Poco meno di un anno fa Google aveva presentato le Pixel Buds 2, cuffie true wireless dal design iconico contraddistinte da una spiccata integrazione con l’assistente vocale dell’azienda di Mountain View. Le avevo provate subito in accoppiata con un Pixel 3a e tutto sommato mi erano piaciute (qui la recensione) a fronte di alcuni aspetti migliorabili, a partire dal posizionamento di prezzo non proprio economico: si parlava – e si parla ancora, essendo distribuite solo dal canale ufficiale – di 199 euro.
Beh, a quanto pare qualcuna di queste considerazioni è stata ascoltata e Google ha deciso di proporne una versione simile, ma più economica: le nuove true wireless della casa sono state presentate oggi, costano 99 euro e si chiamano Pixel Buds A-series, proprio come gli smartphone della gamma “A” sono la variante meno costosa dei più blasonati Pixel.
Per non farmi mancare nulla le ho provate con il Google Pixel 4a che uso ormai da molti mesi, e ho impostato un confronto con le precedenti Pixel Buds 2 per capire cosa cambia tra i due modelli. In sostanza, il prezzo più accessibile comporta troppe rinunce? Scopritelo insieme a me.
LE DIFFERENZE
Se la prima differenza è il prezzo – ed è piuttosto evidente – bisogna invece aguzzare la vista per notare le modifiche a livello di design. A una prima occhiata infatti le nuove Pixel Buds A- Series possono sembrare praticamente identiche alle precedenti Pixel Buds 2.
Dunque, stessa custodia tondeggiante e iconica (che personalmente apprezzo molto), stesso pulsante per l’accoppiamento Bluetooth sul retro. Le prime differenze si notano aprendola: il colore dell’interno è grigio chiaro lucido nella versione che ho provato io, ma è disponibile anche il verde oliva, mentre nelle Buds 2 è nero opaco.
Anche il LED che segnala lo stato di carica della batteria è diverso: è diventato uno solo, esterno, leggermente più grande e si è spostato verso l’alto, vicino all’apertura; è scomparso invece il LED all’interno che indicava lo stato di carica degli auricolari; rimangono invariati i colori (bianco se carica, arancione se scarica).
Le nuove Buds A-Series sono sempre piacevoli al tatto e paiono robuste e di buona fattura; sempre soddisfacente lo scatto di apertura della custodia magnetica. Anche se impercettibile, qualcosa però è probabilmente cambiato nei materiali, visto che sono un pochino più leggere delle precedenti: 5,06 g ogni auricolare rispetto ai 5,3 g delle Buds 2, e 52,9 g la custodia piena rispetto ai 56,1 g di quella delle Buds 2.
Rimangono invariate invece le misure, sia della custodia che degli auricolari, e il loro caratteristico design “a chiocciola”, in-ear con un archetto che serve a mantenerle stabili al loro posto quando le si indossa. Dunque, nulla da eccepire sulla comodità: proprio come le precedenti non mi hanno dato problemi e stanno salde nel padiglione auricolare anche durante l’attività fisica; quando sono indossate, da fuori sembrano un po’ delle Mentos.
A uno sguardo ravvicinato, l’unica differenza sugli auricolari è la posizione di alcuni elementi: le nuove Buds A-Series hanno due contatti invece che tre per la ricarica, il microfono inferiore di forma leggermente diversa e un solo sensore di rilevamento invece di due, ma sono differenze che non cambiano quasi nulla a livello funzionale.
Entrambe infatti hanno il rilevamento in-ear che blocca immediatamente la riproduzione quando le togliete dalle orecchie, ma le Pixel Buds 2 hanno qualche chicca in più, come il rilevamento della condivisione, che permette di regolare il volume di ogni auricolare separatamente, e la presenza di avvisi intelligenti sperimentali, come la possibilità di abbassare automaticamente il volume quando viene rilevato il pianto di un bambino, l’abbaiare di un cane o le sirene di un veicolo di emergenza.
Qualche piccola differenza riguarda anche i comandi touch: sulle Pixel Buds 2 è supportato il multi-touch, dunque è possibile regolare il volume con degli swipe avanti e indietro, mentre sulle Buds A-Series bisogna chiederlo a voce all’assistente Google. Rimangono invariati invece gli altri comandi touch: un tocco singolo per interrompere o riprendere la riproduzione musicale e rispondere alle chiamate; due tocchi per passare al brano successivo o chiudere/rifiutare la chiamata; tre tocchi per il brano precedente; un tocco prolungato per evocare l’assistente vocale. Come sulle precedenti, funziona tutto molto bene.
