Le fake news sul voto non hanno smesso di circolare nemmeno nel giorno della consultazione alle urne. Dai falsi exit poll alle sparate sul silenzio elettorale, fino ai complottismi su ‘manine’ e intromissoini dei social network, ecco le bufale più significative del weekend
Stefano Bonaccini, confermato Presidente dell’Emilia-Romagna (foto: Roberto Serra/Iguana Press/Getty Images)
Non c’è tornata elettorale che si rispetti, da qualche anno a questa parte, che non sia accompagnata da un’ondata di disinformazione, fraintendimenti e false notizie. E non si tratta solo della campagna elettorale, ma anche delle ore immediatamente precedenti al voto, e della giornata in cui effettivamente le urne sono aperte.
Così anche nel weekend appena trascorso, che alle regionali ha visto la vittoria di Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna e di Jole Santelli in Calabria, qualche bufala ha fatto la sua comparsa online, sui social network e non solo. Non si è trattato – va detto – di notizie eclatanti che possano aver modificato l’esito della votazione, ma di storielle più o meno serie che hanno animato le ultime ore. Ne abbiamo raccolte qui sette.
Quelli che “Facebook fa brogli contro la Lega”
La notizia di partenza in questo caso è un banale dato di cronaca: Facebook nel corso del fine settimana ha avuto alcuni malfunzionamenti, in particolare nel sistema di recapito delle notifiche per gli utenti che stavano usando l’applicazione mobile. Nulla di anomalo, invece, per gli utenti che hanno utilizzato il social dal browser sul computer. E naturalmente il problema, che ha interessato buona parte d’Europa e degli Stati Uniti, non ha a che fare con le elezioni in Emilia-Romagna e Calabria, e men che meno si è manifestato in modo asimmetrico tra elettori della Lega e del Partito democratico.
Nonostante questo, però, sono parecchi gli elettori che hanno denunciato sui social presunti “brogli elettorali in Emilia-Romagna” combinati da Zuckerberg, “censure dei post” e tentativi di “isolare e impedire ai leghisti di comunicare”. NextQuotidiano ne ha raccolti diversi esempi, con alcuni casi in cui si grida apertamente al complotto.
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I falsi exit poll
Ormai immancabili a ogni tornata elettorale, anche in questa occasione sono circolati online diversi sondaggi di pura fantasia, soprattutto via WhatsApp. Come noto, infatti, non è possibile rendere pubblici gli esiti delle rilevazioni condotte fuori dalle urne fino alla chiusura dei seggi alle 23:00, eppure già dal primo pomeriggio di domenica è stata segnalata la comparsa in rete di un exit poll erroneamente attribuito a YouTrend.
Gira su Whatsapp un presunto “exit poll YouTrend” totalmente inventato (non stiamo svolgendo nessun exit poll)#EmiliaRomagna #maratonamentana #ElezioniEmiliaRomagna
— Lorenzo Pregliasco (@lorepregliasco) January 26, 2020
Come ha raccontato anche NextQuotidiano riportando la notizia a votazioni ancora in corso, alcuni hanno ripubblicato il fantomatico sondaggio anche sul proprio profilo su Facebook. Lo scopo di questi falsi contenuti, che di certo non sono una novità dal punto di vista di modi e tempi, è di chiamare a raccolta i potenziali elettori di un certo partito, a seconda di chi viene premiato o penalizzato dalle presunte (e totalmente inventate) rilevazioni. Peraltro i veri exit poll, resi noti dalle 23:00 in poi, non hanno confermato quanto stimato dalle false previsioni.
La manina del voto disgiunto
Passato un po’ in sordina su molti media, è probabilmente il complottismo più particolare di questa tornata elettorale, ventilato sui social (ma mai scritto esplicitamente) dalla candidata presidente della Lega per l’Emilia-Romagna Lucia Borgonzoni. Nei post pubblicati su Facebook, infatti, si è più volte fatto riferimento all’importanza di fare sulla scheda elettorale la “doppia croce“. Come è stato chiarito, questa strategia sarebbe servita “contro i trucchi“, perché mettendo “una croce sul simbolo di una delle liste” e “una croce sulla casella rettangolare col mio nome” si sarebbero scongiurati i brogli elettorali.
In realtà, come è stato spiegato un po’ ovunque, il voto alla lista era valido di per sé pure come preferenza per il candidato presidente, a meno che l’elettore non avesse esplicitamente indicato il candidato di un altro schieramento attraverso il cosiddetto voto disgiunto. Quale sarebbe allora il senso di consigliare la doppia croce anche quando non necessaria? “Non si sa mai!”, è la motivazione pubblicata su Facebook, alludendo forse a una fantomatica manina che avrebbe potuto aggiungere sulle schede un voto disgiunto a favore di qualcun altro.
