Pronta la prima bistecca spaziale: è stata stampata in 3D sulla Stazione Spaziale Internazionale a partire da poche cellule di bovino. Adatta per essere consumata dall’uomo e ottenuta senza macellazione, la carne stampata in orbita è il risultato dell’esperimento guidato da un’azienda israeliana e condotto in collaborazione con un’azienda russa e due americane. L’obiettivo è duplice: da un lato le bistecche ottenute in orbita potrebbero diventare cibo nutriente e ‘fresco’ per gli astronauti impegnati nei futuri lunghi viaggi verso Marte; dall’altro la stessa tecnologia permetterebbe di avere sulla Terra carne a costo zero dal punto di vista ambientale.
I primi ingredienti sono cellule bovine aggregate in strutture tridimensionali chiamate sferoidi; questi vengono combinati con fattori di crescita e sostanze compatibili con i tessuti biologici chiamate ‘bio-inchiostri’ e finora utilizzate nelle stampanti 3D per ottenere organi in miniatura. Tutti questi elementi vengono poi combinati durante la stampa 3D per mezzo di forze magnetiche e il risultato è un frammento di tessuto.
La tecnica funziona nello spazio in modo diverso rispetto a quanto accade sulla Terra. Grazie all’assenza di peso la stampa avviene infatti in tempi più rapidi, inoltre il materiale biologico che costituisce la bistecca non viene depositato a strati, come avviene sulla Terra quando si stampano mini-organi o frammenti di tessuti, come la cartilagine. Poiché nello spazio le cellule non sono spinte verso il basso, si depositano naturalmente su tutti i lati, formando una struttura tondeggiante, come avviene quando si fa una palla si neve.