Con un aumento esponenziale del suo utilizzo negli ultimi anni, “upcycling” – ovvero la creazione di oggetti con valore maggiore dei suoi materiali di partenza – ha conquistato l’istituzione dei dizionari
(foto: Sean Gallup/Getty Images)
Anche il dizionario, quest’anno, si tinge di verde: upcycling è la parola dell’anno del 2019 secondo il Cambridge Dictionary, che dal 1995 pubblica dizionari di inglese per studenti e da oltre 80 anni opera in Italia come ente certificatore del livello di questa lingua. L’espressione vuole indicare l’utilizzo di materiali di scarto per creare nuovi oggetti che hanno più valore del materiale originale. Seppur esista da otto anni, il suo uso è aumentato moltissimo negli ultimi due, parallelamente a una maggiore sensibilità della società verso le tematiche ambientali.
Il Cambridge University Press Dictionary condivide e racconta quotidianamente, tramite il proprio account su Instagram @CambridgeWords, una parola presente nel dizionario: la parola vincitrice del 2019 era stata condivisa lo scorso 4 luglio. Upcycling è stata proprio quella che nell’ultimo anno ha raccolto più consenso e like da parte degli utenti su Instagram. Non è un caso che gli autori hanno notato che negli ultimi tempi le ricerche su upcycling sul sito del Cambridge Dictionary sono cresciute del 181% e sono raddoppiate soltanto nell’ultimo anno.
Per identificare le parole da aggiungere nel dizionario, gli autori hanno utilizzato proprio i dati provenienti dal sito web, dalla rete e dai social media: upcycling era stata aggiunta nel dizionario dopo aver notato un picco nelle ricerche relative a questa parola nel 2010. Un’altra aggiunta recente, invece, sempre del Cambridge Dictionary è plastic footprint, cioè la misurazione della quantità di plastica che qualcuno utilizza e poi successivamente scarta, considerata in termini di danno ambientale. Questa espressione aveva ottenuto 1.048 voti nel sondaggio del blog New Words, con il 61% dei lettori che ha suggerito di aggiungerla al Cambridge Dictionary.
Insomma, anche il dizionario inglese, che spesso e volentieri funge da precursore, presta sempre maggior attenzione al cambiamento climatico. Influenzando la quotidianità e proponendo di fatto nuovi stili di vita, la lingua testimonia così la vitalità anche del cambiamento della società. Questo non esclude un’evoluzione di alcune espressioni: si prenda ad esempio global warming che, progressivamente, nell’uso comune è divenuto climate change e adesso molti media parlano più di climate crisis.
La differenza tra upcycling e recycling
La parola eletta per il 2019 si differenzia dalla pratica del riciclo in quanto vuole proporre una modalità di risparmio energetico e tutela ambientale ancora maggiore. Se il riciclo richiede più energia e processi di trasformazione, l’upcycling prevede invece un tasso energetico pressoché nullo. Non solo, se non tutti i materiali si possono riclare con efficienza, ovvero il prodotto riclato risulta di minor qualità di quello originale (si pensi alla carta, ad esempio), l’upcycling vuole proporre un prodotto finale di valore maggiore. E per farlo riduce, di fatto, il costo della produzione.
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