Le inesistenti violazioni del silenzio elettorale
Altro grande classico del fine settimana del voto sono le accuse reciproche di violazione del silenzio elettorale. Questa volta la Lega ha puntato il dito contro il Partito democratico, accusandolo di non aver “disattivato le inserzioni a pagamento“ su Facebook, mentre Stefano Bonaccini ha scritto che la Lega “ha fatto della sistematica violazione di queste regole [online] il proprio abituale comportamento”.
Tuttavia al momento, come peraltro abbiamo già avuto modo di raccontare qui su Wired, il silenzio elettorale non vale online, e dunque continuare la propaganda sui social anche nel giorno del silenzio e in quello delle votazioni non costituisce una violazione della legge. Lo stesso Luca Morisi, come ha raccontato Open, è parso ben consapevole del quadro normativo: “qui [su Facebook] non vale il silenzio elettorale”, ha scritto dal proprio profilo personale. Va detto, però, che in futuro potranno esserci cambiamenti: secondo l’interpretazione dell’Agcom, per esempio, la normativa sul silenzio elettorale dovrebbe valere anche sul web, perché i social meriterebbero di essere a tutti gli effetti equiparati a dei luoghi pubblici.
Il caso dell’ospedale di Guastalla
Tra le vicende di portata più locale che hanno caratterizzato le ore del voto c’è quella di una presunta bufala sull’ospedale di Guastalla, in provincia di Reggio Emilia. La sindaca Camilla Verona del Centrosinistra ha infatti scritto su Facebook di una falsa voce in circolazione “in prossimità dei seggi” circa la chiusura del nosocomio cittadino, smentendo che la paventata serrata possa accadere.
In seguito alla pubblicazione del post, a metà della giornata di domenica come segnalato anche da Il Sussidiario, la sindaca è stata accusata sia di violazione del silenzio elettorale sia di essersi inventata la storia per favorire il proprio schieramento. La prima accusa, come abbiamo già spiegato, non è sostenibile dato che si tratta di una comunicazione online, mentre sul secondo punto va riscontrato il mancato riferimento a fonti verificabili. “Mi è stato comunicato” e “alcune persone” rendono difficile per il momento trovare conferme o smentite della veridicità della storia, e nelle prossime ore potrebbero arrivare nuovi dettagli.
Un “errore tecnico” su Kobe Bryant?
Purtroppo, a poche ore dalla chiusura dei seggi, è arrivata la notizia della morte del giocatore di pallacanestro dell’Nba Kobe Bryant in seguito a un incidente in elicottero. Da molti profili social sono partiti messaggi di dolore e di solidarietà, ma a colpire è stato soprattutto quello pubblicato dalla Lega su Twitter, in cui insieme al cordoglio sono stati inseriti i due hashtag #26gennaiovotoLega e #BorgonzoniPresidente.
Pochi minuti dopo il tweet è stato rimosso e poi ripubblicato in versione senza hashtag, e in un ulteriore cinguettio dello stesso profilo sono state pubblicate delle scuse, spiegando che si era trattato “di un disguido tecnico“.
È accaduto ciò: tutti i post di Lucia Borgonzoni in questi giorni venivano automaticamente rilanciati anche sui canali Lega con l’aggiunta, automatica, degli hashtag elettorali. Ciò ha riguardato anche il post di cordoglio per la scomparsa di Kobe Bryant e ce ne scusiamo.
— Lega – Salvini Premier (@LegaSalvini) January 26, 2020
Anche se non a tutti questa spiegazione è parsa ragionevole (va detto che però la storia del rilancio automatico sembra essere confermata dall’analisi dello storico degli ultimi tweet), l’elemento significativo di questa vicenda resta in ogni caso la stupidità dell’algoritmo: più o meno automatizzato che sia, questo meccanismo ha portato alla pubblicazione di un messaggio quantomeno grottesco.
Lo strano caso di Vaccini vogliamo verità
Nessuna fake news dell’ultima ora in questo caso, ma al contrario c’è la notizia confermata delle migliaia di preferenze raccolte in Emilia-Romagna dal Movimento 3v (ossia vaccini, vogliamo e verità, appunto). Anche se i voti si sono fermati poco sotto allo 0,5%, ben lontani dalla soglia di sbarramento del 3% (per i partiti non in coalizione), è significativo che uno schieramento politico il cui programma era sostanzialmente basato sulla propaganda NoVax (o FreeVax) abbia superato diversi altri partiti minori. Dal programma elettorale del Movimento 3v, i punti indicabili come bufale scientifiche sono molti: dagli esami prevaccinali all’omeopatia, dall’elettrosensibilità allo stop al 5G, ce n’è proprio per tutti i gusti.
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