(ANSA) – CATANIA, 03 DIC – Dagli attacchi degli hacker
bisogna mettere in sicurezza le stampanti al pari di tutti gli
altri dispositivi informatici di rete per proteggerli dal
Printjack. E’ quanto emerge da un lavoro sviluppato
dall’università di Catania e coordinato dal docente di
Informatica dell’ateneo, professore Giampaolo Bella e dal
dottorando Pietro Biondi , che sottolinea come “lavorando in
cybersecurity, è possibile scoprire vulnerabilità dappertutto”.
“Hai appena ricevuto quel documento super sensibile, diciamo
una busta paga o una cartella clinica – afferma in un post
condiviso su un servizio web di rete sociale – attraverso un
protocollo super sicuro per internet. Quindi praticamente ‘ok’.
Lo stampi e ti affretti a mettere la stampa in cassaforte. Ti
fidi troppo della tua stampante: hai divulgato il documento!”.
“La ‘famiglia’ di attacchi Printjack – osservano Bella e
Biondi – denuncia un nuovo rischio di sfruttamento di una
stampante per montare attacchi che la rendano inutilizzabile,
detti di ‘negazione del servizio’. Gli attacchi possono azzerare
le capacità di stampa di un’intera istituzione esaurendone carta
e toner, e abbiamo valutato una significativa verosimiglianza
che possano accadere a livello Europeo e – aggiungono – i
Printjack possono rivelare a malintenzionati i dati,
possibilmente sensibili, contenuti nei documenti che vengono
stampati, una nuova forma di ‘data breach’. Possiamo
interpretare queste scoperte come un’ulteriore conseguenza del
noto fattore umano in cyberscurity perché alcune soluzioni agli
attacchi Printjack esistono, ma riteniamo che potrebbero essere
largamente tralasciate, quantomeno nel nostro continente. Se i
Printjack venissero sfruttati da malintenzionati su scala
internazionale – chiosano – la moderna società potrebbe trovarsi
a fronteggiare una grave pandemia informatica”. (ANSA).