MILANO – Ruota a una velocità straordinariamente alta, con un’energia tra le più elevate mai osservate nell’universo, il buco nero M 87 celebrato da Science e Nature come il grande protagonista del 2019, grazie all’incredibile foto che lo scorso aprile lo ha reso visibile al mondo intero mostrando per la prima volta il ‘volto’ oscuro di questi mostri cosmici.
A distanza di pochi mesi, il suo vorticoso turbinio viene svelato dalla luce che gli passa accanto attorcigliandosi come un fusillo, studiata da un gruppo italo-svedese che pubblica i risultati sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.
I tre ricercatori Fabrizio Tamburini, Bo Thidé e Massimo Della Valle avevano già dimostrato nel 2011 la possibilità di ricavare direttamente il valore della rotazione (o spin) di un buco nero osservando la luce ‘attorcigliata’ dal suo campo gravitazionale. Dopo otto anni, hanno potuto applicare questo metodo al buco nero supermassiccio che con i suoi 6,5 miliardi di masse solari troneggia al centro della galassia M87, nell’ammasso della Vergine a circa 55 milioni di anni luce dalla Terra.
Utilizzando semplici formule di relatività generale, sono riusciti a ottenere anche la quantità di energia ad esso associata. “Questo valore è maggiore anche di decine di miliardi di volte quello dell’energia rilasciata dalle esplosioni di lampi gamma o dalle supernovae innescate dal collasso gravitazionale del loro nucleo”, commenta Massimo Della Valle dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf). “È una riserva di energia tra le più grandi che abbia mai osservato: in grado di alimentare la luminosità dei quasar più brillanti per centinaia di milioni di anni”.