L’albero di Natale non mi basta, quest’anno ho deciso di andare oltre e festeggiare la fine dell’anno creando in casa un’area d’intrattenimento più piacevole e smart. Per farlo sono passato dal mondo dell’illuminazione che ormai appassiona tanti, come dimostrato di recente dalla nostra stessa classifica degli acquisti più gettonati nel corso del Black Friday 2020, con la presenza delle lampadine Hue White nella top 10.
Quella appena citata altro non è che la porticina d’ingresso (di Signify) a questo mondo, vasto abbastanza da permettere di ampliare a dismisura i propri progetti d’illuminazione e cambiare anche un po’ volto ai nostri ambienti interni o esterni. Esistono infatti numerosissimi prodotti, alcuni più innovativi e altri meno, molti dei quali combinabili ed oggi capaci d’interagire con diverse piattaforme.
Il bello è proprio questo: la sensoristica, l’illuminotecnica, gli smart speaker e la smart home in generale sono diventati più accessibili, perché facilmente controllabili tramite semplici applicazioni e assistenti virtuali. Si sta poi creando un ecosistema sempre più ampio che facilita l’integrazione di nuovi componenti, così da scalare pian piano le proprie idee verso la direzione di una casa intelligente.
IL PRIMO PASSO (BUDGET TRA 50€ E 180€)
Quella di oggi non vuole certo essere una guida completa per iniziare a questo mondo chi non è avvezzo, si tratta piuttosto di un racconto mirato e legato alla mia esperienza personale; dall’idea di un soggiorno più cangiante alla sua esecuzione. Come già detto è giusto muoversi per piccoli passi ed entrare gradualmente a contatto con certi dispositivi, almeno per i meno esperti o portati all’interazione digitale. Per questo motivo ho deciso di suddividere questo contenuto in capitoli, via via più “complessi” e costosi per chi li volesse replicare.
LA MIA SCELTA D’ECOSISTEMA
Ho parlato prima di una porta d’ingresso alla cosiddetta “smart home”, beh io l’identifico negli smart speaker che ormai impazzano sul mercato e nelle nostre case. Ne esistono di svariata forma e dimensioni, per lo più legati ai due principali ecosistemi: Google (con Assistant) ed Amazon (con Alexa). Non discuterò oggi le differenze tra uno e l’altro, quale sia meglio e quale sia peggio, se volete potete consultare le nostre guide (1) (2) che mettono in relazione pregi e potenzialità dei due universi. Io ho fatto comunque la mia scelta.
Dopo una prima esperienza difficile con Home Mini – iniziata quando ancora in Italia non era ufficialmente disponibile e parlava solo inglese – ho gradualmente costruito un ecosistema sulla base degli Amazon Echo; prima con un Dot di 3a generazione e di recente con un Echo Show 8. Di gran lunga il mio preferito per la possibilità di interagire rapidamente, godere di una discreta qualità audio nell’ascolto della musica e sfruttare anche il display per videochiamate e qualche video.
Stretta una qualche “relazione” con Alexa è così arrivato il momento di espandersi e per farlo ho scelto due lampadine Hue, per la precisione delle classiche White and color ambiance da 9W. Sono spesso in promozione, da sole o in bundle, sappiate solo che costano circa il doppio rispetto alle White (bianco caldo, sempre da 9W) e White ambiance (copre tutte le tonalità del bianco) che rappresentano comunque un’ottima opzione per chi non ha la stretta necessità di colorare gli ambienti.
Bisogna tuttavia precisare che molti dei prodotti Signify dispongono ormai di Bluetooth e possono quindi essere utilizzati come standalone, passando chiaramente dall’App Hue Bluetooth per i controlli basilari. Per sapere quali sono compatibili basta assicurarsi che abbiano l’icona del BT, si spazia dalle lampadine classiche a quelle con filamento e Lightstrip Plus v4 (trovate qui un elenco completo).
Non voglio tuttavia nascondere la mia predilezione per i comandi vocali, tanto che il primo hub che ho scelto per il controllo delle due lampadine è stato appunto l’Echo Show 8. Chiarisco solo che se avessi optato per l’ecosistema Google non sarebbe comunque cambiato nulla, la compatibilità è assicurata con Home e Home Mini, mentre è temporaneamente sospesa sulla linea Nest.
Restando in casa Signify, dopo aver installato i prodotti e il Bridge Philips Hue, un piccolo hub con protocollo Zigbee al modem di casa, sarà possibile configurare e controllare tutti i prodotti installati direttamente dall’app Philips Hue e ampliare il sistema con prodotti di illuminazione e accessori fino a un totale di 50. Nel mio caso il Bridge 2.0 è entrato in gioco più avanti, lo spiegherò più sotto.
