Negli ultimi anni, il settore degli auricolari true wireless ha visto una rapida evoluzione: design più raffinati, autonomia sempre maggiore, cancellazione attiva del rumore più efficace e, soprattutto, una corsa continua verso una qualità sonora sempre più di alta gamma (sempre per quanto le dimensioni lo rendano possibile). In questo scenario competitivo si inseriscono le Xiaomi Buds 5 Pro WiFi, auricolari che, almeno sulla carta, sembrano promettere una vera rivoluzione grazie alla combinazione di triplo driver e audio lossless via WiFi.
Ma mantengono davvero tutte queste promesse? Le ho provate a fondo, utilizzandole sia in modalità Bluetooth che in quella più avanzata con connettività WiFi XPAN, per capire se siamo davvero davanti a un nuovo punto di riferimento o semplicemente a un altro esercizio di stile tecnologico.
DESIGN E ERGONOMIA
Le Xiaomi Buds 5 Pro WiFi si presentano con un’estetica che cerca chiaramente di collocarsi nella fascia premium del mercato TWS. Le linee sono eleganti, la custodia è compatta e presenta una particolare apertura frontale “a sportellino”, anzichè il classico coperchio a conchiglia. Una volta aperto le cuffiette sono in posizione verticale e lo stelo è libero . Questa scelta, pur originale dal punto di vista visivo, non è tra le più comode: richiede l’utilizzo di due mani e una certa attenzione per evitare di far cadere gli auricolari durante l’estrazione o l’inserimento.
Dal punto di vista costruttivo abbiamo luci e ombre. Il materiale utilizzato per la custodia è policarbonato trasparente, con una finitura lucida che tende a graffiarsi facilmente. Dopo poche settimane d’uso, si notano segni visibili, specialmente se si tengono le cuffie in tasca con altri oggetti (chiavi, monete). Certo non è una novità, anche le mie Airpods Pro hanno la custodia completamente graffiata, ma questo non giustifica la scelta di una finitura così sensibile all’usura.
Oltre a questo l’inserimento degli auricolari nella custodia richiede una rotazione, poco naturale, di 180°, perché i pin di ricarica non sono allineati in modo intuitivo. È un’operazione che può sembrare un dettaglio ma che, a primo impatto, risulta un pochino scomoda. Questione più che altro di abitudine, dopo due settimane ad utilizzare solo questo Buds 5 Pro il movimento è diventato più naturale e decisamente meno scomodo.
Passando agli auricolari veri e propri, la sensazione è da subito decisamente migliore. La qualità ergonomica è elevata: gli auricolari pesano poco (circa 5.6 grammi ciascuno), sono ben bilanciati e si adattano con naturalezza al padiglione auricolare. I gommini in silicone forniti nella confezione — in quattro misure (XS, S, M, L) — sono particolarmente morbidi ma riescono comunque a garantire un buon isolamento pur senza farsi sentire. Questo si traduce in una vestibilità ottima anche per lunghe sessioni d’ascolto, e in una efficace soppressione dei rumori passiva che migliora ulteriormente le prestazioni della cancellazione attiva del rumore.
C’è però un dettaglio, sempre a proposito dei gommini, che non mi ha fatto impazzire. Mi riferisco al fatto che questi stessi sono “bucati”. Molte delle soluzioni concorrenti, se non praticamente tutte, integrano una prima griglia sull’auricolare e una all’interno dei gommini. Questa seconda griglia impedisce a gran parte della polvere e del cerume di arrivare fino alla griglia sull’auricolare, e quindi successivamente all’interno della cuffia. Qui, invece, mancando la seconda griglia, lo sporco si ferma proprio sull’auricolare e la rimozione richiede maggiore attenzione per evitare che questo possa “penetrare” e dare fastidio ai componenti interni.
CONTROLLI TOUCH
Negli auricolari true wireless moderni, l’esperienza utente non dipende solo dalla qualità audio o dalla cancellazione del rumore, ma anche — e sempre più spesso — dal sistema di controllo e interazione. Su questo fronte, le Xiaomi Buds 5 Pro WiFi adottano una soluzione che sulla carta è tra le più evolute della categoria: pinch e swipe sugli steli, una modalità di interazione ereditata dal mondo Apple, ma qui con ambizioni più estese.
