Mettere più benzina nel motore della ricerca pubblica italiana, con un rabbocco di 1,5 miliardi di euro nel 2021 e aumenti dei fondi del 14% all’anno per cinque anni fino a raggiungere un investimento pari all’1,1% del Pil entro il 2026, contro lo 0,5% attuale: è la proposta lanciata al governo dal fisico Ugo Amaldi, all’interno del documento ‘Pandemia e resilienza: persona, comunità e modello di sviluppo dopo la Covid-19’ realizzato dalla Consulta scientifica del Cortile dei Gentili, fondata dal cardinale Gianfranco Ravasi e presieduta da Giuliano Amato.
“I soldi investiti in ricerca sono soldi spesi bene, perché i dati ci dicono che ogni ricercatore italiano è in media del 20% più produttivo di un collega tedesco e del 30% rispetto a un francese. Inoltre – spiega Amaldi – è un modo per sostenere le donne, che rappresentano il 47% dei ricercatori pubblici”. L’aumento dei finanziamenti dovrebbe però essere accompagnato “da un incremento del numero di borse di studio per i dottorati di ricerca oltre che degli organici di atenei ed enti di ricerca, privilegiando i più produttivi secondo il merito”.
“Purtroppo da sempre l’Italia investe nella ricerca di base la metà dei Paesi che hanno dimensioni e peso economico simili: siamo fermi allo 0,5% del Pil contro lo 0,8% della Francia, mentre Danimarca, Finlandia e Germania spendono in media l’1%”, sottolinea Amaldi. “La mia proposta è di aumentare i fondi per raggiungere entro tre anni i livelli attuali della Francia ed entro il 2026 quelli attuali della Germania. Per questo la mano pubblica dovrebbe aggiungere al bilancio dell’anno prossimo 1 miliardo per la ricerca di base e 0,5 miliardi per la ricerca applicata”, precisa lo scienziato, che ha dedicato metà della sua vita professionale alla ricerca di base in fisica delle particelle al Cern di Ginevra e metà alla ricerca applicata all’uso delle radiazioni per la cura dei tumori, in particolare con la creazione del Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica di Pavia (Cnao). Attualmente è presidente emerito della Fondazione Tera per l’adroterapia oncologica.
“Il dopo-pandemia è il tempo opportuno per cambiare questo stato di cose investendo per il lungo termine una piccolissima frazione dei fondi che saranno spesi per il necessario rilancio a breve termine dell’economia”, sottolinea Amaldi. “Il momento è opportuno anche perché in questi mesi gran parte dell’opinione pubblica ha capito che i risultati della ricerca scientifica sono essenziali”. Proprio per sollecitare un dibattito sulla proposta, che è già stata sottoposta all’attenzione del Ministro della Ricerca Gaetano Manfredi, il fisico del Cern Federico Ronchetti ha lanciato su Twitter una campagna con l’hashtag #PianoAmaldi.