LA PERSONALIZZAZIONE BASE
Con le lampadine, il Bridge e l’app Philips Hue, oppure con un primo hub per il controllo del sistema, si può quindi cominciare a sperimentare, creare scene basilari che facilitano la nostra vita (accendi tutto/spegni tutto) e routine personalizzate in base ai nostri desideri o momenti della giornata. Sull’App Hue possiamo per esempio stabilire un orario di risveglio ed uno in chiusura della giornata, automatizzando l’accensione e lo spegnimento delle luci in modo graduale in modo che simulino gli effetti di alba e tramonto. La creazione di scenari è una delle fasi più divertenti e permette davvero di “giocare” con i propri ambienti.
Nel mio caso ho messo una delle White and color ambiance sopra il tavolo della cucina/salotto e l’altra in una piantana che sta a fianco del divano; due punti luce strategici che, combinati, cambiano volto a gran parte della stanza.
Visto il periodo è poi entrato in questa stanza anche un modesto albero di Natale prontamente collegato tramite una presa smart della Meross, un semplice “switch” aggiunto all’interno della mia stanza virtuale che accendo e spendo a comando (vocale). Basta così un “buongiorno” per attivare le lampadine in una tonalità calda che ho scelto e accendere le luci dell’albero, oppure un semplice “buonanotte” perché si spenga tutto.
IL PRIMO UPGRADE (EXTRA BUDGET +75€)
Per ravvivare la zona dedicata all’intrattenimento ho successivamente deciso di prendere una Lightstrip Plus v4 da 2m White and color ambiance, adeguata per il tipo di luminosità e lunghezza alle mensole che sorreggono libri e TV. Naturalmente anche lei è stata poi aggiunta alla stanza virtuale dell’App Hue e comandata a seconda delle esigenze, ormai la si trova spesso associata ad una prolunga di 1m ulteriore ad un prezzo poco più alto.
Mi piace la sua flessibilità d’uso, tramite la parte posteriore adesiva è possibile fissarla senza particolari difficoltà a gran parte delle superfici, non amo tuttavia chi ne abusa. Bisogna trovare la giusta collocazione e magari nasconderla quel poco che serve per avere un piacevole effetto cromatico su una parete bianca o un mobile chiaro.
Al conto della spesa non voglio aggiungere in questa sede quella di un TV, oggi lo diamo infatti per “scontato” in quanto cuore pulsante dell’area dedita all’intrattenimento. Nel mio caso ho la fortuna di poter provare da qualche mese un meraviglioso OLED 4K LG CX da 48 pollici (OLED48CX6LB), incoronato come uno dei migliori del 2020 e da noi recensito lo scorso settembre.
QUANDO IL TV NON BASTA (EXTRA BUDGET +449€)
Per quanto bello, infatti, il TV ha dei limiti fisici di espansione e per elevare ulteriormente l’esperienza visiva ci sono due opzioni: montare un impianto audio che vi porterà ad “una causa con i vicini” oppure espandere l’effetto visivo oltre le cornici del pannello. Entrano così in gioco alcuni degli elementi di punta tra i prodotti Philips Hue di Signify: il Bridge, di cui parlavamo prima, indispensabile per le funzionalità di intrattenimento e la vera chicca del loro portfolio, la Hue Play HDMI Sync Box.
Quest’ultima, arrivata sul mercato nel corso del 2020, permette infatti di gestire contemporaneamente numerose fonti luminose (passando proprio tramite il Bridge 2.0) e sincronizzarle con le immagini e i suoni riprodotti sul proprio TV, creando un ambiente unico e più coinvolgente. Inutile forse aggiungere che bisogna studiare bene le proprie stanze e scegliere anche le soluzioni più appropriate per le proprie esigenze, posizionarle nel punto appropriato e star attenti a nascondere adeguatamente tutti i cavi.
Tra le note positive segnalo a questo proposito la furba soluzione ideata da Signify per l’alimentatore che, nella parte posteriore, conta ben 3 ingressi. In questo modo sarà possibile collegare all’alimentatore la Sync Box e altre due luci (ad esempio la lampada Hue Play), riducendo così il numero di alimentatori collegati alle prese. Per quanto riguarda invece il numero totale dei prodotti supportati dalla Sync Box si arriva ad un massimo di 10 punti luce colorati Philips Hue da poter sincronizzare per la propria area di intrattenimento.
L’INSTALLAZIONE
Come anticipato, a questo punto è imprescindibile dotarsi del Bridge 2.0: la Sync Box non può infatti da sola dialogare direttamente con le luci e le aree d’intrattenimento che si possono creare. Visto il costo di quest’ultima sarebbe stato forse utile includere tutto al suo interno e creare un “super hub” Signify capace di gestire luci e sorgenti contemporaneamente e, chissà, magari sarà una delle prossime evoluzioni.