I controlli sono sensibili alla pressione (pinch singolo, doppio, triplo) e al trascinamento (swipe su/giù) e possono essere assegnati a una vasta gamma di funzioni: play/pausa, cambio traccia, regolazione del volume, attivazione dell’assistente vocale, passaggio tra le modalità di cancellazione del rumore, e persino l’attivazione della registrazione audio interna. In teoria, un sistema flessibile e completo. In pratica, tuttavia, l’implementazione si rivela migliorabile.
Il primo problema è legato alla responsività dei comandi. Gli swipe, in particolare, richiedono un movimento preciso su una superficie ridotta e non sempre generano una risposta precisa. Capita spesso che un tentativo di abbassare il volume venga interpretato come un tocco o che semplicemente il comando venga ignorato. Questo accade anche con le ultime versioni firmware, suggerendo che il limite non sia legato al softwaer ma all’hardware o alla gestione del touch.
Un secondo punto critico riguarda la il feedback dell’area sensibile. Da un lato ho infatti trovato comodo il fatto che il pinch debba essere eseguito molto vicino alla base dello stelo. Questo rende più facile familiarizzare con il gesto e trovare il punto corretto per l’interazione ma, dall’altro lato, manca un vero feedback tattile o sonoro che confermi immediatamente l’avvenuto comando. C’è un piccolo avviso, una sorta di click che viene riprodotto dall’auricolare, che però spesso è sommesso e si sente sicuramente troppo poco.
Tramite la Xiaomi Earbuds App è poi possibile personalizzare completamente i comandi per ciascun auricolare, con una logica a mappa davvero ben fatta: si può assegnare ogni gesto a una funzione diversa, combinando a piacere controlli multimediali, ANC e comandi vocali. È una flessibilità rara nella categoria, e sicuramente un punto a favore per chi cerca un’esperienza personalizzabile. Si tratta di modifiche che possono essere effettuate anche senza app, sfruttando le impostazioni delle cuffiette che si aprono dal menu del bluetooth. Al contrario dell’aggiornamento firmware, che avviene solo tramite app e richiede un accesso all’account Xiaomi.
Infine, una nota sulla velocità di passaggio tra le modalità ANC e Trasparenza: la transizione richiede un tocco prolungato che non sempre viene registrato correttamente, e spesso la stessa avviene con un leggero ritardo. L’esperienza è quindi meno fluida di quanto si vorrebbe, specialmente in contesti dinamici, in cui abbiamo bisogno che questo passaggio sia rapido, come ad esempio quando ci accorgiamo che qualcuno ci sta parlando e vogliamo ascoltarlo.
XPAN, BENE CHE CI SIA MA È ANCORA LIMITATO
Uno degli aspetti più pubblicizzati e tecnicamente interessanti delle Xiaomi Buds 5 Pro WiFi è senza dubbio la connessione audio via WiFi XPAN, sviluppata da Qualcomm all’interno della piattaforma Snapdragon Sound. Si tratta della prima vera alternativa consumer al Bluetooth per il trasferimento audio in un form factor TWS, e rappresenta una potenziale svolta per l’intero mercato degli auricolari wireless, anche se ancora il suo utilizzo è molto limitato.
Cos’è XPAN e come funziona
XPAN non è una connessione WiFi tradizionale come quella che collega smartphone e router di casa, ma una micro-rete wireless punto-punto tra auricolari e smartphone compatibile. A differenza del Bluetooth, XPAN offre una larghezza di banda di 4.2 Mbps, sufficiente per trasmettere audio stereo lossless a 24-bit / 96 kHz, mantenendo la sincronia tra i canali e una latenza estremamente ridotta.
Per fare un confronto: un flusso audio stereo 24/96 non compresso richiederebbe circa 4.6 Mbps, ma con l’uso di codec lossless efficienti (come aptX Lossless o equivalenti) bastano 3 Mbps. Quindi i 4.2 Mbps offerti da XPAN sono tecnicamente sufficienti per assicurare una trasmissione di qualità, almeno sulla carta, paragonabile a quella di un DAC cablato entry-level.
