(ANSA) – ROMA, 26 FEB – Quasi metà dei ragazzi, il 49,2%,
dichiara di editare le foto che vuole pubblicare sui social. E’
uno dei dati che emerge dall’indagine preliminare del progetto
SatisFACE dell’Università Vita-Salute San Raffaele e del Cussb
(Centro Universitario di Statistica per le Scienze Biomediche),
che mira a esplorare il tema dell’immagine digitale con una
ricerca incentrata sul viso. Lo studio pilota è stato condotto
su 120 ragazzi dai 12 ai 16 anni.
Dall’analisi emerge che i social più utilizzati dai
giovanissimi sono WhatsApp (92.5%), Tiktok (88.3%), Instagram
(76.7%) e YouTube (75%). Il 65.9% dice di trascorrervi fino a 4
ore (il 37.5%, da 2 a 4 ore). Più tempo sui social – dicono gli
esperti – equivale ad una maggiore ansia da aspetto fisico e
manipolazione più frequente delle foto: solo il 25.4% è
soddisfatto al primo scatto, il 36.8% dichiara di eliminare 2-5
selfie tra quelli scattati. La manipolazione riguarda
principalmente l’alterazione di caratteristiche fisiche e l’uso
di filtri interattivi divertenti. Gli studenti, poi, esprimono
preoccupazioni per un utilizzo non appropriato delle foto
condivise nei social, che possono essere “manomesse/ritoccate” o
utilizzate con finalità diverse da quelle di partenze
(web-related anxiety) e sono consapevoli dei rischi della
condivisione. Con riferimento al “digital-self” gli esperti
notano che “depressione e ansia da aspetto sono maggiori tanto
più bassa è la percezione della propria immagine corporea e
tanto più alta è la manipolazione fotografica e il controllo
sull’immagine corporea”.
“Abbiamo rilevato un notevole interesse degli studenti e dei
docenti su un tema così complesso come quello dell’uso delle
tecnologie digitali e il rapporto con la propria immagine –
spiega la coordinatrice del progetto Chiara Brombin – Interesse
percepibile anche nei genitori, forse i più in difficoltà nel
seguire le conseguenze della rapida evoluzione dei meccanismi
psicologici generati dall’uso del digitale sui propri figli. Il
progetto ha una finalità scientifica con immediate ricadute ‘pratiche’: promuovere il benessere digitale negli adolescenti e
sensibilizzarli rispetto ai potenziali rischi della
manipolazione e mistificazione del sé digitale”. (ANSA).