Nel 1968 Robert Noyce e Gordon Moore decidevano di abbandonare la Fairchild Semiconductor per fondare Intel (fusione di Integrated Electronics) insieme ad Arthur Rock, capitalista di rischio ante litteram alla Silicon Valley, senza il quale l’impresa forse non sarebbe riuscita: Rock investì infatti la considerevole somma di 2,5 milioni di dollari dell’epoca in quella che oggi chiameremmo una start up che, mezzo secolo dopo, è capace di fatturare 70,8 miliardi di dollari (dati Intel 2018).
Robert Noyce, classe 1927 (morto nel ’90) è stato uno dei cofondatori della Fairchild Semiconductor (1957), che chiuse definitivamente i battenti nel 2016. Da ragazzino non era il nerd che ci si potrebbe immaginare: campione di nuoto al college, dove cantava nel coro; suonava l’oboe ed ebbe una breve esperienza di attore in una soap opera. All’età di dodici anni, con suo fratello e qualche amico, costruì un aliante biplano in “stile fratelli Wright” (senza motore, naturalmente), comprando tutto ciò che gli serviva per 4,53 dollari dell’epoca (1939). L’esperimento non ebbe molto successo: Bob si lanciò da un tetto, per ricadere pochi secondi dopo (senza danni).
Gordon Moore, classe 1929, anch’egli nel gruppo dei fondatori della Faichild, a parte la questione Intel, è universalmente noto per avere formulato nel 1965 la legge di Moore, appunto, secondo la quale “la complessità di un microcircuito, misurata, ad esempio, tramite il numero di transistor per chip, raddoppia ogni 18 mesi, e quadruplica ogni 3 anni”. La cosa curiosa è che Moore, come spiegò lui stesso in un’intervista rilasciata nel 1997, non aveva detto esattamente questo: «Avevo parlato di un raddoppio ogni due anni. Non ho mai detto “18 mesi”, ma ormai ovunque citano quella versione». Negli anni la legge di Moore ha trovato applicazione in molti ambiti, anche molto distanti dal suo originario, e qualche volta con risultati alquanto bizzarri, come dimostra uno studio del 2013 sull’origine della vita.
Non è (mai) tutto oro… Una storia di pionieri, quella di Intel, che ha incarnato lo spirito del “sogno americano” conquistando, e mantenendo tuttora, la maggiore fetta del mercato dei microprocessori per molti dispositivi elettronici. Un successo che non ha evitato nel tempo profonde ristrutturazioni (per usare la parola in voga oggi) per esempio con il licenziamento di 10.500 dipendenti, tra il 2006 e il 2008, il 10% circa della forza lavoro della multinazionale (107.000 unità nel 2018).