Una startup finlandese ha messo a punto un processo in grado di produrre proteine riducendo, di molto, le emissioni di anidride carbonica e l’impronta ecologica sul pianeta. Usando aria ed elettricità
di Rudi Bressa
Helsinki – Lo chiamano sci-fi food, ovvero cibo fantascientifico, ed quello a cui hanno pensato i ricercatori della finlandese Lappeenranta University of Technology, che nei laboratori del Vtt Technical Research Centre sono riusciti a produrre una proteina da cellula singola, registrata col nome di Solein, impiegando solamente acqua, aria ed elettricità. Dopo i primi test in laboratorio ne è nata una startup, la Solar Foods, che promette di rivoluzionare il modo in cui produrremo il cibo nel prossimo futuro. Non solo un prodotto capace di soddisfare il nostro bisogno di proteine, carboidrati e grassi, ma allo stesso tempo in grado di cambiare l’impronta ecologica dell’attuale sistema alimentare.
“Quello che vogliamo fare è scollegare la produzione alimentare da quella delle piante e degli animali”, spiega l’ingegner Pasi Vainikka, amministratore delegato di Solar Food, durante un incontro all’European Space Week di Helsinki. “Ciò sarà fondamentale in un pianeta in cui la popolazione mondiale continua ad aumentare. Secondo le stime della Fao avremo bisogno del 20 per cento in più di cibo entro la metà del secolo”.
L’insostenibile produzione alimentare di oggi
Che il modo in cui oggi produciamo gran parte del cibo abbia un impatto notevolissimo sulle emissioni di gas serra, non è certo un mistero. La produzione alimentare infatti incide per circa un quarto sul totale delle emissioni prodotte dall’uomo. Di queste, oltre la metà sono attribuibili agli allevamenti animali e ai prodotti a essi legati (31%), mentre quasi un quarto è imputabile all’utilizzo del suolo per la produzione di colture vegetali come mais, soia e grano (di queste il 16% viene impiegato per gli allevamenti, mentre solo l’8% è destinato all’alimentazione umana).
Negli ultimi anni i ricercatori hanno lavorato su svariate soluzioni, sopratutto per quanto riguarda la produzione di proteine capaci di sostituire quelle di origine animale, sia per i reali impatti sull’ecosistema, sia per l’aumento di una certa coscienza etica ed ecologica nella popolazione un tempo onnivora. Ecco allora farine prodotte a partire dagli insetti, o dalla alghe. O prodotti come la carne finta, che imita le sensazioni che dà al palato la carne, ma è sostanzialmente a base vegetale (plant-based).
Ecco la proteina che riduce la CO2
Ma c’è chi guarda ancora più in là, e pensa a ridurre drasticamente la CO2 collegata alla produzione alimentare, addirittura senza uso di suolo. Il processo, messo a punto dal team di Vainikka, prevede di usare acqua, anidride carbonica, energia elettrica e “batteri unicellulari presenti nel suolo, completamente naturali”, per produrre proteine. L’intero processo non è ben chiaro, tanto che finora non sono stati pubblicati studi a riguardo, ma pare che i batteri vengano alimentati all’interno di un bioreattore con l’idrogeno proveniente dall’idrolisi dell’acqua e con l’anidride carbonica estratta dall’atmosfera. “Invece dello zucchero, usiamo piccole bolle di idrogeno e anidride carbonica”, spiega Vainikka. “E l’elettricità [per l’idrolisi, ndr] da rinnovabili come principale fonte di energia”. I batteri sarebbero quindi probabilmente impiegati come azoto fissatori, capaci quindi di scindere le molecole di azoto presenti nell’aria e di produrre gli amminoacidi per costruire la proteina.
Il processo, come spiega lo stesso Vainikka, replica la fermentazione naturale del lievito e quello dell’acido lattico in ambiente anaerobico. La polvere che se ne ricava è composta dal 65% circa di proteine, dal 10 al 20% di carboidrati e dal 4 al 10% di grassi (la parte restante è la componente minerale). “A oggi siamo in grado di produrne un chilogrammo al giorno”. Sostanzialmente insapore, la polvere può essere addittivata a molti prodotti alimentari vegetariani o vegani e finora si stanno testando yogurt, bevande a base vegetale, ma anche pasti completi come una lasagna. “Stiamo aspettando il via libera da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare”, conferma Vainikka.
Meno acqua e meno emissioni di CO2
Secondo la startup l’intero processo avrebbe una produzione di 0,4 chili di anidride carbonica per chilogrammo di prodotto, rispetto ai 45 chilogrammi della carne bovina e ai 2 chilogrammi per le piante più performanti. Per quanto concerne l’impronta idrica, Solein avrebbe un impatto dalle 100 alle 500 volte inferiori alla produzione di carne e dei vegetali più comuni. Per un chilogrammo di proteina servirebbero 200 litri di acqua (la carne di manzo ne impiega oltre 100mila).
La startup ha recentemente collaborato con l’Esa Business Incubation Center per sviluppare una tecnologia per la produzione di cibo in condizioni spaziali e per le future missioni su Marte, mentre ha recentemente vinto un finanziamento di 100mila euro assegnato dall’Index Award e supportato dalla Danimarca. Resta da capire come effettivamente funzioni l’intero processo, oltre al fatto che si dà per scontato che la tecnologia di stoccaggio e cattura della CO2 (Ccs) diventi più economica nei prossimi anni (ma se ne parla da decenni). I dati prodotti avrebbero quindi senso solo in questo caso. A oggi molto probabilmente il processo non è ancora economicamente sostenibile, nonostante alla Solar Food siano certi della commercializzazione di Solein già dal prossimo anno.