L’ultima differenza che ho notato è l’assenza della ricarica wireless, presente invece sulle Pixel Buds 2. È una funzionalità il cui valore percepito dipende molto dalle abitudini degli utenti: per come sono attrezzata al momento io non la uso quasi mai, quindi non ne sento la mancanza. Chi invece è solito usare svuotatasche con ricarica wireless potrebbe pensarla diversamente.
GLI ASPETTI IN COMUNE
Gli aspetti in comune invece sono parecchi, e riguardano molte delle funzioni che rendono queste cuffie apprezzabili, ma anche qualche assenza. Una su tutte, la cancellazione attiva del rumore: mancava sulle Pixel Buds 2 e non c’è nemmeno nelle Buds A-Series; in questo caso, se non altro, è giustificata dalla fascia di prezzo, mentre non si può dire lo stesso delle Buds 2, che nel corso dell’ultimo anno hanno visto entrare in campo alcune proposte concorrenti di uguale prezzo dotate di ANC, in alcuni casi anche di ottima qualità.
Rimangono le stesse invece tante belle funzioni, come la geolocalizzazione e la possibilità di far suonare le cuffie per trovarle, il fast pair sempre eccellente e fulmineo, la certificazione IPX4 contro pioggia e sudore (solo per gli auricolari, non per la custodia) e le funzioni smart legate all’assistente Google, che rendono le Pixel Buds A-Series un eccellente alleato degli utenti Android.
Proprio come le sorelle maggiori, si attivano anche solo menzionando la hotword “Hey Google”, leggono notifiche di messaggi, email, calendario, aggiornamenti sul traffico e sui voli; traducono da oltre 40 lingue in accoppiata con Google Translate, impostano sveglie, danno indicazioni stradali svolta per svolta. Il che, diciamocelo, è uno dei loro valori aggiunti.
Lato audio sono confermati i driver dinamici da 12 mm, con gli stessi risultati delle Pixel Buds 2: una buona resa nelle chiamate, con l’interlocutore che si sente molto nitidamente da entrambi gli estremi della cornetta e una riproduzione musicale nella media, senza equalizzazioni particolari, cui l’assenza dell’ANC toglie un po’ di impatto.
Anche il volume massimo è nella media (a differenza ad esempio delle Galaxy Buds Pro, il più alto che ho provato finora), così come nella media è il raggio del bluetooth, sui 10-15 metri. Presente anche sulle nuove arrivate la possibilità di potenziare i bassi e attivare il suono adattivo, che regola automaticamente il volume in base ai rumori ambientali (funzione che comunque non rende quanto una ANC).
Idem il supporto alle applicazioni, con la piena compatibilità che riguarda Android 6.0 e versioni successive (nel caso degli smartphone Google Pixel l’app è integrata nel sistema, mentre per gli altri Android va scaricata, ma le funzioni sono le medesime); con iOS vanno bene, ma bisogna affidarsi al pulsante fisico per la prima associazione BT e comprensibilmente non c’è supporto per Siri.
Anche come autonomia non ho riscontrato particolari differenze: circa 4 ore abbondanti di riproduzione musicale, e la custodia ne promette 24; se si parla di chiamate invece l’autonomia scende a 2,5 ore per auricolare e 12 ore con la custodia. Presente, come sulle Pixel Buds 2, la ricarica rapida che consente di guadagnare 2 ore d’ascolto con 10 minuti di ricarica; per passare da 0 a 100% ci si impiega circa un’ora.
CONCLUSIONI
Concludendo, le Pixel Buds 2 mi erano piaciute per design e robustezza, ottima integrazione con l’assistente Google e funzioni connesse come la traduzione e il fatto che le feature drop introducessero novità anche dopo il lancio. Tutte queste cose, eccetto la ricarica wireless, sono presenti anche nelle Pixel Buds A-Series, quindi il mio giudizio non può che essere positivo per quanto riguarda il confronto tra le due, considerato anche il prezzo.
In termini assoluti, continua a pesare un po’ l’assenza dell’ANC, che però sulle alternative in questa fascia di prezzo spesso non è memorabile. A onor del vero, io non ho riscontrato i disturbi audio e i problemi di connessione BT segnalati a suo tempo sulle Pixel Buds 2 da alcuni utenti, e dunque su questi fronti non ho niente da eccepire. Quindi, direi promosse.
E voi, le stavate aspettando? Se vi interessano, per provarle bisognerà attendere ancora un po’: la presentazione di oggi coincide con l’apertura dei pre-ordini.
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