Requisiti hardware e compatibilità
Ma non è tutto oro quello che luccica e il primo “limite” è la compatibilità. Per utilizzare XPAN è necessario un dispositivo dotato di SoC Qualcomm Snapdragon compatibile e con supporto esplicito alla piattaforma Snapdragon Sound. Ma non basta: serve anche un’implementazione software che abiliti la comunicazione WiFi tra auricolari e sistema operativo. Noi abbiamo provato questo collegamento WiFi con lo Xiaomi 15 Ultra, top di gamma dell’ecosistema Xiaomi che si fregia di questa compatibiltà.
Ma su altri dispositivi con lo stesso chip — come anche uno Xiaomi Flip o un Poco F7 Ultra, comunque entrambi Xiaomi— XPAN non si attiva, e si torna alla comunicazione tramite Bluetooth classico (aptX Adaptive o LC3). Questo evidenzia un limite fondamentale: la funzione è, almeno per ora, estremamente limitata.
Secondo Qualcomm, inoltre, XPAN dovrebbe anche supportare una forma di roaming dinamico: in pratica, se ci si allontana dallo smartphone, gli auricolari dovrebbero essere in grado di collegarsi alla rete WiFi domestica per mantenere la connessione attiva. Allo stato attuale delle cose, tuttavia, non sembra essere così. Allontanandomi dalla sorgente e “uscendo dal tiro” del Bluetooth, infatti, la riproduzione si interrompe senza che venga creato alcun tipo di ponte. Resta da capire se si tratti di un limite reale della tecnologia che ancora non si esprime al massimo o se sia Xiaomi a non aver inserito questa funzionalità.
Un dato positivo, invece, è il basso consumo energetico della modalità WiFi. A differenza di altri codec ad alta qualità come LDAC (che spesso riducono l’autonomia in modo drastico), XPAN sembra essere abbastanza ottimizzato: in WiFi lossless, siamo riusciti ad ascoltare musica per oltre 3 ore con una singola carica, senza surriscaldamento o decadimento della qualità.
QUALITÀ AUDIO
Se c’è un ambito in cui Xiaomi ha voluto puntare in alto con le Buds 5 Pro WiFi, è proprio la qualità audio. La scheda tecnica, sulla carta, è di alto livello: una configurazione a tre driver per auricolare (11 mm dinamico dual-magnetico, tweeter piezoelettrico in ceramica PZT, driver planare), supporto a codec ad alta risoluzione (aptX Adaptive, aptX Lossless, LC3, AAC, SBC), e un sistema dual amp che separa fisicamente l’amplificazione delle alte e basse frequenze.
La configurazione tri-driver è un approccio che si ritrova più comunemente in monitor in-ear professionali (IEM), usati da musicisti e audiofili. Il vantaggio teorico è la possibilità di suddividere lo spettro audio in fasce più ristrette, gestite da trasduttori dedicati, ognuno ottimizzato per una gamma specifica di frequenze. Questo, unito a un’amplificazione differenziata, dovrebbe garantire maggiore precisione timbrica, dinamica e separazione tra strumenti.
Il driver dinamico da 11 mm è pensato per garantire un’estensione e una presenza adeguata sui bassi, il tweeter ceramico la definizione sulle alte, mentre il driver planare (solitamente impiegato per le medie frequenze) promette una resa naturale delle voci e una scena più ariosa.
Purtroppo, l’esperienza d’ascolto racconta una storia diversa. Se da un lato il potenziale tecnico è reale, dall’altro l’ottimizzazione dei driver e il tuning software non riescono a sfruttare pienamente questa architettura.
I bassi risultano sì presenti, a volte anche troppo, ma hanno poca profondità: c’è una certa enfasi iniziale nella prima parte di frequenze basse, ma senza che questo poi sfoci in una profondità adeguata. Le medie frequenze sono invece spesso confuse, con una sensazione di “impasto” sonoro che rende difficile distinguere strumenti e voci sovrapposti, soprattutto nei brani più complessi. Gli alti, infine, sono un po’ altalenanti, a tratti pocco presenti, a tratti nitidi, a tratti eccessivamente sibilanti, fino a diventare metallici.
