Google Stadia ha compiuto il suo primo mese di vita ed è giunto il momento di tirare le somme sul servizio di giochi in streaming realizzato da Big G.
Al day one vi abbiamo parlato di Stadia in anteprima, mettendo alla prova il servizio in un ambiente controllato, ma ora è giunto il momento di affrontare un discorso più ampio, che tratta sia le prestazioni offerte dalla piattaforma di Google, sia alcuni degli errori che – a mio modo di vedere – potevano essere evitati spostando il lancio a 2020 inoltrato.
PRESTAZIONI: OTTIME SU CHROMECAST, MENO SU CHROME
Nel corso di questo mese ho avuto modo di provare Stadia in quasi tutte le sue forme e con diverse connessioni. L’unica modalità che non ho potuto provare, non avendo un Pixel sottomano, è quella su smartphone, mentre ho passato diverso tempo sia sulla TV di casa con il Chromecast Ultra incluso nella Premiere Edition, sia sul MacBook Pro, accedendo quindi a Stadia da Chrome.
Allo stato attuale esiste un divario non indifferente tra la qualità dei giochi fruiti su TV e quella che è possibile ottenere tramite il browser. Si percepisce subito come l’esperienza di gioco principale sia quella che Stadia offre su Chromecast: la pulizia dell’immagine è superiore, la latenza è quasi nulla, audio e video risultano in sincrono senza perdere mai un colpo.
Giocare ad un titolo Stadia su TV vi permette di godere della miglior esperienza che il servizio ha oggi da offrire, rendendola praticamente indistinguibile da quella che potrete avere con un hardware locale. Il lavoro di ottimizzazione svolto da Google sotto questo aspetto è notevole, anche se non perfetto.
In alcuni casi – specialmente nei primi giorni – ho notato una variazione dinamica della risoluzione di gioco; un po’ come quando state guardando un film su Netflix e, improvvisamente, perdete la qualità HD o 4K. Stadia cerca di dare sempre priorità al mantenimento di un’esperienza di gioco almeno sufficiente, quindi anche quando ho notato questi cali, il tutto ha inciso esclusivamente sulla resa grafica, non sui tempi di risposta dei controlli.
Screen da Chromecast
Le connessioni che ho avuto modo di provare, seppur decisamente superiori a quelle mediamente disponibili, non sono lontane dalla portata di molti giocatori. Nello specifico ho testato il servizio con la mia linea di casa (una 200/20 Megabit di TIM, FTTC) e con quella della redazione (una 1000/300 Tiscali, FTTH), senza mai utilizzare un collegamento cablato (il Chromecast Ultra dispone di una porta LAN), in modo da evitare il raggiungimento di una situazione ideale.
Ovviamente l’acquisto di Stadia deve essere valutato a fronte della disponibilità di una connessione di buona qualità (non giriamoci attorno, dai 50 Mega in su); chi vuole “sperimentare” farebbe meglio a risparmiare i soldi della Premiere Edition e attendere l’arrivo del piano base gratuito.
Ma se sino ad ora il responso è comunque molto positivo, tutto cambia se usiamo Stadia su Chrome, sfruttando un normale PC. Come ho anticipato prima, nel mio caso si tratta di un MacBook Pro, più precisamente la variante da 15″. Questo dettaglio è importante da dichiarare, in quanto si tratta di un portatile che non è dotato di un display 4K, quindi ci troviamo subito a dover fare i conti con una delle limitazioni di Stadia: l’assenza del supporto alle risoluzioni intermedie tra FullHD e 4K.
Ciò significa che giocando da Chrome è molto difficile riuscire a sfruttare appieno le potenzialità dell’abbonamento Pro, visto che i titoli verranno tutti comunque riprodotti a 1080p. Nel mio caso risulta quindi impossibile sfruttare tutti i 1800p del pannello e lo stesso vale per qualsiasi altra macchina dotata di un display con risoluzione inferiore a 4K (penso ai 1440p).