Agganciato quindi il il Bridge alla rete – via cavo ethernet – basta aggiungere tutte le luci che si vuol sincronizzare con la classica applicazione Hue, il procedimento è piuttosto semplice e ci sono i seriali (6 lettere/cifre) in soccorso qualora non funzioni il pairing classico. Creata così una stanza si passa alla Sync Box, dotata di ben 5 porte HDMI nella parte posteriore: 1 uscita che si collega direttamente al TV e 4 ingressi a cui si deve necessariamente far convergere almeno una sorgente esterna.
Non si può infatti fare affidamento sul solo TV, serve un dispositivo esterno che produca le immagini o i suoni, decodificati poi da questo piccolo apparecchio nero e sincronizzati con il pannello nella maniera più opportuna. A questo scopo è possibile utilizzare numerosissime sorgenti, dalla Fire Stick TV 4K (che utilizzo per lo più io) alla Apple TV o ancora Chromecast, console gaming, set-top box e PC.
LE APPLICAZIONI
Effettuati i corretti collegamenti tutto è in discesa, la cosa confortante è infatti l’ambiente software che sta intorno a tutto questo ed una seconda applicazione “Hue Sync” in grado di guidarci passo passo verso la sincronizzazione. Una volta riconosciuto il Bridge 2.0 – con cui sono state precedentemente associate tutte le luci necessarie – basta collegarsi alla stessa rete wireless e il gioco è fatto.
Molto semplice e intuitiva anche la gestione dell’area intrattenimento; nella pagina dedicata dell’App Hue si virtualizza infatti il proprio ambiente intorno al TV, si selezionano le luci interessate alla sincronizzazione e si trascinano virtualmente nella loro posizione reale rispetto al pannello, così da creare una continuità luminosa anche nell’ambiente circostante.
Se si hanno più sorgenti a disposizione basta poi rinominarle opportunamente per riconoscerle e passare da una all’altra all’occorrenza, è possibile anche farlo con un semplice comando vocale associando la Sync Box ad Alexa o Google Assistant. Così si passa alla schermata finale su Hue Sync, quella di controllo che mostra l’HDMI in funzione, la scelta del tipo di contenuto che si sta sincronizzando (Video, Musica o Gaming), l’intensità di tutte le luci e il tipo di risposta desiderato.
In pratica, a seconda dello scenario si può settare su cambi più morbidi o rapidi; pensiamo ad esempio alla visione di un documentario con transizioni dolci, oppure l’esatto contrario con la necessità di zero lag se si sincronizza con la musica nel caso di una festa, o ancora si gioca all’ultimo titolo sulla propria console o pc. In quest’ultimo caso i passaggi devono essere repentini, così da enfatizzare le diverse fasi, per questo motivo ci si spinge sull’ultima opzione “Estrema”.
Per avere il massimo – seppur non ci si accontenta mai in questo campo – ho aggiunto al sistema anche due lampade Hue Play e preso in prestito dalla redazione una Iris: le prime sono state posizionate ai lati del TV mentre la seconda l’ho messa in basso, in bella vista, anche perché il suo design lo permette ed è una soluzione da poter sfruttare bene anche nelle situazioni più casual. Infine ho posizionato in alto, dietro al TV, la Lightstrip che ho già citato.
SUPPORTO E RESA
Nessun problema con i nuovi formati video, la Sync Box supporta infatti i flussi video 4K, Dolby Vision e HDR10+, per questo motivo è necessario in questi casi flaggare l’apposita voce all’interno dell’App Hue Sync, pena la mancata sincronizzazione delle luci. Ma nessun dramma, in caso di riproduzione di un video Dolby Vision, infatti, sarà la stessa applicazione a suggerire di passare da tali impostazioni per selezionare la casella adeguata.
Il resto è puro intrattenimento. Una volta sincronizzata la sorgente si gode della sincronizzazione luminosa in qualsiasi momento, anche all’interno del menu della Fire Stick TV 4K per intenderci o durante la pubblicità di Prime Video prima che inizi un film o serie tv. Peccato che le potenzialità smart native del TV restino fuori, nel mio caso con LG CX di certo non mancano le fonti d’intrattenimento, ma Signify ci ha fatto sapere che ci stanno lavorando e noi restiamo in attesa.
Attivare un simile sistema di certo ha un costo ma il risultato è di quelli in grado di strappare un “Wow” a chi si trova poi davanti la scena; immaginiamolo infatti come un’estensione che incrementa enormemente la godibilità dei contenuti video e audio. Il senso di continuità che offre la luce oltre il pannello del TV amplia i piaceri sensoriali di chi guarda, si entra in un ambiente più avvolgente che fa convergere ancor di più il pubblico nella scena.
Questo non è altro che uno dei tanti scenari che si possono creare, la cosa bella dell’ecosistema sta infatti nella sua flessibilità e adattabilità, se la mia idea natalizia è infatti sfuggita un po’ di mano con questa dotazione, è altrettanto vero che fra qualche settimana sarò libero di riconfigurare luci e ambiente in maniera differente. Per chi piace sperimentare, come al sottoscritto, è un’arma in più e il pensiero volge già verso le prossime aggiunte.
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