Solo attivando il profilo Harman Master, uno dei preset disponibili nell’app Xiaomi Earbuds, si comincia a percepire un miglioramento significativo. Questo profilo corregge la linearità delle medie e apre leggermente la scena sonora, pur mantenendo un’impronta un pochino troppo calda. Rimane in ogni caso una resa inferiore rispetto a quella di altri auricolari di fascia simile, come ad esempio le Sony WF-1000XM5 o le Technics EAH-AZ100, che offrono una maggiore coerenza e pulizia su tutto lo spettro.
Fortunatamente, Xiaomi consente una personalizzazione spinta del suono tramite l’equalizzatore manuale a bande disponibile nell’app. Resta però evidente come l’esperienza out-of-the-box non sia ottimizzata, e che molti utenti non avranno la voglia o le competenze per intervenire manualmente sul suono. In una fascia premium, ci si aspetta una resa di qualità fin da subito, non la necessità di “correggere” il prodotto.
ANC EFFICACE MA NON SEMPRE
Le Xiaomi Buds 5 Pro WiFi offrono una delle tecnologie ANC più avanzate mai viste su un paio di auricolari true wireless. Xiaomi dichiara una riduzione fino a 55 decibel grazie a un algoritmo proprietario che agisce su una gamma estesa fino a 5 kHz, una banda decisamente più ampia rispetto alla media del mercato. E nei test pratici questa affermazione trova conferma, almeno in parte.
In condizioni ottimali — ambienti con rumore continuo e prevedibile, come un volo aereo, un’autostrada o l’interno di una metropolitana — il sistema ANC delle Buds 5 Pro WiFi è straordinariamente efficace. Il fruscio dei motori, il ronzio dei ventilatori e il rombo costante del traffico urbano vengono ridotti in maniera drastica, permettendo di ascoltare musica o podcast anche a volumi ridotti, senza fatica e senza dover alzare la voce. In particolare, in aereo, la resa è risultata superiore persino a quella di Apple AirPods Pro 2, che fino a oggi tenevo come riferimento in questo contesto.
Quando però si passa a scenari acusticamente più complessi, con tante voci o rumori differenti per frequenza e intermittenza, la situazione cambia. In questi contesti, il sistema ANC delle Buds 5 Pro WiFi mostra i suoi limiti. Il filtro fatica a mappare dinamicamente le sorgenti sonore variabili, e l’efficacia cala parecchio. Il risultato è una riduzione parziale del rumore, e l’effetto che otteniamo è quello di una sorta di ritardo nella risposta della frequenza prodotta dall’auricolare rispetto a quanto analizzato dall’algoritmo. Quando il rumore è costante, quindi, questo ritardo non si percepisce perchè comunque la frequenza resta intatta nel tempo, ma se questa varia l’efficacia è ovviamente inferiore.
Oltre all’ANC, le Buds 5 Pro WiFi offrono tre modalità di trasparenza: Standard, Voce e Ambientale. Queste modalità permettono di far passare selettivamente determinati suoni dall’esterno all’interno degli auricolari, un’opzione utile per chi cammina in strada, deve ascoltare annunci o conversare senza togliere le cuffie. La resa è leggermente metallica e artificiale: il suono ambientale viene trasmesso, ma non con la naturalezza e la trasparenza che ci si aspetterebbe da un prodotto top di gamma.
SOFTWARE
Nel 2025 un auricolare TWS non può limitarsi a suonare bene. L’integrazione software, l’intelligenza artificiale e la gestione tramite app sono ormai parte integrante dell’esperienza d’uso. Xiaomi lo sa bene e ha investito nello sviluppo della propria app Xiaomi Earbuds, pensata per dare accesso a tutte le funzionalità avanzate delle Buds 5 Pro WiFi.
A livello di offerta funzionale, l’app è completa: ci sono sei preset audio (tra cui i due profili Harman: AudioEFX e Master), oltre alla possibilità di creare equalizzazioni personalizzate tramite un EQ grafico. L’utente può scegliere tra una resa più morbida, focalizzata sulla voce, o più brillante e dinamica, oppure intervenire a mano su ciascuna banda per ottenere il bilanciamento desiderato. La gestione dell’ANC è precisa e prevede diversi livelli di intensità, oltre al passaggio rapido alla modalità trasparente. L’attivazione delle gesture personalizzate, compresa quella per la registrazione audio interna, avviene da un pannello intuitivo e abbastanza stabile.