Screen da Chrome
Inoltre la qualità dello streaming su Chrome è nettamente inferiore rispetto a quello ottenibile su Chromecast; rallentamenti, blocchi e ritardi audio (in alcuni casi ho quasi raggiunto i 2 secondi di ritardo) sono estremamente comuni e ci riportano alla realtà, ricordandoci che non stiamo affatto utilizzando un gioco locale. Al momento, l’unico vantaggio che ho riscontrato su PC è quello di poter utilizzare mouse e tastiera come metodo di input, con il vantaggio che si può cominciare una sessione anche senza il pad di Stadia.
Se quindi Chromecast ci offre un vero assaggio delle potenzialità del gaming in streaming, Chrome non è ancora altrettanto pronto. per questo scopo. Bisogna però evidenziare che l’utilizzo del dongle HDMI ci permette di giocare in un “ambiente più controllato”, mentre l’utilizzo del browser non ci tiene alla larga da problemi come eventuali problemi di banda causati da altri processi di rete in background e così via.
UN SERVIZIO ANCORA INCOMPLETO, MA CRESCE OGNI GIORNO
Possiamo quindi definire l’esperienza di gioco come quasi ottima su Chromecast e decisamente sotto la media su Chrome. Ma archiviato questo aspetto, come si comporta Stadia nel ruolo di Piattaforma? È un credibile rivale per le console di attuale e prossima generazione?
Partirò rispondendo subito a quest’ultima domanda: dipende. Prendendo in considerazione il miglior scenario possibile, Stadia propone comunque una qualità paragonabile al massimo a quella offerta da una PlayStation 4 Pro o da Xbox One X. Si tratta di un risultato molto buono, se lo confrontiamo alla generazione attuale, ma che non è assolutamente in grado di impensierire la prossima o un buon PC di fascia medio-alta.
Il vantaggio è comunque quello di non avere un hardware fisico a cui badare, con evidenti risparmi sia in fase di investimento iniziale, che di consumi energetici nel tempo. Stadia però non è una piattaforma che ad oggi può attrarre l’hardcore gamer, ma si tratta invece di un ottimo servizio per tutti quei giocatori occasionali che vogliono avvicinarsi al settore con la spesa minore possibile.
Anche perché, ad oggi, Stadia ha davvero poco da offrire, se non la sua esperienza base. Di fatto potrete esclusivamente giocare, mentre sono del tutto assenti funzionalità aggiuntive come la tanto sbandierata integrazione con YouTube o la possibilità di usare Assistant all’interno dei giochi, Anzi, l’assistente di Google è arrivato solo di recente, ma è possibile richiamarlo esclusivamente dalla dashboard (e solo su Chromecast) e offre funzioni molto limitate.
Sino a pochi giorni fa non era neanche possibile accedere al Negozio di giochi da Chrome, relegando tutte le funzionalità principali all’applicazione per smartphone, vero e proprio cuore pulsante di Stadia. Al momento questa è ancora necessaria per modificare le impostazioni principali, come ad esempio la qualità dello streaming e l’attivazione della modalità HDR. Anche la configurazione e l’aggiornamento del pad passano attraverso l’app per smartphone, la quale risulta quindi imprescindibile.
L‘interfaccia principale di Stadia su TV e browser è ancora molto scarna e non è assolutamente paragonabile alla dashboard di una console. Ovviamente non raggiungeremo mai la parità sotto questo aspetto – si tratta comunque di un servizio molto diverso – ma è innegabile che ad ogni avvio si abbia la sensazione di provare un servizio ancora in beta, piuttosto che una piattaforma completa e matura.
Tutto ciò è frutto della volontà di Google di portare Stadia sul mercato con tempi incredibilmente brevi. Sono passati 9 mesi esatti dall’annuncio avvenuto alla GDC 2019, quando la piattaforma venne svelata per la prima volta al mondo. In questo breve arco di tempo sono stati realizzati circa 30 porting per Stadia e un’esclusiva; un po’ poco in termini assoluti, ma un piccolo miracolo se si pensa al limitato tempo a disposizione delle varie case.
