Microsoft spegne 45 candeline. Era il 4 aprile del 1975 quando ad Albuquerque, in New Mexico, due ventenni amici d’infanzia e appassionati di informatica – Bill Gates e Paul Allen – fondarono un’azienda che sarebbe diventata la più grande compagnia di software per pc al mondo. Il loro sogno era di portare un computer su ogni scrivania e in ogni casa, ed è più o meno ciò che hanno fatto.
Il business parte con la vendita di pacchetti in linguaggio Basic per i microcomputer Altair, ma è negli anni Ottanta che l’azienda cresce: diventa una compagnia privata con Gates presidente e Allen vice, sposta la sede a Redmond, si espande in Europa, crea il programma Word e ne allega una demo a una rivista di pc, su floppy disk, per farlo conoscere. A Basic segue Dos e infine Windows, che porta le finestre sugli schermi.
Gli anni Novanta sono quelli della consacrazione e quelli in cui Gates diventa l’uomo più ricco del mondo, ma si concludono con il primo passo indietro del fondatore: a gennaio del 2000 Gates lascia il ruolo di Ceo a Steve Ballmer per concentrarsi sulle “strategie di lungo periodo”. In quello stesso anno dà vita alla Bill & Melinda Gates Foundation, la più grande fondazione privata al mondo.
Ballmer guida Microsoft per 14 anni, con alti (il Surface) e diversi bassi (da Windows Vista e Mobile e all’acquisizione dei telefoni Nokia), per poi cedere il posto a Satya Nadella. Gates, nel frattempo, è sempre più assorbito dagli impegni filantropici. La conclusione di questo percorso porta la data del 13 marzo 2020: Gates esce dal cda di Microsoft, un colosso arrivato a 1.200 miliardi di capitalizzazione di mercato.
Cinque anni fa, nel giorno del 40esimo compleanno dell’azienda, Gates aveva mandato una lettera ai dipendenti in cui scriveva: “Ora ciò che conta di più è quello che faremo dopo”. Quel dopo, per lui, è lontano da Microsoft.