Una delle funzioni più interessanti è infatti quella della registrazione. In sostanza è possibile avviare la registrazione di ciò che si sta ascoltando in cuffia, sia essa una chiamata o un qualsiasi altro tipo di audio; e anche di decidere se conservare questa registrazione sul telefono o sulle cuffie stesse. C’è solo un dubbio a proposito di questa funzione ed è legato alla privacy: le auricolari avvisano infatti che sta iniziando una registrazione ma lo fanno solo in entrata e non in uscita. Un eventuale interlocutore non può quindi sapere di essere registrato mentre parla.
Un aspetto che mi sento di criticare, invece, è l’obbligo di login con account Xiaomi per effettuare aggiornamenti firmware o accedere ad alcune funzionalità come la registrazione stessa. Se da un lato è comprensibile la volontà dell’azienda di integrare i suoi prodotti in un ecosistema connesso, dall’altro un auricolare da 219 euro non dovrebbe richiedere credenziali cloud per ricevere un update critico o per usare una eventuale funzione.
AUTONOMIA
Uno dei principali timori quando si utilizzano auricolari ad alte prestazioni, soprattutto con funzionalità complesse come l’ANC avanzato e la trasmissione audio lossless via WiFi, è l’impatto sull’autonomia. Più potenza di elaborazione e più banda significano, quasi sempre, maggiore consumo energetico. Tuttavia, in questo ambito Xiaomi ha compiuto un lavoro notevole, riuscendo a ottimizzare bene la durata della batteria sia in modalità Bluetooth sia in modalità WiFi XPAN.
Nei test reali, i numeri si avvicinano molto a quanto dichiarato da Xiaomi. Con ANC attivo e ascolto misto tra musica, chiamate e podcast, siamo riusciti ad ottenere circa oltre 7 ore di utilizzo prima dello spegnimento, una prestazione eccellente per auricolari con triplo driver e processi audio avanzati. In modalità Bluetooth, senza ANC, si superano tranquillamente le 9 ore di utilizzo.
In modalità WiFi XPAN, il consumo aumenta — com’è logico aspettarsi — ma non in modo drastico: con audio lossless attivo e bitrate a 4.2 Mbps, si superano di poco le 3 ore di ascolto continuo, un dato comunque migliore di quanto si ottiene con codec come LDAC (dove spesso si scende sotto le 2.5 ore). Va sottolineato che l’uso in WiFi XPAN è ancora limitato a pochi dispositivi compatibili, quindi la maggior parte degli utenti continuerà a utilizzare il Bluetooth come standard principale.
La gestione dell’alimentazione è efficace: la ricarica è distribuita uniformemente tra i due auricolari, e la custodia è in grado di ricaricarli completamente in circa 1 ora, mentre una ricarica completa della custodia richiede poco più di 2 ore via cavo, o circa 3 ore in modalità wireless.
CONCLUSIONI
Le Xiaomi Buds 5 Pro WiFi sono uno dei prodotti audio più ambiziosi che siano arrivati sul mercato negli ultimi anni. L’introduzione del WiFi XPAN per l’audio lossless, la configurazione a triplo driver con amplificazione separata, un sistema ANC tra i più avanzati, e funzionalità smart evolute rappresentano un chiaro tentativo di alzare l’asticella dell’innovazione nel segmento true wireless. In molti aspetti, ci riescono. Ma come spesso accade quando si anticipano i tempi, l’esecuzione è ancora incompleta e l’esperienza non è quella che ci si aspetterebbe.
Ma il problema principale è che il prezzo richiesto — 219 euro — le colloca in una fascia ultra-competitiva, dove esistono prodotti che suonano meglio out-of-the-box, sono più facili da usare, e hanno un software più solido. Pensiamo alle Sony WF-1000XM5, a Sennheiser Momentum TW3, o anche alle AirPods Pro 2 per gli utenti iOS: tutti offrono una qualità sonora e una user experience più coerente. Se proprio volete rimanere in casa Xiaomi perchè utilizzate uno smartphone del brand e non volete perdere l’integrazione allora vi consiglio il modello dello scorso anno, le Buds 4 Pro, con cui si risparmia un pochino o addirittura di passare alle Redmi Buds 5 Pro che, per il loro prezzo, sono comunque ottime.
PRO E CONTRO