stella lontana. Quando saremo sull’altra stella dopo altri milioni di anni, rifaremo la stessa cosa. E sarà così per milioni di volte. Milioni di anni e milioni di volte per trovarci davanti sempre un cielo da esplorare. Questo è l’universo».
“Quando saremo sulla stella che hai scelto, ci siederemo come adesso e alzeremo gli occhi al cielo: non sarà molto diverso da quello che vediamo qui e tu potrai scegliere un’altra stella lontana, e poi un’altra e un’altra ancora”
Nel lavoro e nella vita mi sono sempre sentito il bambino e l’adulto di quella terrazza, quello che si fa domande e quello che si diverte a cercare risposte. La mia curiosità mi porta a infilare il naso in ogni cosa che mi circonda e la magnifica redazione di Focus, che in questo mi somiglia, mi aiuterà a farlo con la competenza e l’accuratezza che la distingue. La carta stampata soffre, spesso se ne subisce il declino con rassegnazione davanti al dilagare di strumenti che offrono una lettura veloce dei fatti, davanti a un bombardamento di informazioni che sembrano telegrammi.
Eppure sono convinto che la qualità paghi ancora, che la competenza possa tornare a farsi sentire, che guardarsi intorno soltanto attraverso le notizie-flash del cellulare non porti lontano. Un giornale come questo è strumento ideale per avvalorare questa mia convinzione, lo sento come le Mille e una Notte: da una cosa si può arrivare a centinaia di altre. Per questo racconteremo il sapere e le scoperte anche mostrando il cammino che porta a quel sapere e a quelle scoperte. I calcoli, le intuizioni, gli errori, i tentativi che ci sono dietro. Scoprire significa sperimentare, sperimentare significa ragionare. Dunque vorremmo che, con noi, vi appassionaste non soltanto a conoscere ma a ragionare.
Eppure tutto questo non ci basta ancora. Dimostreremo che la carta può sposarsi alle nuove tecnologie, che può essere multimediale. Con la realtà aumentata, dal giornale vi porteremo lontano. Sarete contemporaneamente dentro la rivista e fuori. Vi offriremo grafici interattivi e timelapse, video e dirette webcam. Addirittura alcune pagine non saranno da leggere ma da ascoltare. Col sito (www.focus.it) e con la pagina Facebook, poi, terremo costante il contatto tra noi e voi, mentre con gli altri giornali “figli” di Focus (Extra, Domande & Risposte, Storia, Wars, Viaggi nel Tempo, Collection) allargheremo gli interessi. Contemporaneamente vi incontreremo anche fisicamente, con le giornate di FocusLive che è stato un grande successo, venendo sotto casa vostra con altri eventi sul territorio, con tante sorprese che abbiamo in cantiere.
Ecco perché non mi sono più chiesto «che ci faccio io qui?». Io qui ci faccio quel che ho sempre fatto nel mestiere e nel mio cammino. Ci faccio quel che ci fate voi quando volete capire che cosa vi sta intorno, quando vi impegnate nel vostro campo, quando volete dare un senso al carnevale della vita: io qui vivo.
Raffaele Leone, raffaele.leone@mondadori.it