Ricordo poi che Stadia, pur avendo un hardware di alto livello (ogni unità dispone di una GPU AMD da 10,7 Teraflops con memoria HBM2, 16GB di RAM, un processore custom x86, memoria SSD sul cloud), utilizza un sistema operativo basato su Linux e sfrutta esclusivamente le librerie Vulkan, fatto che incide in maniera importante sul lavoro di ottimizzazione che è necessario fare per trarre il massimo dall’hardware a disposizione.
Al momento è probabile che gli sviluppatori abbiano sfruttato la potenza di cui dispone Stadia per compensare la poca ottimizzazione delle risorse, motivo per cui la qualità dei giochi non si discosta molto da quella di hardware meno prestanti, come Xbox One X e PlayStation 4 Pro. Le cose potrebbero cambiare con il passare dei mesi, quando i team di sviluppo guadagneranno familiarità con la piattaforma e con il kit di sviluppo.
Per tutti questi motivi è altamente improbabile che Stadia, almeno in questa fase iniziale, possa trovare una calda accoglienza dal pubblico a cui si è rivolta Google in fase di lancio. Mountain View ha parlato agli hardcore, quando il suo servizio guarda ai casual.
Attendere ancora qualche mese, dare il via ad una beta gratuita – con pochi titoli selezionati -, accessibile su invito, avrebbe sicuramente permesso a Google di limare meglio la piattaforma e di farla conoscere ai più senza il forte peso dato dal dover pagare 129,99 euro per accedervi e 9,99 euro al mese per mantenerla attiva. Farsi trovare pronti per un lancio in grande stile nella primavera del 2020 ci avrebbe dato una percezione del tutto diversa della stessa cosa.
Il vero pubblico di Stadia, infatti, è costituito da tutti quei giocatori occasionali che scambierebbero volentieri la qualità grafica massima in favore di una piattaforma del tutto gratuita e che non gli richieda l’acquisto di hardware, ma solo dell’eventuale titolo a cui sono interessati. Per tutti gli altri non è ancora giunto il momento di passare al cloud, anche se il futuro va in quella direzione.
CONCLUSIONI
Insomma, tirando le somme di questo prime mese, posso dire che Google Stadia sia ancora paragonabile ad un cantiere aperto e in continua evoluzione. Giorno dopo giorno Google sta completando sempre di più quello che è stato lanciato come un servizio in palese fase di beta, nonostante sia stato presentato a tutti gli effetti come già pronto e aperto a tutti.
La bontà di Stadia potrà essere valutata solo nel lungo termine, quando il parco titoli sarà molto più vario e quando sarà disponibile il piano gratuito per accedere ai giochi in FullHD. È infatti questa la vera essenza di Stadia: la possibilità di eliminare tutti i costi aggiuntivi, concentrandosi solo sull’acquisto del gioco. L’abbonamento Pro deve essere visto come un qualcosa di più, un’aggiunta che permette agli utenti Stadia di trarre il massimo dalla propria libreria, magari anche solo per un limitato periodo di tempo.
Penso ad esempio al giocatore occasionale che, durante l’anno, può sfruttare saltuariamente i suoi giochi in FullHD – senza quindi avere costi mensili da sostenere – e poi decidere di passare alla versione Pro solo in concomitanza delle festività, o comunque quando ha un po’ di tempo libero in più e vuole godersi al massimo i giochi acquistati.
È chiaro quindi che non è ancora possibile giudicare Stadia nel complesso, in assenza dell’opzione cardine attorno alla quale dovrebbe orbitare tutto il servizio. Sicuramente, ad oggi, non consigliamo a chiunque l’acquisto di Stadia Premiere Edition; i 130 euro richiesti sono un investimento che ha senso solo nel momento in cui si intende proseguire l’utilizzo della piattaforma. Tutti coloro che vogliono semplicemente provarla, potranno farlo più avanti accedendo al piano base (nella speranza che Google aggiunga qualche titolo free to play o delle demo che consentano di testare il tutto gratuitamente).
Apprezziamo però lo sforzo di Google di provare a spingere questo settore emergente: ora la speranza è che questo servizio non faccia la brutta fine che è spettata ad altri prodotti di Mountain View.
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